L'amministratore delegato di illicaffè a margine della 50° edizione del Forum di Cernobbio.
"Io sono tra gli ottimisti che pensa che l'economia sta crescendo. L'Ocse ci ha appena detto che a livello mondiale chiuderemo con un +3,1%e questo è un buon segnale. Certo le politiche monetarie restrittive hanno ancora un impatto, ma l'economia globale si è dimostrata resiliente". Lo dice all'Adnkronos Cristina Scocchia, Amministratore delegato di illicaffè a margine della 50° edizione del Forum di Cernobbio. L'inflazione "sta scendendo più delle aspettative - spiega Scocchia - tutto sommato il clima di fiducia si è stabilizzato. Molti Paesi, tra cui l'Italia, hanno una disoccupazione ai minimi storici e molti Paesi, tra cui il nostro, hanno comunque un reddito reale che è tornato a crescere. Qual è però il problema in tutto questo? Che in un'economia mondiale resiliente comunque ci sono luci e ombre e l'Europa è più nell'ombra. L''Europa sta perdendo terreno, lo diceva anche stamattina il Presidente Mattarella, è un progetto bellissimo ma incompiuto".
L'Ad delll'azienda va oltre, "Venti anni fa pesavamo un quarto dell'economia, 26%, oggi pesiamo solo il 18%. Nello stesso periodo gli americani pesavano un quarto e sono rimasti a un quarto e i cinesi hanno raddoppiato e poi ancora raddoppiato, quindi hanno quadruplicato e sono arrivati al 17%. Quindi noi siamo in difficoltà". I motivi? "Alcuni dei fenomeni che ci hanno aiutato - sottolinea Scocchia - come la possibilità di comprare energia elettrica a basso costo dalla Russia o di esportare senza problemi nei mercati asiatici e in Cina, sono tutte condizioni che stanno venendo meno, un po' per il contesto macroeconomico, un po' per quello geopolitico, ma stanno venendo meno".
Quindi "l'Europa si trova in un contesto di potenziale difficoltà - rimarca la manager - dove è necessario accelerare nel processo di integrazione e nella messa in comune delle risorse per alcune priorità strategiche: indipendenza energetica, difesa comune e grandi investimenti che mi piace chiamare 'industrial deal'. Abbiamo avuto il green deal del precedente Parlamento europeo, quello attuale ci dovrebbe dare un industrial deal che va a investire in nuove tecnologie ma che si ricorda anche di noi imprese e dei settori tradizionali, perché fino adesso siamo stati comunque il cardine dell'economia, abbiamo ancora un ruolo da giocare, però certe volte per le imprese europee è difficile competere a livello mondiale perché non abbiamo il costo dell'energia delle cugine americano-cinesi, abbiamo un carico normativo molto più pesante, non abbiamo spesso le sovvenzioni europee di cui beneficiano gli americani e i cinesi" nei rispettivi Paesi.
"Il World Economic Forum - sottolinea- ci dice che con l'intelligenza artificiale sono a rischio 14 milioni di posti di lavoro. Se sarà così non lo sappiamo ma ovviamente ci sarà una grandissima trasformazione, di sicuro molto cambierà soprattutto per i lavori intellettuali, e questa è la prima rivoluzione che porterà a un'ulteriore segmentazione tra ricchi e poveri. Più le persone hanno un livello di benessere e quindi di scolarità alto, tanto più potranno investire in competenze digitali e in comprensione del futuro. E più le persone si trovano invece in una condizione già di fragilità ed esclusione, tanto più saranno escluse da questa tecnologia e quindi rimarranno ancora più indietro".
"Questo significa che bisogna ragionare non solo a livello di persone, ma anche a livello di Stati - sottolinea Scocchia - Gli Stati più ricchi e all'avanguardia potranno investire in innovazione e in deep tech. Gli Stati che già adesso sono in condizioni di fragilità, al contrario, non potranno investire e rimarranno ancora più indietro".
"Non bisogna spaventarsi ma tenere presente che la polarizzazione tra ricchi e poveri a livello di individui e a livello di Paese sarà ancora più grande. E allora siccome noi vogliamo che il progresso non lasci indietro nessuno, bisogna normare e regolare l'intelligenza artificiale" conclude.