"Quello di domani a Roma, tra Jake Sullivan e Yang Jiechi, è un incontro molto importante. E' chiaro che gli americani vogliono convincere i cinesi a sostenere una pressione cinese sulla Russia per la pace in Ucraina, non una mediazione. Se i cinesi vengono con il capo della loro diplomazia, perché Yang Jiechi è un consigliere di Stato, vuol dire che c'è un interesse ma naturalmente credo che vogliano parlare di questioni più ampie, magari anche di altro rispetto al conflitto tra Russia e Ucraina". E' l'analisi che il sinologo Francesco Sisci fa all'Adnkronos commentando l'incontro previsto per domani a Roma tra il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e Yang Jiechi, membro del Politburo del partito comunista cinese e direttore della Commissione Affari esteri.
"Abbiamo una specie di precedente di questo genere, nel 2001, subito dopo l'11 settembre - ricorda Sisci - prima i rapporti tra Cina e Stati Uniti erano molto ruvidi, ad aprile di quell'anno c'era stato l'episodio del ricognitore americano che si era scontrato con un jet cinese poi costretto a un atterraggio di fortuna. Poi però la Cina collaborò con l'America per preparare l'intervento americano in Afghanistan e questo riconciliò i rapporti bilaterali. Oggi la situazione è molto diversa, i rapporti tra Cina e Stati Uniti sono più complicati di quanto non lo fossero nel 2001, perché la Russia non è l'Afghanistan, ma evidentemente c'é qualche spazio per intervenire"
"Non credo che la Cina voglia voltare le spalle alla Russia e abbandonarla - sottolinea ancora il sinologo - però cosa la Russia penserà di questo incontro? Certo oggi la posizione della Russia è ancora più difficile, perché non ha una vittoria sul campo, dove anzi la situazione diventa di giorno in giorno più difficile; in più ora c'é la prospettiva che la Cina cambi direzione e non si sa cosa farà Putin, la Russia. Anche con zero risultati, questo incontro aumenta le difficoltà russe in Ucraina. Praticamente nelle ore in cui si preparava l'incontro a Pechino Hu Wei, un advisor del governo, scriveva in un articolo che la Cina doveva cambiare direzione politica e riavvicinarsi agli Stati Uniti".
(di Silvia Mancinelli)