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Mps lancia Ops ostile su Mediobanca: analisti scettici sulle sinergie e occhi puntati su Generali

Pietro Calì: "Mediobanca ha una capitalizzazione di circa 4 miliardi superiore rispetto a quella di Mps, rendendo l’Ops un’operazione in cui “la preda è più grande del predatore”

Mps lancia Ops ostile su Mediobanca: analisti scettici sulle sinergie e occhi puntati su Generali
24 gennaio 2025 | 10.45
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L’Offerta pubblica di scambio lanciata questa mattina da Mps su Mediobanca si configura come un’operazione ostile, pur non del tutto inaspettata. Secondo fonti finanziarie interpellate dall'Adnkronos, l’Ops si inserisce in un contesto complesso, caratterizzato da partecipazioni incrociate e strategie aziendali divergenti. Mediobanca, da tempo considerata un ponte strategico per operazioni di rilievo sul mercato, potrebbe ora diventare il fulcro di un consolidamento che, si mormora in più di un ambiente finanziario, ha come obiettivo finale Generali.

Modelli di business conciliabili?

Mediobanca e Mps, dicono alcuni analisti, seguono approcci profondamente diversi. La prima ha focalizzato le proprie attività sul wealth management, privilegiando la consulenza finanziaria e la gestione patrimoniale, lontano dal modello di retail banking tradizionale che caratterizza Mps. Il modello Mediobanca, incentrato sulle commissioni e sulla gestione dei risparmi, le ha garantito solidità anche in fasi di tassi d’interesse sfavorevoli. Mps, al contrario, resta ancorata a un modello basato su una forte presenza territoriale e sulla tradizione del credito retail, "riducendo la possibilità di sinergie tra i due istituti".

Una preda più grande del predatore...

L’operazione, pur ambiziosa, appare complicata anche per la disparità dimensionale, afferma all'Adnkronos l'analista Pietro Calì. "Mediobanca - dice - ha una capitalizzazione di circa 4 miliardi superiore rispetto a quella di Mps, rendendo l’Ops un’operazione in cui “la preda è più grande del predatore”. Oseerva poi Calì "che il premio proposto da Mps, pari a un modesto 5% rispetto ai prezzi di chiusura di ieri, non sia sufficiente per attirare gli azionisti di Mediobanca, tanto più in un contesto dove le sinergie operative sono difficili da individuare".

Il ruolo di Generali e gli intrecci azionari

Secondo Pietro Calì, il vero tema centrale dell’operazione è Generali. "Mediobanca - dice - detiene infatti una quota strategica del 13% nel gruppo assicurativo triestino, che arriverebbe nelle mani di Mps in caso di acquisizione. La mossa si inserisce in un contesto di partecipazioni incrociate tra i principali attori finanziari: azionisti di rilievo come Caltagirone e Delfin, holding della famiglia Del Vecchio, hanno partecipazioni sia in Mediobanca che in Mps. Questi legami, sottolinea Calì, potrebbero facilitare alcune dinamiche, pur senza risolvere le evidenti difficoltà operative.

Una nuova fase per il sistema bancario italiano?

Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA SGR, definisce all'Adnkronos "l’Ops una delle potenziali operazioni più rilevanti degli ultimi anni, in grado di portare alla nascita di un terzo polo bancario, concorrente diretto di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Caldato il consolidamento del sistema bancario italiano, in atto da anni, potrebbe accelerare con questa mossa, rafforzando il peso di Trieste come centro strategico. "Il management del Monte dei Paschi aveva più volte ribadito un’ampia disponibilità finanziaria - dice - una presenza massiccia degli stessi azionisti tra Mps, Mediobanca e Generali, che appare oggi sempre meno casuale. Non dimentichiamo - aggiunge - che Mediobanca, nell’attuale contesto bancario italiano, pur essendo una top bank è ancora di modeste dimensioni. A ciò si aggiunge la determinante valutazione sul 13% di azioni Generali detenute proprio da Mediobanca, che arriverebbe in dote. Tutto questo, arriva in un contesto di grande dinamismo con la maxi operazione tra la controllata di Generali e Natixis dei giorni scorsi", sottolinea.

Reazioni e prospettive

Le prime reazioni di mercato sono state negative. Il titolo Mps registra un calo teorico del 10% all’apertura, mentre gli osservatori rimangono scettici sull’esito dell’operazione. “Non sembra un’operazione pensata per migliorare le condizioni operative di Mps,” osserva Pietro Calì, aggiungendo che la limitata compatibilità tra i due modelli di business rende l’Ops ancora più complessa. Resta ora da vedere se il management di Mediobanca e i suoi azionisti decideranno di opporsi con forza. L'appuntamento è al Cda di Mediobanca fissato per la prossima settimana. (di Andrea Persili)

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