L'ex senatrice centrista all'Adnkronos: "Si è conquistata il posto per le sue capacità. La procedura d'esame è complessa, molte prove sono anonime"
"Irina Osipova aveva certamente tutti requisiti indispensabili dal bando per l'ammissione e si è conquistata il suo posto nella graduatoria degli idonei non vincitori esclusivamente per le sue capacità personali". E' quanto assicura all'Adnkronos l'ex senatrice Paola Binetti, che è stata presidente della commissione esaminatrice di Palazzo Madama che ha valutato durante le prove per il concorso da coadiutore, la russa Irina Osipova, neo-assunta in Senato. L'ex senatrice centrista ci tiene a precisare come "i concorsi per lavorare in Parlamento, sia in Senato che alla Camera dei Deputati sono nello stesso tempo tra i più ambiti da parte dei candidati e tra i più rigorosi da parte della Commissione".
"La procedura è piuttosto complessa e prevede il superamento di diverse prove con un vero e proprio carattere selettivo sulla base delle abilità, delle attitudini e delle competenze dei partecipanti -aggiunge-. Solo in questo modo è possibile ridurre il numero iniziale dei candidati, che in questo caso superava i 12mila, ad una misura di poche centinaia, che permetta di ascoltarli tutti, uno ad uno dalla stessa commissione, con un colloquio finale. Dalla sommatoria di tutte queste prove, dipenda la votazione e la collocazione in graduatoria. La maggior parte delle prove preliminari sono corrette automaticamente, come è ormai prassi, e sempre in forma anonima".
Sulla vicenda di Osipova, Binetti ricorda come la candidata, risultata idonea "non è stata assunta l’anno scorso con i 60 idonei vincitori del concorso" in quanto classificata al 78esimo posto. "Ma, avendo il Senato un maggior bisogno di personale per fronteggiare tutto il lavoro necessario a far funzionare la macchina amministrativa, ha deciso di assumere anche gli idonei, e quindi è maturato per lei il diritto a lavorare in una delle sedi di lavoro più prestigiose, a cui è lecito aspirare".
"Durante tutte le diverse prove che ha sostenuto, compreso il colloquio finale, nessuno le ha chiesto quali idee politiche avesse, quali esperienze avesse fatto in ambito politico, quali fossero le sue amicizie o le sue conoscenze più o meno altolocate -assicura-. Sarebbe stata una ingiusta interferenza, che avrebbe creato una evidente ingiusta discriminazione".
"Però, se come privato cittadino è libera di avere le idee che più si conformano alle sue scelte politiche e ai valori in cui crede, come pubblico funzionario non le sarà consentito farne propaganda. Ma questa è un’altra storia. E tutti si augurano che con la stessa intelligenza con cui ha superato il concorso, sappia anche trovare la giusta professionalità ed eleganza umana per iniziare il lavoro in Senato", conclude Binetti.