Sarà presentato il 2 marzo 'Roberto F.' scritto da Farinotti, che racconta 20 anni alla guida della Regione Lombardia
Critiche al film non ne teme: "Ci sarà certamente qualcuno dei soliti estremisti ma ormai sono ridotti allo 0,5%". E assicura che oggi rispetto all'uomo politico che è stato, "non ho cambiato mezza idea e mezza convinzione". Roberto Formigoni, ex presidente della Lombardia, già senatore, attualmente ai domiciliari a seguito della condanna per corruzione a 5 anni e 10 mesi nell'ambito del processo Maugeri-San Raffaele, è il protagonista di 'Roberto F.' documentario scritto e raccontato da Pino Farinotti, per la regia di Nicola Tonani, che sarà presentato il 2 marzo prossimo alla Cineteca di Milano. "E' stata un’idea del professor Farinotti - spiega Formigoni all'Adnkronos -. Ci conosciamo da tempo e ha sempre detto 'perché non facciamo un docu-film che racconti la tua vicenda? Tutto quello che hai fatto e costruito in Lombardia in questi 20 anni e che torna ad essere apprezzato da moltissimi’".
E prosegue: "Farinotti l’ha giustificato così, dicendo ‘dopo un periodo in cui ha prevalso nell’opinione pubblica un giudizio derivante da altri fattori la verità torna a galla e torna ad essere apprezzato quello che hai fatto'". Così gli ha presentato il giovane regista Tonani "e insieme abbiamo messo giù un testo che si avvale delle testimonianze di alcuni illustri protagonisti della società milanese negli anni del mio governo di Regione Lombardia". Tra questi figurano Gabriele Albertini, Paolo del Debbio, Vittorio Feltri, Piero Sansonetti e Francesco Alberoni. "'Roberto F' ricostruisce un pezzo di storia della Lombardia - sottolinea l'ex governatore, per 18 anni alla guida del Pirellone - ed è ricostruita tramite alcuni dei suoi protagonisti, i personaggi che compaiono sono di destra, sinistra e centro e ognuno dice la sua su quegli anni".
Alle critiche che potrebbero arrivare, Formigoni è preparato. "Non mi aspetto reazioni ragionevoli, neppure dai partiti d’opposizione - chiosa -. Ma certamente qualcuno che passa tutta la giornata sulla tastiera a insultare chiunque ci sarà indubbiamente”. Eppure c'è chi, come 'Il Fatto Quotidiano' ha già bollato i film come 'un atto di riabilitazione che sfocia nell'apologia'. "Ma se non l’hanno neanche visto? - rimarca Formigoni -. 'Il Fatto Quotidiano' parla come sempre di ciò che non sa e non conosce pur di attaccare. Vengano il 2 marzo a vederlo, poi giudicheranno un’opera di un’ora e se la prenderanno con il regista e con chi ha rilasciato testimonianze su Formigoni. Io compaio abbastanza poco, raccontando alcune delle realizzazioni fatte che sono incontrovertibili perché sono rimaste come fatti, costruiti e non distrutti da nessuno".
Anche se ormai ha lasciato la politica attiva, rispetto all’uomo politico che è stato, “oggi non ho cambiato mezza idea e mezza convinzione - ammette Formigoni -. Lasciando il Senato il 14 marzo 2018 ho detto che non mi sarei ricandidato, avendo passato 36 anni nelle istituzioni, tra parlamento europeo, Senato, Camera e Regione. Mi sembrava giusto lasciare spazio ai più giovani ma ho detto che avrei continuato a occuparmi di politica scegliendo il ruolo di 'coach', di insegnante, di suscitatore di vocazioni politiche". In questa nuova veste si sente a suo agio. "Continuo a ricevere giovani e meno giovani che vogliono sapere come si pratica la politica, che cercano un giudizio sulla situazione attuale e su quello che stiamo vivendo" ammette.
La politica "era qualcosa che avevo dentro di me e che per 36 anni ho espresso e che oggi continuo a fare con questa opera di insegnamento". Con i ragazzi "discorriamo, discutiamo, si pone un tema, io opero un’introduzione e poi si lavora - spiega ancora -. Poi ovviamente seguo la politica come tutti. Peraltro sono l'unico ad ver preconizzato la rielezione di Mattarella e la conferma di Draghi ad agosto. Scrissi su 'Libero' che non c’era soluzione nel confermare entrambi e continuo a seguire la politica con una certa precisione e capacità di introspezione degli avvenimenti".