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Covid Italia, nel 2020 più ricoveri in intensiva al Sud e nelle Isole

Rapporto congiunto Istat-Agenas: morto 42% 'over 85' ricoverati

(Foto Afp)
(Foto Afp)
21 luglio 2022 | 13.58
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Nel 2020 il 12,3% dei pazienti ricoverati con Covid-19 (circa 35mila) ha avuto bisogno della terapia intensiva. Il dato è più elevato al Centro (13,3%) ma, soprattutto, nel Mezzogiorno (16,2% al Sud e 16,5% nelle Isole). Lo rileva rapporto congiunto Istat-Agenas, che analizza per la prima volta l’impatto dell’epidemia da Sars-CoV-2 sul sistema ospedaliero italiano.

La quota di ricoveri Covid-19 in terapia intensiva è più alta in corrispondenza della prima ondata (13,3%) rispetto alla seconda (11,9%) di ottobre-dicembre, ma nella seconda è aumentata la variabilità territoriale, da un minimo di 9,3% nel Nord-est a un massimo di 16,9% nelle Isole, dove l’utilizzo delle terapie intensive per i casi Covid-19 tra le due ondate è diminuito di soli 0,8 punti percentuali.

Il tasso di ricovero Covid-19 sulla popolazione residente, nel 2020, è stato pari a 48 per 10mila, con valori più elevati per gli uomini (57,4 contro 38,7 nelle donne), per gli ultrasessantacinquenni (133,3) e nel Nord-ovest (82,6).

I ricoveri ordinari dei pazienti con Covid-19 nel 2020 seguono l’andamento delle ondate pandemiche, con due picchi in corrispondenza della prima ondata di marzo-aprile (in cui si è registrato il 35,9% dei ricoveri Covid-19 dell’anno) e della seconda ondata di ottobre-dicembre (54,6%).

Nella la prima ondata il Nord-ovest è stato più colpito rispetto al resto d’Italia, e infatti nei mesi di marzo-aprile ha registrato il 45% circa di tutti ricoveri Covid-19 effettuati nell’area durante il 2020, contro il 12,5% delle Isole, il 18,5% del Sud, il 25,7% del Centro e il 36,6% del Nord-est. Durante la seconda ondata di ottobre-dicembre, l’incidenza dei ricoveri Covid-19 è stata più marcata nelle Isole (77,7%) e al Sud (70,9%).

A pagare il prezzo più alto della pandemia di Covid si confermano gli anziani, anche fra i ricoverati. Se i pazienti deceduti nel 2020 sono il 21,6% del totale dei ricoveri Covid-19, la quasi totalità (90%) è rappresentata da ultrasessantacinquenni. In questa fascia di età la percentuale di ricoveri conclusasi con il decesso è pari al 30,2%: tale valore scende al 19,6% tra i pazienti di 65-74 anni e sale al 42,1% tra quelli di 85 anni e più. Lo rileva rapporto congiunto Istat-Agenas, che analizza per la prima volta l’impatto dell’epidemia da Sars-CoV-2 sul sistema ospedaliero italiano.

"L’emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del Covid-19 ha determinato un vero e proprio 'shock' sul sistema ospedaliero". Nel 2020 si siano registrati circa 6,5 milioni di ricoveri, pari al 22% in meno rispetto al triennio precedente, con una riduzione dei ricoveri relativi ad altre patologie più marcata in corrispondenza della prima ondata, emerge ancora.

La riduzione dei ricoveri è stata più marcata in corrispondenza della prima ondata pandemica, con tassi di ospedalizzazione in regime ordinario diminuiti del 45% in aprile e del 39% in maggio rispetto alla media degli stessi mesi 2017-2019. Nel corso della seconda ondata pandemica l’impatto sul sistema ospedaliero è stato più contenuto, con riduzioni del 25% in novembre e del 26% in dicembre. Nel dettaglio, sono diminuiti del 29,5% i ricoveri per le malattie del sistema osteomuscolare e tessuto connettivo, del 27,2% quelli per le malattie dell’apparato digerente e del 25,2% per le malattie dell’apparato genito-urinario. I ricoveri per traumatismi (-17,3%), tumori (-14,5%), gravidanza e parto (-11,7%) hanno subito riduzioni più limitate.

Riguardo ai ricoveri di pazienti con Covid-19, pari a 286.530, si è osservato come questi ultimi abbiano seguito l’andamento delle ondate pandemiche, con due picchi in corrispondenza della prima (36% della casistica Covid-19 registrata nell’intero anno) e di quella di ottobre-dicembre (55%). Si sottolinea, inoltre, come le diagnosi più frequentemente associate ai ricoveri Covid-19 siano state le malattie croniche del sistema respiratorio, l’ipertensione, il diabete mellito, il sovrappeso e l’obesità, e la malattia di Alzheimer.

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