John Kirby: "Biden in contatto con i negoziatori. Non c'è ancora un testo da votare, stiamo lavorando sul linguaggio". E anticipa: "Israele ha riconosciuto la necessità di spostarsi in una nuova fase di combattimenti"
Continua anche in queste ore la lunga trattativa sul testo della risoluzione Onu per la sospensione dei combattimenti e l'aumento degli aiuti umanitari a Gaza. L'obiettivo è evitare che gli Stati Uniti non la blocchino con il veto. E le intenzioni degli Usa sembrano in questa direzione.
Joe Biden "è in contatto con il nostro team di sicurezza nazionale, compresa la squadra che è al Palazzo di Vetro, su come stanno approcciando la cosa", ha fatto sapere il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Al momento la disputa è incentrata sulla formulazione che ridurrebbe la possibilità di Israele di ispezionare gli aiuti che arrivano a Gaza. Alla domanda su come un possibile nuovo veto Usa ad una risoluzione su Gaza per questa questione si rifletterebbe sull'immagine dell'amministrazione Biden, Kirby ha risposto: "Non anticipiamo i tempi, non c'è al momento una risoluzione da votare e stiamo ancora lavorando con i nostri partner su come debba essere il linguaggio. E' importante per noi ovviamente - ha detto ancora Kirby - che la situazione umanitaria a Gaza sia affrontata".
Per Washington sarebbe inaccettabile dare solo all'Onu la responsabilità del controllo sugli aiuti. "Israele ha avuto, in modo comprensibile, un ruolo nei controlli, un ruolo che chiave che noi comprendiamo, rispettiamo e credo che lasceremo", ha affermato.
Intanto Kirby ha anticipato che "Israele ha riconosciuto la necessità di spostarsi in una nuova fase di combattimenti" ed ha assicurato agli Stati Uniti di avere piani "per spostarsi da operazioni ad alto livello di intensità a qualcosa di livello un po' meno intenso" mentre gli obiettivi cambiano a Gaza, ha affermato senza però fornire delle indicazioni temporali esatte su quando Israele passerà a questa nuova fase. Israele - ha detto - "deciderà quando e cosa significherà questa intensità minore".
"Noi non dettiamo termini e scadenze agli israeliani", ha aggiunto, sottolineando comunque che Washington ha "spiegato l'importanza di muoversi verso operazione a più bassa intensità" e che "crede che avere questa transizione nel prossimo futuro sia il miglior possibile risultato".