Per i sei, tutti tra i 21 e i 23 anni, i pubblici ministeri hanno chiesto pene dai 16 ai 18 anni di carcere. Gli imputati: "Mi drogavo e mi sentivo Dio, chiedo scusa", "Rabbia per condanna ingiusta, sono un essere umano". Il fratello di una vittima: "Non crediamo alle false dichiarazioni degli imputati". Il papà del 15enne morto: "Lo ritrovai sotto a un lenzuolo"
dall'inviata Silvia Mancinelli
Sono arrivati al tribunale di Ancona, su due mezzi della Polizia Penitenziaria, gli imputati nel processo per la strage di Corinaldo costata la vita, l’8 dicembre 2018, a cinque minorenni e a una mamma 39enne di Senigallia. Oggi, rimandata solo dall’emergenza Coronavirus, è attesa la sentenza in abbreviato. Per i 6 della ‘banda dello spray, tutti tra i 21 e i 23 anni, i pubblici ministeri hanno chiesto pene dai 16 ai 18 anni di carcere.
Gli imputati hanno quindi rivolto la parola al giudice Paola Moscaroli prima della sentenza: "Sono stato malissimo quest’anno e spero, giudice, che sia una condanna per i veri responsabili", ha detto Moez Akari. "Mi drogavo e mi sentivo Dio, chiedo scusa", le parole di Souhaib Haddada. "Rabbia per condanna ingiusta, sono un essere umano", quelle di Andrea Cavallari.
A parlare all'uscita della Aula anchei familiari delle vittime, come il fratello di Benedetta Vitali e il padre di Mattia Orlandi.
La sentenza è attesa per le 14,30. Il Gup Paola Moscaroli, sentita accusa, difese e parti civili, si è ritirata in camera si consiglio.
"Ci aspettiamo il massimo delle pene e, il prima possibile, l’inizio dell’altro processo (legato alla sicurezza del locale) perché i parenti delle vittime hanno bisogno di una giustizia a 360 gradi che coinvolga tutti i responsabili", ha detto in attesa della sentenza l’avvocato Irene Ciani, legale della famiglia di Benedetta Vitali.