di Veronica Marino
La questione della tentata truffa per posta elettronica al presidente della Rai, Marcello Foa, si ingarbuglia sempre di più. A quanto apprende l'Adnkronos non combacerebbero fino in fondo le versioni date oggi in Commissione di Vigilanza dal presidente della Rai Marcello Foa e dall'amministratore delegato Fabrizio Salini sulla vicenda della mail con cui un finto ministro Giovanni Tria, tra aprile e maggio scorsi, avrebbe tentato di ottenere soldi dalla Rai per un progetto estero, inviando una mail dall'indirizzo giovanni.tria@mef.gov.it alla casella di posta elettronica aziendale di Foa. Diversi i dettagli su cui non mancherebbero rilevanti differenze ma sia Foa che Salini avrebbero raccontato che a fare da intermediario al sedicente Tria sarebbe stato un avvocato di Ginevra che, dopo le mail del finto Tria, avrebbe raggiunto il presidente Foa per telefono. A quale numero?
Secondo quanto avrebbe riferito Salini nella bicamerale di oggi pomeriggio, l'avvocato in questione avrebbe contattato Foa sul cellulare, mentre Foa avrebbe spiegato di non ricordare esattamente se sia stato contattato sul telefono dell'Azienda o meno. Per questo, e per dare l'occasione a Foa di fornire l'esatta sequenza degli eventi, è stato chiesto da qualche deputato al presidente Foa di fornire una seconda memoria per iscritto nei prossimi giorni. Altro elemento che è emerso oggi con chiarezza sarebbe la cifra chiesta dal finto Tria: circa 1 milione di euro da destinare ad un progetto estero.
Mentre, tra le questioni raccontate in modo diverso, ci sarebbe quella dell'attivazione delle procedure informatiche. Foa, infatti, ha fatto presente oggi alla commissione parlamentare di aver chiesto più volte, a voce, e poi anche per e-mail il 17 dicembre scorso all'ad Salini se fossero state attivate o meno tutte le procedure aziendali su violazioni e vulnerabilità del sistema informatico senza ottenere risposta, nonostante la pericolosità di una situazione che ha visto la casella di posta elettronica del presidente Rai oggetto di pirateria informatica. Salini, però, su questo punto ha dato una versione diversa, facendo presente che alle ore 9,47 del 18 dicembre ha risposto al presidente Foa per e-mail spiegandogli di essersi subito attivato con le direzioni competenti, appena accaduti i fatti, chiedendo di svolgere un rapporto ad hoc sul sistema informatico aziendale. Un rapporto che Salini avrebbe allegato alla mail inviata a Foa ieri mattina.
Anche sulla reazione alla mail le versioni sarebbero un po' differenti. Mentre Foa avrebbe spiegato di aver fatto presente a Salini la propria perplessità sin dal primo colloquio con lui, l'Ad Rai invece avrebbe riferito alla Commissione che Foa non aveva affatto perplessità e che proprio questa sarebbe stata una delle ragioni del loro diverbio. Su questo aspetto Salini ha anche aggiunto in commissione che, a maggio scorso, ha interrotto un Cda per chiedere a Foa, alla presenza del presidente del collegio sindacale, ulteriori dettagli e in particolare di poter vedere tutte le sue mail ricevute dal finto Tria. Cosa che - avrebbe riferito Salini - gli sarebbe stata negata da Foa.
Tornando all'esatta sequenza degli eventi, stando a quanto ha riferito oggi Foa, c'è da dire che il presidente della Rai ha ricevuto una mail dal finto Tria alla quale poi ha risposto dando la sua disponibilità ad ascoltarlo, certo che una mail aziendale fosse protetta dal classico phishing e quindi non immaginando sulle prime che potesse trattarsi di una truffa. Foa, a tal riguardo, avrebbe quindi spiegato di non aver mai riscontrato attività di phishing sulla mail aziendale né prima né dopo l'accaduto in questione.
Il finto Tria - secondo la ricostruzione odierna di Foa in Parlamento - avrebbe risposto alla mail del presidente Foa spiegandogli che, trattandosi di una questione delicata, sarebbe stato contattato da un avvocato di Ginevra. A quel punto Foa avrebbe interloquito telefonicamente con questo avvocato che gli avrebbe sottoposto questioni che Foa riteneva fuori dalla sua competenza. Per questo motivo ne avrebbe parlato con l'ad Salini avendo poi con lui, sul tema, due brevi incontri. A quel punto - stando sempre a quanto riferito da Foa in commissione - lo stesso presidente è partito da Roma, assentandosi dal 30 aprile al 6 maggio, e al suo ritorno ha saputo che Salini aveva scoperto che si trattava di una truffa sia attraverso un colloquio telefonico con il vero Tria sia attraverso un incontro con il ministro. In quella occasione avrebbe anche saputo che Salini aveva già sporto denuncia e avrebbe anche lui fatto la stessa cosa.
Foa oggi ha tenuto a sottolineare la totale infondatezza dell'indiscrezione secondo la quale sarebbe stato anche indicato il conto corrente su cui versare il denaro. Dopodiché ha precisato di aver informato il collegio sindacale decidendo poi, in accordo con lo stesso collegio, che non era la cosa giusta mettere a parte il Cda del caso visto che non c'era stato alcun danno e che, essendoci una indagine in corso, era meglio tenere il riserbo per evitare fughe di notizie. Foa oggi in Commissione ha anche citato altri casi eclatanti in cui avvocati di Ginevra avrebbero fatto da intermediari riuscendo ad estorcere denaro a grandi aziende. Cosa che in Rai non è avvenuta, così come non si sarebbe mai approdati ad un testo di accordo con il finto Tria o con l'avvocato di Ginevra. Oltre alle 2 mail ricevute da Foa e a quella in cui Foa replica al finto Tria, altre due mail sarebbero state ricevute da Salini senza che Salini abbia risposto.