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Salario minimo, Meloni: "Non è la soluzione"

Il presidente del Consiglio risponde al question time alla Camera

(Fotogramma)
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15 marzo 2023 | 15.15
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Question time alla Camera per Giorgia Meloni. Il presidente del Consiglio risponde, tra gli altri, ai partiti di opposizione su temi quali salario minimo, migranti, emergenza mutui, Mes e riforma fiscale.

SALARIO MINIMO - "Il governo non è convinto che la soluzione sia la fissazione di un salario minimo legale" dice il premier. "Spiego banalmente perché. Perché io non ho un approccio ideologico su questa materia, ma pragmatico. Io mi interrogherei sull'ipotesi che il salario minimo legale possa diventare un parametro aggiuntivo delle tutele garantite ai lavoratori , ma un parametro sostitutivo. E nel nostro sistema, un parametro di questo tipo rischierebbe di creare per molti lavoratori condizioni peggiori di quelle che hanno oggi e fare, per paradosso, un favore alle grandi concentrazioni economiche alle quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori. Io la penso così. Credo che sia molto più efficace estendere la contrattazione collettiva anche nei settori nei quali non è prevista e credo sia efficace tagliare le tasse sul lavoro''.

MIGRANTI - "La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non spende una parola contro la mafia degli scafisti possa dire lo stesso", ha replicato rispondendo al question time di Riccardo Magi, di +Europa, sul naufragio al largo delle acque libiche di domenica scorsa.

"Per fini politici - ha continuato - si finisce per mettere in discussione l'onore e l'operato di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvarne altre e si finisce per calunniare l'Italia intera, offrendo strumenti a chi vuole caricare tutto il peso su di noi invece che assumersi le proprie responsabilità", ha sottolineato, chiedendo "rispetto per i servitori dello Stato".

Nell'area sar libica "si può entrare, ma dal punto di vista tecnico è la Libia a dover coordinare" le operazioni," quando abbiamo capito che non sarebbe intervenuta, abbiamo assunto noi il coordinamento anche se sarebbe toccato a Malta", ha continuato Meloni citando il comandante della Guardia Costiera Gianluca D’Agostino.

Meloni, citando D'Agostino, ricorda come la Guardia Costiera non avesse "l'autonomia sufficiente per intervenire in sicurezza", perché i mezzi "erano impegnate in altri soccorsi nello Ionio". Il più vicino era "a 255 miglie" nautiche, ragion per cui è stato richiesto l'intervento a una nave mercantile, "mezzi utilizzati in centinaia di casi anaologhi e che hanno salvato la vita a oltre 100mila persone. Chi chiede dovrebbe saperlo, e dovrebbe conoscere, come ha detto lo stesso D'Agostino, che 'tutte le norme sono state applicate quelle che c’erano oggi, c’erano anche ieri. Anche perché nessuno mi può costringere a non salvare vite in mare, neppure un ministro perché la la responsabilità giuridica sarebbe mia".

"Ribadisco che il governo non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare", ha detto ancora.

L'azione governo sulla questione migranti "sarà incentrata al rispetto della legge, del diritto nazionale e internazionale, mettendo fine alle anomalie che hanno caratterizzato l'approccio italiano al tema migratorio. Questo vuol dire contrastare con fermezza l'immigrazione illegale e il traffico di esseri umani. Significa tutelare chi ha diritto alla protezione internazionale e gestire in modo ordinato l'immigrazione legale attraverso i decreti flussi. Il tutto in un quadro di responsabilità che deve coinvolgere anche altri Stati europei".

"Già nelle prossime settimane chiederemo risposte immediate di sostegno in favore degli Stati del Nord Africa, Tunisia in testa", ha continuato. "La Tunisia - ha poi sottolineato - sta vivendo una crisi profonda con conseguenze che possono essere molto preoccupanti per l'Italia e non solo".

"E' evidente che stiamo assistendo a una pressione migratoria che ha pochi precedenti. Le cause sono molteplici, le conosciamo: l'instabilità politica, le crisi economiche che si sono aggravate, e, non da ultimo, lo continuo a denunciare, gli interessi di potenti organizzazioni criminali di trafficanti che spesso sono dotate di proiezioni transnazionali".

MES - Nonostante l'accordo modificativo" del Meccanismo europeo di stabilità "sottoscritto dall'Italia risalga a gennaio 2021, la riforma del trattato non è stata mai portata a ratifica. Questo offre una diapositiva su quanto questa materia necessiti di approfondimento", ha detto in Aula rispondendo a una interrogazione di Luigi Marattin (Azione-Italia Viva) sulla ratifica della riforma del Mes.

"Gli strumenti si giudicano in relazione alla loro efficacia, e in un determinato contesto. E' la ragione per cui lo scorso novembre questo governo ha ricevuto dal parlamento un mandato non ad aspettare la Germania, ma a non ratificare" la riforma del Mes "in assenza di un quadro chiaro europeo in materia bancaria". "L'Italia, finché ci sarà un governo guidato dalla sottoscritta, non potrebbe mai accedere al Mes", ha poi ribadito.

"La proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione da questo governo", ha poi aggiunto, facendo sue le dichiarazioni del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, il quale ha proposto di utilizzare il Mes come "strumento di politica industriale europea".

RIFORMA FISCALE - Con la delega fiscale il governo vuole creare "un nuovo rapporto di fiducia tra Stato e contribuente" e considera "prioritario intervenire per riformare i procedimenti dell'amministrazione finanziaria e semplificare l'intero sistema fiscale". "Siamo convinti - ha rimarcato il premier - che questo approccio insieme alla riduzione della pressione fiscale sia il più efficace per ridurre il livello di evasione fiscale, che nonostante le misure molto severe degli ultimi anni è rimasta sostanzialmente inalterata".

Un altro tassello della delega fiscale riguarderà la "riforma complessiva dell'Ires. Dal primo gennaio 2024 entrerà in vigore la global minimum tax, l'imposta globale minima per le multinazionali con aliquota effettiva al 15% che rende necessaria una revisione dell'Ires per non compromettere la competitività delle nostre imprese su scala globale. Con la delega fiscale il governo intende ridurre l'aliquota Ires e intende farlo sugli utili non distribuiti che vengono impiegati in investimenti qualificati e in nuove assunzioni a tempo indeterminato". "Il messaggio - sintetizza Meloni - è sempre: più assumi, meno tasse paghi allo Stato".

ENERGIA - "Gli italiani non hanno scelto un governo composto da pericolosi negazionisti climatici''. Serve un ''approccio pragmatico'' ha detto rispondendo a una interrogazione presentata da Angelo Bonelli, leader Avs. "Io penso - ha aggiunto - che la grande sfida debba essere soprattutto quella di essere pionieri nelle tecnologie innovative".

"Per quanto riguarda il tema del gas naturale, il governo lo considera come vettore energetico della transizione, cioè come vettore necessario per garantire all'Italia una maggiore autonomia e contribuire alla realizzazione del nostro progetto strategico dell'Italia come hub europeo dell'energia. Io penso che la grande sfida debba essere soprattutto quella di essere pionieri nelle tecnologie innovative. Per questo, ad esempio, sono già in corso interventi per sostenere la produzione di biocarburanti tramite il riciclo chimico di rifiuti. Tecnologia sulla quale l'Italia è all'avanguardia, che garantisce un approccio autenticamente circolare. Ovviamente questo non ci impedisce di fare valutazioni critiche su iniziative legislative comunitarie che, a nostro avviso, se non vengono opportunamente rimodulate, rischiano di danneggiare il nostro tessuto economico e sociale. E' il caso, ad esempio, della proposta di direttiva sulle cosiddette case green. Un testo che prevede, per noi, obiettivi temporali che non sono raggiungibili per l'Italia , il cui patrimonio immobiliare è inserito in un contesto molto diverso rispetto agli altri Stati membri della Ue per ragioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una praticata della casa come bene rifugio''. ''Con il voto di ieri il Parlamento europeo - ha aggiunto - ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale e questa è una scelta che consideriamo irragionevole, mossa da un approccio ideologico, che impone al governo per continuare a battersi e difendere gli interessi dei cittadini e della nazione''.

''In merito al tema dell'eventuale autorizzazione alle centrali nucleari - ha continuato -, l'atteggiamento del governo rimane pragmatico, ispirato al principio di neutralità tecnologica. Su questo non intendiamo intraprendere alcuna azione in assenza di un chiaro indirizzo atto di indirizzo del Parlamento. Senza il coinvolgimento del quale non potremmo assumere alcun impegno internazionale''.

AUTO - "L'obiettivo è consegnare un pianeta più pulito alle nuove generazioni, liberarsi dai mezzi inquinanti ma senza devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati, questo noi non siamo disposti a farlo e a permetterlo", ha detto Meloni rispondendo a un question time sul processo di transizione ecologica nella filiera dell'automotive.

"L'Italia condivide gli obiettivi di doppia transizione, ecologica e digitale, per consegnare alle nuove generazioni un modello di sviluppo intelligente e sostenibile", ma la "transizione deve avvenire all'insegna della gradualità e del realismo", evitando che l"altare della decarbonizzazione ci conduca dritti alla deindustrializzazione".

"Noi intendiamo percorrere la strada della neutralità tecnologica, ha continuato. "La semplice incentivazione all'elettrico - afferma - rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in Paesi extra Ue dove, per giunta, quei prodotti teoricamente destinati a ridurre le emissioni di CO2 vengono spesso realizzati con processi altamente inquinanti. Come lo stesso elettrico non è scevro da esternalità ecologiche negative: basti pensare al problema dello smaltimento delle batterie, dell'estrazione dei materiali necessari a produrle".

"In Europa - ha rimarcato Meloni - abbiamo spiegato che è possibile conseguire gli stessi obiettivi impiegando altre tecnologie oltre all'elettrico, come i carburanti sintetici, senza un appiattimento acritico su strategie che premiano gli interessi di altri paesi e penalizzano il nostro. Il rinvio del voto ci ha soddisfatti, il nostro obiettivo è consegnare a chi verrà dopo di noi una terra più pulita senza devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati".

MUTUI - "Un provvedimento di questo governo ha consentito a tutti la possibilità di rinegoziare il mutuo, da mutuo a tasso variabile a tasso fisso. Un'altra delle piccole grandi cose che abbiamo fatto'', ha detto in risposta al question time a Montecitorio a una interrogazione del M5S.

SUPERBONUS - "La complessità della situazione richiede degli approfondimenti opportuni, però credo che sia necessario partire dalle emergenze. Io credo che sia necessario approfondire quei casi nei quali norme discutibili potrebbero aver finito improprie rendite di posizione. E', per esempio, il caso del superbonus. Perchè la norma che nasceva da un presupposto condivisibile come mettere in moto l'edilizia e l'economica, è stata poi messa in campo in un modo tale da aver prodotto conseguenze per affrontare le quali il governo attuale lavora da mesi. La norma ha anche consentito la proliferazione di un mercato opaco e non governato di circolazione di crediti fiscali a tutto vantaggio, non delle imprese che quegli interventi avevano realizzato ma dei vari intermediari, anche finanziari, intervenuti a raccogliere questi crediti con un prezzo a sconto sul valore nominale lucrando sul differenziale poi portato all'incasso con l'erario. E quindi, sì, occorre intervenire'', ha detto, aggiungendo: "Siamo pronti ad adottare ogni misura richiesta dalla necessità di prevenire o correggere squilibri come quelli che sono stati generati da norme che gratuitamente hanno consentito le distorsioni prodotte".

PRIMO FACCIA A FACCIA CON SCHLEIN - Sul fronte della retribuzione minima a interviene Elly Schlein: tra il premier e la neo leader del Pd è il primo faccia a faccia in Aula. In particolare, la segretaria dem incalza Meloni su "quali siano le ragioni della contrarietà alla sperimentazione del salario minimo legale, tenuto conto della mancata adozione di misure alternative, nonché di interventi volti a migliorare realmente la condizione delle lavoratrici e dei giovani lavoratori, quali un significativo ampiamento del congedo paritario, coerentemente con le migliori prassi europee".

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