L'incognita Conte, dentro o fuori?
Già in cima al gradimento degli italiani (71% e sopra a Giuseppe Conte), Mario Draghi oggi è al lavoro a Città della Pieve. Domani l'ultimo giro di consultazioni. Sul tavolo la 'sintesi' che il presidente incaricato offrirà ai partiti dopo i colloqui dei giorni scorsi. Una fase in cui il Professore ha ascoltato molto e parlato poco. "Fidatevi", si è limitato a dire di fronte alle ansie di alcuni. Ora, il momento delle risposte. Intanto, la sintesi programmatica dopo le indicazioni delle forze politiche. Un perimetro che potrebbe chiarire l'orizzonte temporale dell'esecutivo e la natura della squadra. Nodo tormentato quest'ultimo per Pd e Leu con la prospettiva di sedere al governo insieme alla Lega.
E di qui la 'speranza' dei dem che l'impostazione del programma possa mettere in difficoltà i leghisti. La 'mossa del cavallo' di ieri del leader del Carroccio, quel via libera senza veti. "Non c'è dubbio che è una novità", dice Nicola Zingaretti, "ma è Salvini che ha dato ragione al Pd, non ci siamo spostati noi. Giudicheremo la coerenza di chi oggi diventa europeista". Una 'coerenza' non scontata. Avverte il segretario del Pd: "Non è detto che a un aumento dei numeri corrisponda maggiore forza e stabilità del governo. Il problema è di credibilità e stabilità dell'operazione politica. Bisognerà vedere se è un'operazione che dà un segnale di svolta, perché in Parlamento si discute e si vota. Noi ci fidiamo del professor Draghi. E' lui che deve fare questa valutazione".
Dal fronte di Matteo Salvini al momento arrivano conferme di quanto detto ieri dopo l'incontro tra la delegazione leghista e il premier incaricato. "Lascio volentieri a altri le etichette di europeista o anti europeista. Io -dice Salvini- sono una persona molto pragmatica, molto concreta. Se nei prossimi mesi - e di questo abbiamo parlato con Draghi, non di storia o di geografia - si parlerà di tasse e di burocrazia, di come far ripartire i cantieri fermi e dare un po' di respiro alle famiglie, ai commercianti e agli imprenditori, io ci sto".
Mentre la politica parla, si interroga tra calcoli e timori, Draghi continua il suo lavoro di sintesi tenendo conto - come dimostra l'ampio spazio dato alle consultazioni - delle posizioni delle forze politiche e del Parlamento. Nelle prossime ore, però, tirerà una linea. Quello che ci si aspetta è intanto un'offerta programmatica da parte del presidente incaricato. E la squadra? Salvini non si sbilancia: "Io ministro? Non abbiamo cominciato a pensare come Lega e con il professore Draghi a nomi e squadre".
Eppure, con tutte le incognite del caso, rimbalzano nomi e ipotesi nei rumours parlamentari. La convinzione, intanto, è che la politica ci sarà nel governo. In quale peso e misura, si vedrà. Un ministro per partito? Due per quelli maggiori? E poi una domanda che attraversa tutti i conciliaboli di queste ore: Conte dentro o fuori? Sul futuro dell'ex-premier si rincorrono le voci, da ministro del governo Draghi fino a candidato dei giallorossi al comune di Roma. Oggi Zingaretti ha sottolineato "il contributo che sta dando" l'ex-premier "al decollo del governo Draghi". Mentre alla domanda se Conte - ieri in prima linea nella riunione dei big grillini - sia ancora il 'federatore' dell'alleanza Pd-M5S-Leu, risponde: "Ne discuteremo".
Da palazzo Chigi oggi vengono smentiti attriti con Di Maio a cui i 5 Stelle danno per certo spetterà un ministero. Se ci sarà una seconda casella da occupare in pole c'è Stefano Patuanelli o, a sorpresa, Stefano Buffagni. Sul fronte Pd non si esclude l'ingresso di Zingaretti, ma circolano anche i nomi di Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Per Forza Italia il nome più accreditato è quello di Antonio Tajani. In Lega sul nome pochi dubbi, Giancarlo Giorgetti è decisamente in pole, ma si fa largo anche un'altra big, quota rosa: Giulia Bongiorno. In subordine gira anche il nome dell'ex ministro Gian Marco Centinaio. Tra i partiti minori Bruno Tabacci potrebbe vedersi riconosciuto un ruolo.
Teresa Bellanova resta il nome in pole per Italia Viva. Una delle pochissime donne che continua a circolare nel toto-nomi. Come sempre. Da ieri si è aggiunto quello di Emma Bonino legata, tra l'altro, a Draghi da un rapporto di stima e affetto. Mentre si fanno anche i nomi tre azzurre, tutte già ex ministre: le capigruppo Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini e la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna.
C'è poi il capitolo Leu dove le due anime - quella 'bersaniana' di Articolo Uno e quella di Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni - potrebbero avere sensibilità diverse sul via libera a un governo con la Lega. Per Arturo Scotto, coordinatore di Art.1, quello che "è fondamentale è preservare l'alleanza Pd-M5SLeu". Non è escluso un nuovo tavolo -come quello convocato nei giorni scorsi da Zingaretti- nelle prossime ore. Nel caso, Leu giocherà la carta Roberto Speranza, nel governo Conte tra i ministri che godevano di maggior consenso.
Se invece la scelta dovesse cadere su un tecnico, resta in pole position il nome di Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli e preside della Facoltà di Medicina della Cattolica di Roma, che darebbe garanzie sul fronte della competenza e delle capacità gestionali. E restando in questo ambito, ricorrente da giorni, c'è il nome di Marta Cartabia come potenziale Guardasigilli, Luciana Lamorgese confermata all'Interno. Per il Mef continua a circolare il nome di Fabio Panetta insieme a quelli di Dario Scannapieco e Lucrezia Reichlin. Potrebbe andare ad occupare la casella del Lavoro, Enrico Giovannini, allo Sviluppo economico potrebbe concorrere Andrea Prencipe, Rettore dell'Università Luiss Guido Carli. Nei rumours resiste anche l'ex 'mister Spending Review', Carlo Cottarelli.