La proposta di ratifica va in aula, o interviene Meloni o si comprerà tempo a suon di emendamenti
Guadagnare tempo, il più possibile e con meno incidenti di percorso possibile. Potrebbe essere questa la strategia parlamentare del Centrodestra sulla proposta di ratifica del Mes. Da calendario il testo base del Pd, approvato in commissione Affari esteri e comunitari della Camera per l'assenza dei deputati di Fdi, Lega e FI, andrà in aula per la discussione generale venerdì 30 giugno.
Due i possibili scenari. Il primo, meno probabile, prevede che possa arrivare una decisione da parte del premier Giorgia Meloni a sbloccare lo stallo. Del tema ha parlato ieri sia con il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, sia con il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e la pressione che arriva anche dalle istituzioni europee e della Bce potrebbe indurla a una posizione più morbida: no, assolutamente, a un futuro utilizzo del Mes; sì a una ratifica per ragioni di opportunità. In questo caso, il rischio sarebbe quello di spaccare la maggioranza, con una quota di parlamentari di centrodestra che potrebbe votare in dissenso. E una parte di Lega e Forza Italia che potrebbero sfruttare la situazione per regolare altri conti in sospeso.
Il secondo scenario, più probabile, è che la melina di questi giorni possa protrarsi a oltranza, o quasi. L'obiettivo minimo, in questo senso, potrebbe essere scavallare l'estate. Come? Con una raffica di emendamenti al testo che ingolfino i lavori dell'aula e l'inserimento di altri provvedimenti a cui dare priorità nelle settimane che restano alla pausa di agosto.
Un piano, questo, che servirebbe da una parte ad allontanare una resa dei conti e, dall'altra, a rimarcare anche di fronte all'opinione pubblica tutte le obiezioni di merito al funzionamento del Mes già ampiamente palesate in passato. Provando, per altro, a usare ancora la ratifica del Mes come arma contrattuale per incassare da Bruxelles le modifiche sperate al Pnrr e condizioni più favorevoli per la riforma del Patto di Stabilità.
Il rischio che va calcolato, però, è che il tempo che passa e l'incertezza che resta possano avere un peso sulla percezione dei mercati del rischio Italia. Un argomento, questo, che con ogni probabilità sia Giorgetti sia Visco hanno dettagliatamente sviluppato nel confronto delle scorse ore con Giorgia Meloni. Ci sono i titoli di Stato, molti e più del previsto, da collocare, ci sono le relazioni internazionali da preservare e ci sono gli equilibri interni alla maggioranza da conservare. La soluzione sul Mes passa dall'equilibrio tra questi fattori. (Di Fabio Insenga)