Condanne fotocopia vengono pronunciate ogni giorno in Russia per chi ha denunciato il massacro deliberato dei civili a Bucha da parte delle forze militari russe nel marzo del 2022. Otto anni. Otto anni e mezzo. Per diffusione di notizie false sulle forze armate, un reato introdotto nel codice penale russo proprio nelle stesse ore in cui si consumava il massacro nella cittadina ucraina a nord ovest di Kiev.
Il primo a essere condannato è stato forse, a dicembre dello scorso anno Ilya Yashin, oppositore cresciuto al fianco di Boris Nemtsov, deputato in una circoscrizione di Mosca: otto anni e mezzo di carcere per aver diffuso informazioni false sulle forze militari, per una serie di post su Bucha. L'ultimo in ordine di tempo è stato ieri l'economista e consigliere di Aleksei Navalny, Vladimir Milov, già vice ministro dell'Energia nel 2002 e presidente del partito della Scelta democratica e collaboratore, anche lui come Yashin, di Boris Nemtsov. Otto anni di carcere in contumacia per aver diffuso, non in Russia ma nello spazio russofono, notizie false sulle forze militari, con l'aggravante dell'odio politico. Nel marzo del 2022, Milov aveva partecipato, sul canale youtube di Navalny, a una puntata sui crimini di guerra di Putin, in cui denunciava l'uccisione di civili da parte delle forze russe in Ucraina.
Lo scorso febbraio il giornalista Alexander Nevzorov, che aveva lasciato la Russia poco dopo l'invasione dell'Ucraina, è stato condannato in contumacia a otto anni di carcere da un tribunale di Mosca dopo essere stato giudicato colpevole di aver diffuso notizie false sulle forze militari, per i suoi post sui raid contro l'ospedale ostetrico di Mariupol e le uccisioni dei civili a Bucha, Ad agosto, l'attivista russo in esilio in Israele Maksim Katz è stato condannato a otto anni di prigione in contumacia per aver diffuso, sul suo canale youtube con 1,8 milioni di abbonati, notizie false sulle forze armate e sulle loro azioni in Ucraina, in particolare sull'esecuzione di civili a Bucha da parte dei militari russi.
Lo scorso giugno, l'editore del sito di notizie indipendente Meduza Ilya Krasilshchik è stato condannato a otto anni in contumacia per la sua denuncia del massacro di Bucha. Anche nel suo caso, l'accusa è l'aver diffuso notizie false sulle forze militari. Aveva lasciato la Russia nel febbraio del 2022. All'inizio di novembre, l'attivista del gruppo delle Pussy Riot, il 36enne Pyotr Verzilov, aveva ricevuto una condanna a otto anni e mezzo per le stesse ragioni, anche lui in contumacia. Verzilov aveva lasciato la Russia nel 2020. E sui suoi account social aveva pubblicato video sui cadaveri a Bucha.
Il 24 febbraio del 2022 inizia l'invasione russa dell'Ucraina. Il tre marzo, i militari di Mosca entravano nella cittadina di Bucha, a nord ovest di Kiev, da dove si ritirano fra il 30 e il 31 marzo. In quei giorni i soldati mettono in atto la "zachistka" - questo il termine che usano nelle conversazioni intercettate - la pulizia di tutti coloro che, secondo l'intelligence, erano da considerare una minaccia per l'occupazione. Il tre marzo approva in Commissione alla Duma il disegno di legge per introdurre il reato di informazioni false sui militari punibile con una pena fino a 15 anni di carcere nel codice penale. Al termine di un iter lampo, il giorno dopo Vladimir Putin lo firma in legge. Il 16 marzo, viene formalizzata la prima accusa sulla base di questo nuovo articolo. E' a carico della food blogger Veronika Belotserkovskaya, che su Instagram aveva pubblicato "informazioni false sul presunto uso delle forze militari per la distruzione di città e civili in Ucraina". Verrà condannata a febbraio a nove anni di carcere.
Il primo aprile del 2022, viene diffuso un primo filmato con le immagini dei corpi di civili uccisi abbandonati sul ciglio della Yablusnka, una delle strade che attraversano Bucha, poi arrivano le notizie di altri cadaveri nei cortili delle case, in fosse comuni. E' uno degli aspetti della guerra di cui in Russia, o nel mondo russofono, non si può parlare. La macchina della propaganda non può che negare l'evidenza. Deliberato è stato l'atto. Deliberata la sua copertura.