Più privacy e quindi "più adeguate difese" per i dati che riguardano la salute delle persone. Le pretende la Cassazione spiegando che il "diritto alla riservatezza" oggi richiede ancora più attenzione dato il dilagare dei social. "E' soprattutto l'incessante progresso tecnologico, il perfezionamento (e la pericolosità) dei mezzi di comunicazione di massa e degli strumenti di raccolta di dati e notizie - scrive la Suprema Corte - che, attraverso inedite, per il passato del tutto impensabili, e talora gravissime aggressioni agli aspetti più intimi della personalità, richiedono necessariamente l'individuazione di più efficaci ed adeguate difese".
La Prima sezione civile è stata sollecitata a decidere sul ricorso di un 76enne siciliano che aveva chiesto - con esito negativo - al Tribunale di Palermo la condanna al risarcimento dei danni causati da illegittima divulgazione di dati relativi alla sua salute e alle sue invalidità. In particolare, l'uomo denunciava la pubblicazione delle informazioni personali "sulla banca dati, sito internet della Corte dei Conti liberamente accessibili". Da qui la richiesta dei danni alla Corte dei Conti.
La Cassazione ha ribaltato la decisione e ha accolto il ricorso dell'uomo, sottolineando che è "illecita la diffusione delle generalità del ricorrente, con riferimento ad un provvedimento giurisdizionale, ove si indicava il suo stato di salute e le sue invalidità".
Nel dettaglio, gli 'ermellini' hanno ricordato che "devono essere trattati i soli dati essenziali, ai fini della informativa giuridica, e che il trattamento va effettuato unicamente con operazioni, con logiche e mediante forme di organizzazione di dati strettamente indispensabili, in rapporto ai predetti obblighi informativi". Il Tribunale di Palermo riesaminerà il caso valutando "l'esistenza e la consistenza del danno nonchè l'indicazione del soggetto responsabile".