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Crisanti: "Virus indebolito? Casi meno gravi per uso mascherine"

Per lo scienziato "non c'è nessuna evidenza sperimentale" che il virus sia diventato 'più buono'

Afp
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22 maggio 2020 | 09.17
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"Non c'è nessuna evidenza sperimentale" che il virus si sia indebolito; "poi un virus non è debole, forte, buono o cattivo, un virus è più o meno virulento e ha una capacità di trasmissione che si può misurare. Il resto sono stupidaggini". Così Andrea Crisanti, direttore Microbiologia e Virologia - A.O. Università di Padova, in collegamento con Agorà su Rai3.

"Sulla base di evidenze sperimentali fatte su grandi modelli si dimostra che quando un virus entra in un una nicchia ecologica, che siamo noi, la virulenza in genere aumenta invece di diminuire - spiega -. Il fatto che oggi si vedano casi meno gravi è esclusivamente dovuto ad una diminuzione della carica virale in gran parte dovuto all'uso delle mascherine. Perché se io uso la mascherina, il mio interlocutore usa la mascherina, la quantità di virus che ci trasmettiamo è molto più bassa. La carica virale ha un impatto gigantesco sull'evoluzione della malattia. Se uno si infetta con molti virus o con pochi, si ha un decorso completamente diverso".

Idrossiclorochina in via preventiva? "Io non la prendo e penso che tutte le persone di buon senso non la dovrebbero prendere. Non c'è nessuna prova che abbia un effetto di prevenzione", spiega ancora lo scienziato.

Sulla riapertura delle scuole "forse si sarebbe potuto fare delle piccole sperimentazioni, piccole aperture per vedere come era possibile gestire questa situazione; nessuno può programmare scrivendo delle norme e prevedere come potrà essere. Forse la cosa migliore sarebbe fare delle sperimentazioni", spiega ancora Crisanti, che continua: "I bambini da 1 a 10 anni rappresentano la fascia di età più resistente alla malattia, è difficile trovare bambini positivi; se sono positivi, lo rimangono per pochissimo tempo, un giorno massimo, non manifestano nessuna sintomatologia; nella maggior parte dei casi è molto raro trovare bambini che si ammalano", afferma.

"D'altra parte i bambini non hanno la consapevolezza del distanziamento sociale per cui chiaramente entrano frequentemente in contatto tra di loro, in più c'è il problema di chi li porta a scuola e li va a prendere e queste sono fonti di assembramento: sicuramente questa è una situazione che favorisce il contagio", sottolinea.

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