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Il commiato di Draghi: "Italia ce la farà con qualsiasi governo"

Due standing ovation interminabili del popolo ciellino raccolto al Meeting di Rimini

Draghi al Meeting di Rimini
Draghi al Meeting di Rimini
24 agosto 2022 | 17.50
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E' un commiato, un congedo senza nessun acredine per come sono andate le cose. Lì dove tutto è cominciato e oggi sembra tutto finire o quasi. Mario Draghi viene accolto dal calore del Meeting di Rimini. Per lui due standing ovation, la seconda interminabile tanto da metterlo quasi in imbarazzo. E da commuoverlo, come ammette aprendo il suo attesissimo intervento. Incentrato su un messaggio all'insegna della speranza e dell'Italia che non si lascia piegare, che sa rialzarsi. Lo ha fatto con la pandemia, lo farà ancora una volta affrontando a viso aperto le tante sfide che ha davanti. Viene interrotto ben 33 volte dagli applausi del popolo ciellino il premier, lascia la sala mentre in tanti gridano e chiedono il "bis". E' la stessa platea che ieri ha inneggiato a Giorgia Meloni, stando ai sondaggi la più 'papabile' a prenderne il posto.

E mentre in tanti in campagna elettorale agitano lo spauracchio di un governo a trazione Fdi, Mario Draghi sembra non temere gli equilibri che verranno a crearsi dopo il voto. "Sono convinto che il prossimo governo, qualunque sia il suo colore politico - scandisce - , riuscirà a superare quelle difficoltà che oggi appaiono insormontabili, come le abbiamo superate noi l’anno scorso. L’Italia ce la farà, anche questa volta". Due anni fa il Meeting sembrò segnare la sua discesa in campo. E Draghi ricorda quell'intervento, quando si appellò al "debito buono", alla necessità di sostenere le famiglie cercando di "disegnare una politica economica adatta a un momento così duro".

Poi è arrivata dal Colle la richiesta di formare un governo, di calarsi nell'agone politico per fronteggiare l'emergenza. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, il presidente del Consiglio guarda al governo che verrà raccomandando agli italiani di recarsi alle urne. "Tra poche settimane gli italiani sceglieranno la composizione del nuovo Parlamento, che darà la fiducia a un nuovo governo, sulla base di un nuovo programma. A questo proposito: invito tutti ad andare a votare", dice raccogliendo uno dei tanti calorosi applausi. Non sembra temere il futuro l'ex numero della Bce, ma ricorda anche da che parte l'Italia deve stare. Saldamente ancorata al Patto Atlantico, nel cuore dell'Europa, allontanando i fantasmi di "isolazionismo e protezionismo" accarezzati dai sovranisti.

"Il posto dell'Italia è al centro dell'Unione Europea e ancorato al Patto Atlantico - rimarca infatti Draghi - ai valori di democrazia, libertà, progresso sociale e civile che sono nella storia della nostra Repubblica. È con questa visione che i nostri padri, i nonni hanno ricostruito l'Italia e reso la sua economia una delle più dinamiche del mondo, con uno degli stati sociali più generosi. È grazie alla nostra appartenenza al mercato unico che siamo riusciti a costruire su queste basi un'economia con forti tutele per lavoratori e consumatori. Ed è grazie alla partecipazione dell'Italia da Paese fondatore se l'Europa è diventata un'Unione di pace e di progresso. L'Italia ha bisogno di un'Europa forte tanto quanto l'Europa ha bisogno di un'Italia forte".

Anche sulla guerra in Ucraina -mentre nel centrodestra sembrano aprirsi le prime crepe sulle sanzioni- il presidente del Consiglio non mostra tentennamenti, al fianco di Kiev e durissimo con Mosca. "La Russia non ha esitato a usare il gas come arma geopolitica contro l’Ucraina e i suoi alleati europei - dice ricordando i passi avanti compiuti dall'Italia per affrancarsi dalla dipendenza energetica da Mosca -. Si parla molto di sovranità, ma dipendere, come è accaduto in passato, per quasi metà delle proprie forniture di gas da un Paese che non ha mai smesso di inseguire il suo passato imperiale è l’esatto contrario della sovranità. Non deve accadere mai più".

Rivendica, Draghi, i risultati messi a segno dal suo governo, assicura che lavorerà fino all'ultimo per consegnare il più alto numero di obiettivi raggiunti del Pnrr alla staffetta con il prossimo esecutivo, quando a Palazzo Chigi si terrà il tradizionale scambio della campanella. A chi si appella a gran voce a una sua agenda, il premier risponde indicando un metodo. "Il governo ha fatto del proprio meglio per rispondere con prontezza alle esigenze degli italiani - scandisce -; per compiere tutte le scelte necessarie con indipendenza di giudizio; per mantenere alta la credibilità di fronte ai cittadini e ai partner internazionali; e per cercare sempre l’unità di intenti, il dialogo, la coesione sociale. Questo è stato il nostro metodo di lavoro".

A chi arriverà, dunque, Draghi non consegna nessuna 'ricetta', solo il consiglio di affidarsi al buon senso e di credere, di avere fiducia negli italiani. "Molte volte mi è stato chiesto di descrivere la mia agenda che - nelle intenzioni di chi vuole che si descriva – dovrebbe essere un insieme di proposte da lasciare al prossimo governo. Ma io credo che saranno gli italiani, con il loro voto, a scegliere i loro rappresentanti per la prossima legislatura e quindi il programma del futuro esecutivo".

"Io posso solo fare una sintesi dei principi e del metodo che hanno guidato l’azione del nostro governo e dei risultati che ne sono conseguiti. Ora vi guardo e vedo una platea formata prevalentemente di giovani: è sempre vero, ma in questa occasione in particolare la parola deve essere di verità, ma anche di speranza. Non bisogna tacere le difficoltà che abbiamo di fronte, ma non è onesto descriverle come delle calamità che ci vedono inerti. No. Con le vostre energie, con la vostra serietà, con il vostro amore per la vita e per l’Italia, voi, noi tutti, supereremo questi ostacoli, vinceremo queste sfide. La fiducia nel futuro si fonda su questa consapevolezza e sarà la nostra forza". Un messaggio di speranza che segna uno degli ultimi passaggi dalla permanenza di Draghi a Palazzo Chigi. A Rimini, dove tutto è cominciato e oggi tutto sembra a un passo dal finire. Salvo colpi di scena, che in politica, come noto, non mancano mai. (di Ileana Sciarra)

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