Minacce esplicite, promesse di rappresaglia: chi ha l'ultima parola
L'Iran attacca Israele con una pioggia di missili, circa 200, in una giornata cruciale per la crisi in Medio Oriente. Lo spettro di una guerra estesa a tutta la regione, già in fiamme per la crisi di Gaza e l'escalation in Libano, si fa più concreto nella serata dell'1 ottobre, scandita dalle azioni e dalle parole.
Alle operazioni militari si accompagnano le dichiarazioni che delineano scenari futuri, tra avvertimenti incrociati e minacce esplicite.
Ad accendere la miccia sono i Pasdaran iraniani, che 'ufficializzano' l'attacco: "In risposta al martirio del martire Ismail Haniyeh, di Sayyed Hasan Nasrallah e del martire Nilforooshan abbiamo colpito il cuore delle terre occupate", affermano i Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani, secondo quanto riporta l'agenzia iraniana Mehr.
Il riferimento è agli ormai ex leader di Hamas, assassinato a Teheran a luglio, e di Hezbollah e al generale iraniano Abbas Nilforooshan, comandante in Libano della Forza Quds, unità d'élite dei Pasdaran, ucciso a Beirut venerdì scorso come Nasrallah. In caso di ritorsione da parte di Israele, la risposta di Teheran sarà "più schiacciante e rovinosa".
"Proteggeremo i cittadini di Israele, questo attacco avrà conseguenze. Abbiamo piani, agiremo nel momento e nel luogo che sceglieremo", è la prima replica del portavoce delle Forze di difesa israeliane, Daniel Hagari.
"Il Paese è entrato in stato di guerra e qualsiasi contenuto a favore del nemico e che indebolisca il paese, il governo, l'esercito è considerato tradimento", la mossa successiva di Teheran, attraverso la nota del ministero dell'Intelligence. In una partita a scacchi tra comunicati e post sui social, la posizione di Israele è affidata inizialmente all'onnipresente Hagari: l'aeronautica israeliana "continua ad operare a pieno regime e anche stasera continuerà a colpire con potenza in Medio Oriente, come è avvenuto nell'ultimo anno", dice rivendicando che contro l'attacco iraniano "i sistemi di difesa aerei americano e israeliano hanno operato in modo efficace, c'è stata una stretta cooperazione nel rilevamento e nell'intercettazione" dei missili lanciati dall'Iran.
Si sale di livello, dall'Iran arrivano le parole del presidente Masoud Pezeshkian, che lancia il guanto di sfida a Israele. "E' stata data una risposta decisa alle aggressioni del regime sionista", afferma sul social X dopo l'attacco missilistico contro lo Stato ebraico, il secondo dopo quello del 13 aprile. Poi si rivolge direttamente al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. "Deve capire che l'Iran non è guerrafondaio, ma si opporrà fermamente a qualsiasi minaccia", scandisce Pezeshkian, sottolineando che "questa azione è stata intrapresa in difesa degli interessi e dei cittadini iraniani". E infine un monito a Tel Aviv: "Questo è solo un assaggio delle nostre capacità. Non entrate in un conflitto con l'Iran".
Parallelamente, ecco il messaggio dell'ayatollah Ali Khamenei: le "persone giuste" potrebbero dover fare sacrifici, "ma non saranno sconfitte alla fine della giornata". "Sono loro i vincitori sul campo", dice citando versetti del Corano con cui sembra predire "imminente vittoria divina" dell'Iran.
Gli Stati Uniti prendono posizione con le parole del presidente Joe Biden. "L'attacco iraniano sembra essere stato respinto ed è stato inefficace. Non ci sono dubbi: gli Stati Uniti sostengono pienamente, pienamente Israele", dice, accendendo i riflettori sull'inevitabile risposta israeliana: "Ne stiamo discutendo proprio ora, siamo in costante contatto con il governo israeliano". Ci saranno contatti con il premier Benjamin Netanyahu. Quali conseguenze per l'Iran? "Questo resta da vedere".
Ben più esplicito proprio Netanyahu, che prende la parola nel gabinetto di sicurezza: "LIran ha commesso un grosso errore e pagherà per questo. Rispetteremo la regola che abbiamo fissato: chiunque ci attacchi, noi attaccheremo lui".
In un ping pong ad altissima tensione, nuovo round da Teheran. L'Iran rivendica il successo nell'attacco contro Israele e promette che se ci sarà una reazione l'Iran risponderà "con ancora maggiore forza". "Questa operazione è stata pianificata meticolosamente, eseguita con precisione e ha comportato una progettazione complessa ed è stata un successo completo. I nostri obiettivi erano puramente militari e operativi e avevano legittimità internazionale", dice il ministro della Difesa, il generale Aziz Nasirzadeh. Nel sottolineare che questi attacchi sono "solo la prima ondata" delle operazioni missilistiche iraniane, aggiunge: "Non abbiamo ancora dispiegato la maggior parte delle nostre capacità missilistiche avanzate. Se il regime sionista, o i suoi sostenitori, cercheranno di trascinare la regione in guerra, risponderemo sicuramente con maggiore forza nelle ondate successive".
Più prudente, in un certo senso, la posizione del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. Quella contro Israele è stata "un'azione di autodifesa ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite", con la quale - "dopo quasi due mesi di estrema moderazione" - sono stati presi di mira "esclusivamente i siti militari e di sicurezza responsabili del genocidio a Gaza e Libano". Ora "la nostra azione è conclusa a meno che il regime israeliano non decida ulteriori ritorsioni. In quello scenario, la nostra risposta sarà più forte e più potente. I sostenitori di Israele hanno ora la responsabilità accresciuta di tenere a freno i guerrafondai di Tel Aviv invece di lasciarsi coinvolgere nella loro follia", conclude.