L'appello perché "reagiscano" alle parole di Putin
Un appello a "protestare" contro la mobilitazione parziale, ordinata dal presidente Vladimir Putin, è stato rivolto ai russi in un videomessaggio dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. "Cinquantacinquemila soldati russi sono morti in questi sei mesi di guerra. Decine di migliaia sono feriti e mutilati. Ne volete di più? No? Allora protestate. Reagite", ha detto Zelensky, sottolineando che le uniche opzioni che i soldati russi hanno per sopravvivere sono "scappare o arrendersi".
KULEBA - La decisione del presidente russo Vladimir Putin di mobilitare parzialmente i riservisti delle forze armate, dichiara il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, è "un'ammissione di sconfitta". "Putin ha annunciato una mobilitazione, ma quello che ha veramente annunciato davanti al mondo intero è stata la sua sconfitta". "Puoi arruolare 300mila o 500mila persone, ma non vincerai mai questa guerra", ha detto Kuleba nel corso del suo intervento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a New York.
Il capo della diplomazia ucraina ha quindi sottolineato che la Russia non ha alcun interesse a tenere colloqui di pace con Kiev per porre fine alla guerra. "La leadership russa sta cercando solo una soluzione militare".
LAVROV - I referendum sull'annessione alla Russia che si terranno nelle regioni del Donbass, di Kherson e Zaporizhzhia, ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, sono una risposta all'invito ai russi di lasciare l'Ucraina fatto dal presidente Volodymyr Zelensky. "L'apoteosi è stata un'intervista rilasciata dal signor Zelensky il 5 agosto dello scorso anno nella quale ha consigliato a tutti coloro che si sentono russi di andare in Russia per il bene dei loro figli e dei loro nipoti", ha detto Lavrov, aggiungendo che le recenti decisioni sui referendum "sono una risposta al suo desiderio (di Zelensky, ndr.)".
LE PROTESTE - Notizie di proteste contro la mobilitazione dei riservisti, per andare a combattere in Ucraina, arrivano dalla repubblica russa del Daghestan nella regione del Caucaso. Sul sito del Guardian si vedono due video, uno mostra una colonna di auto che blocca per protesta una superstrada a Babaiurt, l'altro un acceso scambio fra un gruppo di uomini e una funzionaria dell'ufficio di reclutamento. La donna dichiara che bisogna combattere per difendere il futuro, ma un uomo ribatte: "Non abbiamo nemmeno un presente, di che futuro parli?".
Un giornalista del Guardian ha intanto sentito una residente di un villaggio di 450 abitanti in Buriazia. La donna ha detto che in venti hanno ricevuto l'ordine di mobilitazione, fra cui diversi cinquantenni. Diversi commentatori, in Russia e all'estero, hanno previsto che la mobilitazione toccherà soprattutto le zone più remote e povere del Paese. La Buriazia è una delle repubbliche russe che finora ha lamentato più caduti nella guerra in Ucraina.
IL DIVIETO DI LASCIARE LA REGIONE - Le autorità della repubblica russa del Tatarstan hanno vietato a tutti i riservisti di lasciare la regione. Lo scrive Moscow Times. L'ordine è stato diffuso all'indomani del decreto di mobilitazione dei riservisti da mandare in guerra in Ucraina, annunciato ieri dal presidente russo Vladimir Putin.
Le autorità del Tatarstan hanno anche imposto a tutti i datori di lavoro di assicurarsi che i riservisti fra i loro dipendenti si presentino agli uffici di collocamento. Chi non lo farà sarà multato. Tutti i dipendenti riservisti della Kazanorgsintez, una delle maggiori industrie chimiche russe, hanno ricevuto stamattina la convocazione dell'ufficio di arruolamento.
"Penso che il Tatarstan sceglierà la via più semplice e mobiliterà soprattutto dipendenti delle imprese di Stato, oltre ad abitanti di villaggi e piccole città dove la gente non ha diritti, dipende dal governo e non sa dove nascondersi", commenta il giornalista tataro Ruslan Aysin.