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Rimborsi M5S, buco diventa voragine

Rimborsi M5S, buco diventa voragine
12 febbraio 2018 | 15.23
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Si allarga il caso rimborsopoli del M5S, dopo il servizio delle 'Iene' che ha denunciato alcuni bonifici, mai effettuati, del deputato Andrea Cecconi e del senatore Claudio Martelli, ormai a un passo dall'espulsione del Movimento. Mentre vanno avanti a pancia bassa le verifiche dei vertici dei 5 Stelle, si allunga l'ombra di un buco ben più cospicuo: secondo l'AdnKronos, infatti, mancherebbero all'appello oltre 500mila euro .

Se infatti i parlamentari 5 Stelle rivendicano di aver versato al fondo per le Pmi 23.418.354 euro e il documento del ministero dello Sviluppo economico certifica una somma di 23.192.331 - con un ammanco, calcolatrice alla mano, di 226mila euro - c'è da tenere in considerazione che alcune regioni hanno versato i soldi 'sforbiciati' a stipendi e rimborsi dei consiglieri in quello stesso conto, contribuendo al 'tesoretto' del Fondo per le Pmi.

TUTTI A ROMA - A quanto si apprende, domani i parlamentari M5S sono tutti convocati a Roma per fornire la documentazione dei rimborsi effettuati durante la legislatura. Sono infatti in corso telefonate dei due capigruppo di Camera e Senato che stanno 'precettando' gli eletti. L'obiettivo è verificare e fugare ogni possibile dubbio sulle rendicontazioni.

AUTOSOSPESO - Intanto Maurizio Buccarella, senatore dei Cinque Stelle, su Facebook scrive: "Mi considero intanto autosospeso dal Movimento per tutelare anche la mia serenità personale e familiare". E ancora: "Non me ne vogliano i colleghi, attivisti e candidati con i quali fino ad oggi mi sono impegnato nella campagna elettorale, continuo a sostenerli idealmente e cercherò di dare una mano comunque, finché mi sarà permesso", aggiunge Buccarella, spiegando la scelta di autosospendersi.

A OROLOGERIA - "Non so come si stanno facendo i controlli ed è chiaro che l'operazione de 'Le Iene' arriva ad orologeria a poche settimane dalle elezioni, nel verificare la destinazione dei nostri soldi volontariamente versati sul fondo ministeriale, per delegittimare il M5S e lasciare campo libero al partito unico degli occupatori della Repubblica. Non ho alcuna intenzione di prestarmi al gioco al massacro - avverte Buccarella - e non sto volutamente rispondendo alle tante chiamate di giornalisti. Non richiederò ed esibirò alcun estratto conto e per ogni comportamento scorretto che posso aver commesso risponderò solo al Movimento 5 Stelle".

CONTO CORRENTE - Sulla vicenda, stando alle carte, i 5 Stelle dell'Emilia Romagna avrebbero versato al conto corrente numero 00000219222 ben 329.297 euro, la Liguria 145.704 euro, il Veneto 41.360 euro. Considerando gli importi versati dalle tre Regioni, si arriva a un totale di 516.361, che dunque non sarebbero stati elargiti da deputati e senatori. Dal M5S confermano all'AdnKronos che l'ammanco sarebbe in realtà più alto di quello riportato su alcune testate nei giorni scorsi.

M5S - "Abbiamo sbagliato i calcoli" fa sapere il Movimento che, in queste ore, sta effettuando l'accesso agli atti del Mef per verificare lo stato dei versamenti al Fondo Pmi. "Abbiamo verificato - confermano dai vertici - che sul fondo arrivavano bonifici non solo di deputati e senatori, ma anche di parlamentari uscenti e dei gruppi M5S di alcune Regioni. Pubblicheremo in chiaro tutti i dati e chi non ha versato verrà espulso".

SITO - Ma alla base del caso ci sarebbe anche un errore nei calcoli. A quanto filtra dai vertici del Movimento, infatti, il dato visibile sul sito ‘tirendiconto.it’ - ovvero i 23.418mila euro che deputati e senatori avrebbero versato al fondo per le Pmi - sarebbe più alto di quanto effettivamente erogato negli anni dai parlamentari 5 stelle, il che farebbe scendere la forbice tra i numeri consultabili dalle tabelle del Ministero dello Sviluppo Economico (23.192mila) e il ‘tesoretto’ rivendicato dal Movimento.

ERRORE - Secondo i vertici pentastellati non ci sarebbe tuttavia del dolo in questo, ma la differenza tra la cifra sul sito 'Ti rendi conto' e i soldi effettivamente versati sarebbe riconducibile a un errore nell’inserimento dati, fatti salvi i casi in cui sarà accertata l'intenzionalità da parte degli eletti. Come nel caso di Cecconi e Martelli, i due parlamentari 'pizzicati' dalle Iene.

TECNICO - A occuparsi delle rendicontazioni, centinaia e centinaia negli anni, sottolineano ancora dai vertici 5 stelle, ci sarebbe stato un unico tecnico che avrebbe commesso degli errori. Anche su questo il M5S sta cercando di far luce in queste ore. Nelle prossime ore tutti i dati verranno messi online per far chiarezza.

FINO AL 2015 - Tre anni fa i conti sulle rendicontazione dei 5 stelle erano perfettamente in ordine. O almeno questo era quanto emergeva, a quanto apprende l'AdnKronos, da un controllo sul conto del Mise destinato alle piccole e medie imprese fatto nel 2015 dalla deputata marchigiana Patrizia Terzoni, oggi seconda in lista - ironia della sorte - proprio dietro ad Andrea Cecconi, uno dei due parlamentari 'pizzicati'.

CHAT - Il check di Terzoni è tornato ad essere argomento di dibattito nella chat dei parlamentari 5 Stelle, dove in molti si chiedevano cosa fosse corretto fare, preoccupati che le restituzioni - vero e proprio fiore all'occhiello del Movimento - finiscano ora per trasformarsi in un boomerang in piena campagna elettorale.

CONTROLLO - "Tre anni fa - dice Terzoni all'AdnKronos - andava tutto bene. Io feci accesso agli atti solo perché nutrivo sospetti verso i colleghi espulsi o quelli prossimi a cambiare casacca, volevo controllare il loro operato, se fossero in regola oppure no. Mi dispiace non averlo più fatto in seguito, ma mi fidavo dell'onestà dei miei colleghi".

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