Arrestato il padre della ragazza a un anno dalla sua morte. Il pianista Ramin Bahrami all'Adnkronos: "Moriranno altre giovani come lei se l'Occidente non interviene"
Corteo oggi per Mahsa Amini a un anno dalla morte. Gli agenti delle forze di sicurezza iraniana hanno sparato ai manifestanti. Mahsa Amini è morta il 16 settembre dello scorso anno dopo essere stata arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia morale. La sua ''colpa'', quella di non aver indossato correttamente il velo islamico, l'hijab. Sotto accusa sono i Pasdaran, che da quello che appare nei video condivisi sui social hanno sparato contro persone che marciavano a Mashbad nel nord est dell'Iran.
Il padre di Jina Mahsa Amini è stato arrestato in Iran. A denunciarlo sono attivisti per i diritti umani, nel primo anniversario della morte della giovane sotto custodia della polizia dopo l'arresto per aver male indossato il velo. L'uomo aveva appena lasciato la sua casa questa mattina quando un distaccamento di Guardiani della Rivoluzione lo ha preso sotto custodia, riferisce su Telegram 'Hengaw', gruppo di attivisti per i diritti umani con sede in Norvegia. Nessuna conferma del suo arresto è arrivata da parte ufficiale. Stando alla Ong Hengaw, inoltre, il padre di Mahsa Amini sarebbe stato portato in un "luogo sconosciuto".
Le autorità iraniane avevano messo in guardia la famiglia della giovane intimandogli di astenersi dal celebrare l'anniversario della sua scomparsa, ma la famiglia aveva annunciato che "come qualunque famiglia in lutto" si sarebbe recata sulla tomba della ragazza. Secondo la stessa fonte che ha dato la notizia dell'arresto, la città di origine di Mahsa, Saqqez, e in particolare le strade che portano dalla casa della famiglia verso il cimitero sono "altamente militarizzate".
Ieri in vista del primo anniversario della morte di Mahsa Amini, gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni, in tutto 29, a personalità ed entità iraniane, "collegate alla violenta repressione del regime iraniano contro le proteste in tutto il Paese".
''Altri giovani, altre vite innocenti'' come Mahsa Amini continueranno ''a morire'' in Iran ''di fronte alla totale indifferenza dell'Occidente e dei Paesi occidentali'' che ''non hanno alcuna voglia di aiutare il popolo iraniano''. E ''fino a quando l'Occidente avrà scambi economici molti importanti con l'Iran'', nel Paese ''purtroppo non cambierà nulla''. Lo ha detto ad Adnkronos il grande pianista iraniano Ramin Bahrami, esule in Germania, che si dice ''estremamente rattristato'' nell'anniversario della ''morte di Mahsa Amini, nostra sorella, una vita innocente come centinaia di migliaia di altre vite massacrate da un regime corrotto e violento appoggiato purtroppo da tutta politica internazionale''. Considerato uno dei più interessanti interpreti di Bach al pianoforte, Bahrami prova a immaginare una musica che accompagni la rivoluzione iraniana, una sorta di colonna sonora. ''Da musicista avrei un sogno, che i militari di tutto il mondo suonassero il silenzio in onore di questa amata eroina, diventata un simbolo'', ha detto riferendosi a Mahsa. Ma ''non ho nessuna fiducia nella bontà dell'uomo'' e tantomeno nella comunità internazionale. ''Per noi esuli persiani nel mondo è ormai evidente che non c'è alcuna voglia di far andare via questi signori (la leadership di Teheran, ndr.) che non amano la pace, la civiltà e la libertà'', prosegue.
''Il popolo non vuole più questo regime'', ribadisce, affermando che ''è come in una partitura musicale, dove tutte le voci fanno di tutto perché un accordo stia in piedi. E c'è sempre qualche dissonanza che arriva e rovina tutto''. Sottolineando che ''non amo la politica, penso sia un mestiere pericolosissimo e migliaia di anni luce dalla cultura che amo. quella di Bach'', Bahrami si definisce oggi ''un uomo ancora più triste perché dopo un anno, questo popolo non si è liberato e sta continuando a lottare''. Inoltre ''il fatto di aver arrestato addirittura il padre'' di Mahsa Amini ''è una vergogna umana e penso che sia altrettanto vergognoso che in Occidente sia calato il silenzio ormai da troppe settimane'' sulla situazione in Iran.