In Commissione Antimafia Melillo sarà ascoltato il 6 marzo e Cantone il 7
“Nessuno pensi di insabbiare il prima possibile lo scandalo-spioni, che ogni giorno si arricchisce di notizie inquietanti tra pezzi di Guardia di Finanza, Magistratura e media di sinistra. Chi sono i mandanti? A chi ha giovato questo spionaggio illegale di stampo sovietico? La Lega è pronta a denunciare e a chiedere risarcimento danni a tutti i livelli, nessuno escluso”. Così in una nota la Lega sul caso dei presunti 'dossieraggi'.
"Come Lega andremo fino in fondo e chiederemo chiarezza - dice il vicepremier e il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini - Vogliamo sapere chi ha dato ordine di spiare centinaia di persone illegalmente. Neanche in Unione Sovietica pezzi di Stato, pezzi di Guardia di finanza, magistratura e giornalismo di sinistra lavoravano giorno e notte per spiare, diffamare, sputtanare, scannerizzare".
"Mi rifiuto - aggiunge - di pensare che fosse un ufficiale infedele della finanza, un magistrato, un giornalista infedele, qua c'è evidentemente un sistema che aveva nella Lega, nell'impresa e nel centrodestra un avversario da abbattere. Vogliamo sapere chi c'era dietro, denunceremo e chiediamo gli interventi di condanna a tutti i livelli, anche ai massimi livelli istituzionali, perché gli italiani non possono pensare che qualcuno possa essere spiato nella vita privata da pezzi di Stato. E' inammissibile. Denunceremo a tutti i livelli".
Il procuratore antimafia Giovanni Melillo e il procuratore di Perugia Raffaele Cantone saranno ascoltati in settimana davanti alla Commissione parlamentare Antimafia. Lo ha deciso l'Ufficio di presidenza della stessa Commissione, che si è riunito oggi proprio in seguito alla richiesta dei due procuratori che hanno scritto alla stessa Antimafia, oltre che al Csm e al Copasir, per chiedere di valutare "con l'urgenza del caso" l'opportunità di una loro audizione sulle vicende relative all'inchiesta di Perugia sul cosiddetto 'dossieraggio'.
L’Ufficio di presidenza della Commissione Antimafia, guidata dalla presidente Chiara Colosimo, ha infatti calendarizzato le audizioni del procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, per mercoledì 6 marzo alle ore 16.30 e quella del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, per giovedì 7 marzo alle ore 10.
"Aspetto le audizioni di Melillo e Cantone poi decido per la mia", ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, rispondendo ai giornalisti a margine della sua visita oggi al Centro Spaziale del Fucino di Telespazio. "Mi accorsi delle intrusioni e sottrazioni di documenti e mail - ha ricordato Urso - quando ero presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) e già allora feci un esposto alla Procura di Roma nei primi giorni dell'agosto del 2022".
"Ora leggo che intromissioni illecite erano avvenute anche sui miei conti correnti, e già negli anni precedenti quando avrei dovuto garantire, e ho garantito, come presidente del Copasir che le istituzioni democratiche fossero a tutela dei cittadini e dei parlamentari", ha proseguito il ministro.
"Oggi mi accorgo - ha continuato Urso - che in quel momento qualcuno era entrato nei miei documenti ed email, e aveva violato i miei diritti sia per quanto riguarda i documenti e le mail che il mio conto corrente". "Credo ci sia motivo di approfondimento", ha quindi scandito Urso che sul prosieguo del dossier ha risposto: "Visto che due magistrati - Giovanni Melillo e Raffaele Cantone - hanno chiesto di essere auditi dal Consiglio Superiore della Magistratura, dalla Commissione Antimafia e dal Copasir, dopo le loro audizioni deciderò se farlo e se chiederlo anch’io".
Dal mondo della politica a quello dell’economia sono decine i nomi di personaggi noti finiti nelle ricerche in banche dati compiute dall’ufficiale di polizia giudiziaria Pasquale Striano, indagato dalla Procura di Perugia per accesso abusivo a sistema informatico. Sul registro degli indagati compaiono una quindicina di persone, tra cui anche il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati e tre giornalisti del ‘Domani’.
"A pubblicare le notizie i giornalisti non commettono mai un reato. Se quelle notizie sono frutto dei reati di qualcun altro non sta ai giornalisti accertarsene. I giornalisti hanno come unico scopo della loro professione cercare e verificare i fatti e pubblicare notizie che siano veritiere", afferma in una nota Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, in relazione all'inchiesta della procura di Perugia. "Se esiste un istituto che è il segreto professionale - prosegue - un motivo c'è ed è esattamente quello di non rivelare le fonti. Non vorremmo mai che l'indagine a carico dei giornalisti dovesse servire da un lato ad annichilire ancora una volta la libertà di stampa e dall'altro a provare a dare conferme che magari gli inquirenti non hanno", conclude Costante.
“Dopo l’esposto del Ministro della Difesa Guido Crosetto tre giornalisti del quotidiano Domani sono finiti sotto inchiesta a Perugia per accesso abusivo e rivelazione di segreto. Ai tre cronisti e all’intera redazione del quotidiano va la nostra solidarietà. La loro unica colpa è quella di aver raccontato la verità”, afferma in una nota Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. “La legge professionale n. 69/1963 e la legge sulla privacy del 1996 tutelano il segreto dei giornalisti sulla fonte delle notizie. Chi dalla destra parla di dossieraggio lo fa solo per gettare fumo negli occhi dei cittadini: le uniche intenzioni dei giornalisti infatti erano quelle di raccontare notizie e non di ricattare i potenti come invece fa chi fabbrica dossier. Consideriamo tutta questa vicenda dunque come un grave sopruso ai danni della stampa libera”, conclude Pignedoli.
La senatrice di Forza Italia e componente della Commissione parlamentare Antimafia Daniela Ternullo dice che "dalle indagini della Procura di Perugia emerge un dossieraggio scandaloso e illegale per lo più nei confronti dei membri del governo e dei politici del centrodestra. Si va configurando un quadro estremamente preoccupante, potenzialmente capace di minare i nostri stessi equilibri democratici. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per venire a capo di questa vicenda allarmante, anche a tutela di un organismo importante quale è la Procura nazionale Antimafia".
Per il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva e componente del Copasir, "quella che sta emergendo è una vicenda molto grave, una iniziativa al di fuori della legge e della Costituzione - dice a Tgcom24 - Bisogna essere fermi, ne va della qualità della nostra democrazia. Faccio notare che il primo a subirlo e a denunciarlo è stato Matteo Renzi. Allora molti si girarono dall'altra parte con un certo compiacimento. Questo è quello che accade quando si innescano meccanismi fuori controllo".
Carlo Calenda sottolinea che "siamo di fronte a un fatto gravissimo perché lo Stato è custode, tutte le istituzioni dello Stato sono custodi di informazioni che ogni volta che vengono usate per scopi non leciti distruggono la fiducia del cittadino nello Stato. Quello che è successo è di una gravità inaudita".