Sì dei pentastellati al listino Conte , ma non si placano le polemiche
Gli iscritti pentastellati hanno approvato il listino proposto da Giuseppe Conte nell'ambito delle parlamentarie M5S. Hanno risposto Sì in 43.282 pari all'86,54% dei voti espressi, mentre i No sono stati 6.732 pari al 13,46%.
Alle parlamentarie del M5S per le elezioni politiche del prossimo 25 settembre hanno partecipato oltre 50mila persone: "Il dato più alto di sempre", sottolineano fonti del Movimento.
Alle parlamentarie del 2018 parteciparono 39mila persone. Va tenuto però in considerazione che nel 2018 si votò martedì 16 e mercoledì 17 gennaio, dalle 10 alle 21.
Il listino è composto da 15 persone (Chiara Appendino, Federico Cafiero de Raho, Maria Domenica Castellone, Alfonso Colucci, Sergio Costa, Livio De Santoli, Barbara Floridia, Michele Gubitosa, Ettore Antonio Licheri, Stefano Patuanelli, Riccardo Ricciardi, Roberto Scarpinato, Francesco Silvestri, Alessandra Todde, Mario Turco) che saranno inserite con criterio di priorità, nelle liste di candidati in uno o più collegi plurinominali.
Per quanto riguarda invece il voto sulle proposte di autocandidatura relative ai collegi plurinominali nelle circoscrizioni di Camera e Senato, i risultati saranno resi noti "nei prossimi giorni", si legge sul sito del Movimento 5 Stelle.
POLEMICHE - Ma non si placano le polemiche sul 'listino' ristretto di Conte. Parlando a La Stampa, il leader pentastellato spiega: "Ho proposto una piccola squadra di 15 persone, ma non è questione di fedelissimi... Sono persone che possono contribuire a realizzare le nostre battaglie", prosegue l'ex premier, sottolineando come il listino servirà a garantire "un nucleo essenziale per una continuità d'azione". Sui social il senatore Danilo Toninelli però critica la decisione del presidente M5S e punge: "I listini bloccati lasciamoli alla Meloni o a Letta. Una candidata come Chiara Appendino merita di essere eletta perché ha preso più voti dagli iscritti grazie al suo eccellente lavoro da sindaca, non perché è blindata da una scelta che non ha nulla a che vedere con la democrazia diretta".