Il leader del Carroccio: "Se non sono convinto di una cosa..."
Strappo del Carroccio sul decreto riaperture. “La Lega chiede di dare fiducia agli italiani che hanno dimostrato per un anno pazienza e rispetto delle regole. Non potevamo votare un decreto che continua a imporre chiusure, coprifuoco, limitazioni", ha detto il leader Matteo Salvini, al termine del Cdm.
"I dati sanitari - sottolinea Salvini - fortunatamente sono in netto miglioramento: negli ultimi giorni sono migliaia i letti di ospedale che si sono liberati. Con rigidi protocolli di sicurezza, con prudenza e mantenendo le distanze, si può anzi si deve tornare a vivere e lavorare al chiuso e all’aperto". "Voteremo il prossimo decreto se insieme al piano vaccinale e alla tutela della salute prevedrà il ritorno alla vita e il ritorno al lavoro", conclude.
"Presidente, noi abbiamo fiducia in te'', ''ma non possiamo votare questo decreto''. Lo ha detto Matteo Salvini al premier Mario Draghi nel corso di una telefonata a quanto si apprende da fonti vicine al numero uno di via Bellerio. “Presidente, noi stiamo ascoltando sindaci, governatori, associazioni, imprese e lavoratori di tutta Italia. La Lega non può votare questo decreto. Al di là del coprifuoco, la zona gialla così come l’avete pensata non permette ad esempio di andare in un bar o in un ristorante al chiuso", avrebbe detto ancora. "Ora -ha sottolineato il numero uno di via Bellerio- abbiamo i vaccini e per fortuna negli ultimi giorni abbiamo liberato migliaia di letti negli ospedali e centinaia nelle terapie intensive, i contagi sono in calo, più di mezza Italia ha dati da zona gialla. Abbiamo fiducia in te, ma noi lavoriamo al prossimo decreto che entro metà maggio - se i dati continueranno a essere positivi - dovrà consentire il ritorno alla vita e al lavoro per milioni di italiani".
Dopo aver preannunciato via sms le perplessità della Lega sul decreto riaperture, Salvini e il premier, riferiscono le stesse fonti, "hanno lungamente parlato al telefono e a più riprese". Salvini ha comunicato al presidente del Consiglio la decisione, condivisa con i ministri della Lega, di non votare il dl.