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Trump, Corte Suprema riconosce parziale immunità. Il tycoon: "Grande vittoria"

L'ex presidente, in corsa per la Casa Bianca, scongiura con ogni probabilità il rischio di dover tornare sul banco degli imputati prima del voto di novembre

Donald Trump
Donald Trump
01 luglio 2024 | 14.42
LETTURA: 4 minuti

La Corte Suprema degli Stati Uniti concede un'importantissima vittoria a Donald Trump riconoscendo che l'ex presidente gode dell'immunità per alcune delle azioni che gli vengono contestate nel processo per l'interferenza elettorale. "Una grande vittoria per la nostra Costituzione e democrazia. Sono orgoglioso di essere americano", esulta Trump su Truth Social.

La sentenza, che è stata approvata con i voti favorevoli dei 6 giudici di orientamento conservatore e con quello contrario dei tre liberal, non farà archiviare i procedimenti federali a carico di Trump, dal momento che non gli è stata riconosciuta l'immunità totale, ma avrà l'effetto di ritardare ancora l'eventuale inizio del processo. E quindi Trump così scongiura con ogni probabilità il rischio di dover tornare sul banco degli imputati, questa volta in processo federale con imputazioni potenzialmente gravi, prima del voto di novembre.

Il presidente 'intoccabile' per quali atti?

In particolare, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha affermato che i presidenti hanno immunità assoluta per gli atti chiaramente ufficiali ma nessuna immunità per quelli non ufficiali. Nella sentenza si afferma quindi che l'ex presidente è protetto dall'incriminazione per azioni ufficiali che si sono estese fino al "perimetro più esterno" del suo incarico, ma invece potrà essere incriminato per azioni private o personali.

La sentenza della maggioranza, firmata dal giudice capo John Roberts, prevede infatti che ora i due procedimenti a carico di Trump - quello per le carte segrete in Florida e quello per le interferenze elettorali di Washington - ritornino alle corti di grado inferiore per determinare, alla luce della decisione dei sommi giudici, per quali capi di imputazione possa essere processato e per quali no.

Tre giudici contrari: "Ora il presidente è un re"

"La relazione tra il presidente e le persone che serve è mutata in modo irrevocabile. Il presidente ora è un re al di sopra della legge". E' quanto ha scritto Sonia Sotomayor che, insieme alle altre due giudici liberal della Corte Suprema, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson, ha espresso il suo dissenso alla decisione della maggioranza della Corte Suprema.

"Questa nuova immunità per gli atti ufficiali ora sta come un'arma carica a disposizione di ogni presidente che desideri mettere i suoi propri interessi, la sua sopravvivenza politica e il suo vantaggio finanziario al di sopra degli interessi della nazione", si legge ancora nell'opinione di dissenso scritta da Sotomayor con cui si mette in guardia dalle conseguenze a lungo termine dalla decisione di oggi della Corte che crea una "zona libera dal controllo della legge" attorno al presidente.

"Il presidente degli Stati Uniti è la persona più potente del Paese, probabilmente del mondo - scrive ancora la giudice - quando usa i suoi poteri ufficiali, secondo il ragionamento della maggioranza, ora sarà protetto dall'incriminazione penale. Ordina al team 6 dei Navy Seal di assassinare un suo rivale politico? E' immune. Organizza un golpe militare per rimanere al potere? Immune. Accetta tangenti in cambio di una grazia? Immune, immune, immune".

Repubblicani celebrano sentenza

Festeggiano i repubblicani. "Questa decisione è basata sul potere e la posizione unica del presidente, facendo riferimento alla Costituzione ed al buon senso" ha affermato lo Speaker repubblicano, Mike Johnson, che parla di vittoria "per l'ex presidente Trump e per tutti i futuri presidenti".

Tutto sulla trincea il commento di Jim Jordan, il fedelissimo trumpiano che guida la commissione Giustizia della Camera che "continuerà a controllare le pericolose tattiche di guerra del sistema giudiziario", accusando i democratici di strumentalizzare la giustizia a scopi politici e auspicando che ora la decisione della Corte fermerà "gli attacchi al presidente Trump e ristabilirà le norme democratiche". Mentre il leader della maggioranza, Steve Scalise, afferma che i dem "credono che l'unico modo per vincere a novembre sia la persecuzione politica dell'avversario".

Democratici parlano di giorno triste per la democrazia americana

Di segno ovviamente opposto i commenti dei democratici, con il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, che afferma che oggi è "un giorno triste per l'America e per la nostra democrazia: tradimento e incitamento all'insurrezione non dovrebbero essere considerati una prerogativa costituzionale del presidente".

Anche per il leader della minoranza alla Camera, Hakeem Jeffries, la decisione segna "un pericoloso precedente per il futuro della nostra nazione". Ancora più netto Steve Cohen, deputato della commissione Giustizia che non esita a scrivere su X: "vergogna per i sei complici di tradimento", riferendosi ai sei giudici conservatori che hanno votato in favore dell'immunità di Trump.

Campagna Biden: "Sentenza non cambia fatti"

La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti "non cambia i fatti, dobbiamo essere chiari su quello che è successo il 6 gennaio: Donald Trump è uscito fuori di testa dopo che ha perso le elezioni del 2020 e ha incoraggiato la folla a rovesciare i risultati di elezioni libere e eque", commenta la campagna elettorale di Joe Biden.

"Trump sta già candidandosi alla presidenza come pregiudicato per le stesse ragioni per cui è rimasto fermo mentre la folla attaccava con violenza il Congresso - continua la dichiarazione - lui pensa di essere al di sopra della legge e è disposto a fare qualsiasi cosa per ottenere e mantenere il potere per se stesso".

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