A scriverlo è il Jerusalem Post che cita una fonte di Tel Aviv sull'incontro di oggi. Diciottenne uccisa in Israele, ucciso sospetto terrorista. Esercito pronto a entrare a Rafah
L'Egitto ha messo sul tavolo dei colloqui con Israele una proposta per il rilascio di 33 ostaggi, detenuti a Gaza, donne, malati e anziani, che si ritiene siano gli unici rimasti in vita dei 133 che erano ancora nelle mani di Hamas. Lo scrive il Jerusalem Post, che cita una fonte israeliana al corrente dell'incontro di oggi tra una delegazione egiziana e una di Tel Aviv, secondo cui "al momento non ci sono colloqui sugli ostaggi tra Israele e Hamas, né c'è una nuova offerta israeliana al riguardo".
"Quello che c'è - ha continuato - è un tentativo dell'Egitto di riavviare colloqui con una proposta egiziana che prevede il rilascio di 33 ostaggi, donne, anziani e malati". Secondo l'intelligence israeliana, i 33 sarebbero gli ostaggi rimasti ancora in vita a Gaza.
Il Cairo sta lavorando per garantire un accordo che impedisca l'operazione israeliana, annunciata per smantellare la rimanente roccaforte di Hamas a Rafah, nel sud della Striscia. Secondo quanto riferito ieri dai media ebraici, il gabinetto di guerra israeliano ha autorizzato la squadra negoziale del Paese ad avere un approccio più flessibile nei negoziati.
Salgono intanto ad almeno 34.356 i palestinesi uccisi e 77.368 feriti negli attacchi israeliani a Gaza dal 7 ottobre. Lo riferisce il ministero della Sanità della Striscia, aggiungendo che 51 persone sono state uccise e 75 ferite nelle ultime 24 ore.
Israele è pronto a entrare a Rafah. Secondo quanto riferisce il Times of Israel, l'esercito ha ammassato dozzine di tank e blindati lungo il confine con la Striscia di Gaza in quelli che sembrano essere i preparativi per un'invasione della città. In particolare, mezzi sono stati avvistati in movimento vicino al valico israeliano di Kerem Shalom. Secondo la tv pubblica israeliana, il premier Benjamin Netanyahu ha approvato i piani per l'operazione ma non ha ancora dato il via libera che consentirebbe alle forze di difesa (Idf) di entrare in azione. Secondo le ultime news, attribuite a fonti militari, fra 150mila e 200mila persone hanno lasciato Rafah dallo scorso 7 aprile in vista del possibile attacco da parte di Israele. Dall'inizio della guerra, 1,5 milioni di profughi, sui 2,2 milioni residenti nella Striscia, hanno cercato rifugio a nella città.
Una 18enne è stata accoltellata a Ramle nel centro di Israele, scrive il Times of Israel, in quello che la polizia israeliana ha definito un sospetto attacco terroristico. Il servizio di primo soccorso Magen David Adom ha spiegato che l'aggressore è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco, mentre la ragazza è stata trasportata al Shamir Medical Center. La polizia ha aperto un'indagine.
Non ce l'ha fatta Sabreen al-Sakani, la bambina nata con un parte cesareo d'urgenza nell'ospedale di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, mentre la madre moriva dopo che la sua casa era stata colpita da un raid aereo israeliano. Lo riporta la Bbc scrivendo la parola fine a una storia che era di speranza, a un successo dei medici che erano riusciti a estrarre viva la neonata dal ventre della madre morente e a rianimare la bambina, pompandole aria nei polmoni.
La madre, incinta di 30 settimane, era stata uccisa insieme al marito Shukri e all'altra figlia di tre anni Malak, mentre dormivano. La neonata che portava in grembo era viva dopo il cesareo ed era stata trasferita in una incubatrice dopo essere stata stabilizzata. Le sue condizioni erano comunque state giudicate da subito critiche. La nonna materna Mirvat al-Sakani aveva detto alla Bbc che avrebbe adottato la bambina. Ora Sabreen, a cui è stato dato il nome della madre, è stata sepolta insieme a lei.
Sabreen è tra i 16 bambini che sono stati uccisi in due raid aerei lanciati dalle Forze di difesa israeliana su Rafah lo scorso fine settimana. Tutti sono stati uccisi in un bombardamento che ha preso di mire il complesso residenziale dove vivevano. L'Idf ha riferito di aver preso di mira miliziani e infrastrutture di Hamas.
Una manifestazione, alla quale hanno preso parte anche familiari di ostaggi ancora nelle mani delle fazioni palestinesi a Gaza, si è tenuta davanti all'abitazione di Benny Gantz a Rosh HaAyin. I dimostranti - secondo quanto riporta il Times of Israel- hanno invitato il leader di Unità Nazionale nonché membro del gabinetto di guerra a lasciare il governo.
Nel corso della protesta, i manifestanti hanno srotolato un lungo striscione con scritto "Israele ha bisogno di leadership" e mostrato cartelli con appelli a favore di un cambio di esecutivo. La folla ha anche scandito slogan per chiedere la liberazione delle persone ancora in ostaggio a Gaza. La polizia ha arrestato due manifestanti.
Intanto gli Stati Uniti hanno avviato le fasi iniziali della costruzione del molo temporaneo al largo della costa di Gaza, che servirà a distribuire aiuti umanitari per la popolazione palestinese. Lo ha confermato un portavoce del Pentagono, aggiungendo che la consegna degli aiuti potrebbe iniziare già all’inizio di maggio.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno condotto raid aerei contro obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano. Lo riferiscono le Idf spiegando di aver colpito infrastrutture del gruppo sciita a Kfarchouba e a Markaba. Si tratta di un'azione in risposta al lancio di due missili anticarro dal sud del Libano verso il Monte Dov al confine tra Libano e Israele. Nell'attacco un civile israeliano che stava svolgendo lavori presso un'infrastruttura nell'area è stato colpito ed è morto.
Il portavoce dei ribelli Houthi, Yahya Sare'e, rappresentante dell'Iran nello Yemen, ha affermato che gli Houthi hanno attaccato la "nave israeliana Msc Darwin nel Golfo di Aden utilizzando diversi missili navali e uav" e ha aggiunto che "l'operazione ha raggiunto il suo obiettivo". Sare'e ha anche affermato che gli Houthi hanno lanciato "un certo numero di missili balistici e missili da crociera contro obiettivi israeliani a Eilat".
Antony Blinken dovrebbe andare in Israele martedì. Lo ha riferito l'emittente israeliana Kan, aggiungendo che il segretario di Stato americano dovrebbe discutere dell’imminente operazione dell’Idf a Rafah e delle trattative per sospendere i combattimenti e liberare oltre 100 ostaggi, detenuti da Hamas a Gaza dal 7 ottobre. Sarebbe il settimo viaggio di Blinken nella regione da quando è scoppiata la guerra a Gaza.
Joe Biden non imporrà sanzioni al battaglione Netzah Yehuda, secondo quanto riferito da Abc News, che cita una lettera scritta dal segretario di Stato americano Antony Blinken. L'amministrazione Biden ha stabilito che tre battaglioni delle forze di difesa israeliane hanno commesso "gravi violazioni dei diritti umani" contro i civili palestinesi in Cisgiordania, ma rimarranno idonei per gli aiuti militari statunitensi, indipendentemente dalle misure che Israele afferma di voler intraprendere per affrontare il problema.
La valutazione dell'amministrazione, che non è stata ancora resa pubblica, è stata delineata in una lettera di Blinken al presidente della Camera Mike Johnson e ottenuta da Abc News, nella quale il segretario di Stato afferma che la decisione degli Stati Uniti "non ritarderà la fornitura di alcuna assistenza americana e Israele sarà in grado di ricevere l'intero importo stanziato dal Congresso". Le accuse che coinvolgono ciascuna delle unità sono avvenute prima che iniziasse la guerra del 7 ottobre. Nessuno dei casi riguarda operazioni contro Hamas a Gaza o contro l’Iran o i suoi proxy. Tuttavia, la decisione rischia di irritare i critici dell’amministrazione Biden che sostengono che non si sta facendo abbastanza per ritenere Israele responsabile delle operazioni militari a Gaza che hanno spinto la popolazione civile verso la carestia.
Funzionari dell'amministrazione ribattono che il processo di revisione delle violazioni dei diritti umani è stato giusto e che a Israele non è stato concesso un trattamento preferenziale.. "Ognuna di queste situazioni è diversa, e dobbiamo fare del nostro meglio per raccogliere i fatti e seguirli ed è quello che stiamo facendo", ha detto Blinken ai giornalisti lunedì in una conferenza stampa quando gli sono stati chiesti i dettagli sulla revisione degli Stati Uniti.
''Il sostegno militare e diplomatico incondizionato dell'Amministrazione Usa a Israele non contribuisce alla soluzione, quanto piuttosto aggrava il problema''. Lo ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, citato dall'agenzia di stampa Anadolu. La Turchia, ha quindi sottolineato Erdogan, ''è l'unico Paese ad applicare restrizioni all'esportazione nei confronti di Israele di 54 gruppi di prodotti''.
''Nonostante tutto, i palestinesi di Gaza stanno resistendo da 203 giorni. Nessuno può aspettarsi che rimaniamo in silenzio di fronte al genocidio'' in corso nell'enclave palestinese. ''Continueremo a lottare con determinazione con la convinzione che difendere Gerusalemme significhi difendere l'umanità, la pace, il rispetto delle diverse fedi'', ha aggiunto il presidente turco. Erdogan ha, quindi, denunciato il fatto che ''la moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme subisce sempre più vessazioni, mentre l'identità della città vecchia viene cancellata passo dopo passo da Israele''.
Il primo ministro israeliano Benjamin ''Netanyahu, come i malvagi prima di lui, ha scritto vergognosamente il suo nome nella storia come il macellaio di Gaza''. "Continueremo a considerare i nostri fratelli di Hamas, che difendono la loro patria dagli occupanti, come la Resistenza Nazionale della Palestina". Sottolineando che ''continueremo a sostenere la causa nobile e onorevole dei palestinesi'', il presidente turco Erdogan.