La comunità indiana ha promosso la manifestazione per ricordare il bracciante agricolo Sadman Singh morto dissanguato pochi giorni fa. In piazza anche i sindacati Uila Uil e Fai Cisl che hanno proclamato uno sciopero di 8 ore
Una folla oceanica è scesa in piazza a Latina oggi pomeriggio, di cinquemila lavoratori agricoli, secondo quanto riferiscono fonti sindacali, alla manifestazione promossa dalla comunità indiana del Lazio, in memoria del bracciante indiano Sadman Singh, morto alcuni giorni fa nelle campagne, dopo aver perso un braccio ed essere stato abbandonato dal suo datore di lavoro. In piazza a Latina hanno sfilato anche i sindacati Uila Uil e Fai Cisl che oggi hanno proclamato uno sciopero di 8 ore del comparto agricolo. I lavoratori agricoli hanno deciso dunque di scendere di nuovo in strada per protestare contro la piaga del caporalato e dello sfruttamento dopo la manifestazione di sabato, indetta da Flai Cgil. Ancora una volta a manifestare rabbia e sgomento.
Il lungo corteo dei braccianti che è confluito in piazza della Libertà, dove si sono alternati su un palco i rappresentanti della comunità indiana e dei sindacati, ha visto anche la partecipazione di alcuni datori di lavoro, che hanno raccolto l'appello lanciato dai sindacati, con i rappresentanti della Coldiretti. Inoltre hanno partecipato vari esponenti delle istituzioni locali, tra gli altri, il sindaco di Latina Matilde Celentano. Al termine, una delegazione di rappresentanti sindacali è stata ricevuta dal vice prefetto di Latina Monica Perna.
Una morte sulla quale lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto nei giorni scorsi evidenziando la crudeltà di quanto è avvenuto. "Il giovane Satnamn Singh lavoratore immigrato è morto, vedendosi rifiutare soccorso e assistenza dopo l'ennesimo incidente sul lavoro" ha detto Mattarella condannando il caporalato come "forma di lavoro disumana che sfrutta i più deboli".
Una ferma condanna espressa anche oggi in piazza. "Satnam non è morto per un incidente sul lavoro, è stato ucciso dalla brutalità di un sistema" ha detto il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota. "Un sistema marcio che umilia le persone, le loro famiglie e le stesse imprese sane che operano nella legalità. - ha sottolineato - Però attenzione, se oggi siamo qui è perché il dolore e la rabbia devono trasformarsi in qualcos’altro, devono diventare proposta, partecipazione, solidarietà, azione: non siamo più disposti ad assistere a una politica lenta, burocratica, cieca, mentre la criminalità invece corre e ci vede benissimo". "Noi da qui, oggi – ha aggiunto Rota – dobbiamo pretendere risposte strutturali e cambiare le cose. Abbiamo chiesto al Governo di fare alcune cose con tempi certi: superiamo i decreti flussi, favoriamo l’emersione degli immigrati, superiamo la Legge Bossi Fini, diciamo basta alle cooperative senza terra, introduciamo la decontribuzione per le imprese che si iscrivono alla Rete del lavoro agricolo di qualità, coinvolgiamo gli enti bilaterali nel reperimento della manodopera, utilizziamo le tecnologie delle Forze dell’Ordine per incrociare i dati".
Richieste, avanzate a tamburo battente anche da Enrica Mammucari, segretario generale della Uila Uil. "Abbiamo nuovamente sottolineato l’importanza di rendere più efficace la rete del lavoro agricolo di qualità a Latina con un maggior coinvolgimento di Inps e Inail e un ruolo più incisivo dell'ente bilaterale territoriale agricolo. Dobbiamo lanciare una grande campagna per la legalità ma dobbiamo anche avere risposte concrete" ha riferito al termine dell'incontro in prefettura a Latina insieme a Fai Cisl, dopo aver partecipato alla manifestazione. Un incontro con il vice prefetto alla quale la rappresentante sindacale ha chiesto "il rilascio di permessi regolari di soggiorno a coloro che denunciano i propri datori di lavoro che sono spesso i loro sfruttatori e permessi di soggiorno immediati e temporanei per cercare un'altra occasione di lavoro".