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Variante Deltacron: quali sintomi? E' pericolosa? Cosa sappiamo

Da Bassetti a Galli, da Lopalco a Pregliasco: i pareri degli esperti

Variante Deltacron: quali sintomi? E' pericolosa? Cosa sappiamo
10 gennaio 2022 | 22.49
LETTURA: 3 minuti

La variante Deltacron va considerata pericolosa? Può diventare un elemento di preoccupazione reale? Dopo le prime news da Cipro si è in attesa di ulteriori dati, che offrano indicazioni anche su eventuali sintomi: gli esperti intanto si esprimono sull'ipotesi di un mix tra la variante Delta e la variante Omicron. Da Matteo Bassetti a Massimo Galli, da Fabrizio Pregliasco a Pier Luigi Lopalco, si invita all'attenzione ma senza allarmismo. Monitorare, quindi, ma senza eccessi. I sintomi si inseriscono apparentemente nel filone già noto del covid, con il quadro '2.0' già modificato da Omicron, che rispetto a Delta pare caratterizzata da effetti più evidenti sulle alte vie aeree: gola e naso, quindi, più che polmoni.

"Su Deltacron dobbiamo capire di più. Alcuni esperti virologi dicono che non è una nuova variante ma un errore di laboratorio, quindi più una contaminazione di Omicron su Delta. Dall'Imperial College di Londra alcuni virologi mettono in dubbio anche l'esistenza stessa di questa variante. Allora, cerchiamo di fare meno allarmismo e aspettiamo di capire di più", dice all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova.

Deltacron "merita sicuramente attenzione" secondo il professor Massimo Galli. "Potrebbe rivelarsi più pericolosa e preoccupante delle altre varianti, però, solo se si dimostrasse più diffusiva di Omicron. E questo lo ritengo non molto probabile".

"Certo merita considerazione e studio - continua - considerando che le due varianti ricombinate sono diverse tra loro, il fatto che si possa verificare un fenomeno di questo genere non può essere trascurato. Dobbiamo studiarlo con l'attenzione necessaria".

"E' troppo presto" per sapere quali possano essere le conseguenze della eventuale diffusione di 'Deltacron', afferma all'Adnkronos Salute il virologo Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. "I casi sono ancora pochi. Non è detto che sia peggiore. E' sicuramente qualcosa da tenere sotto stretta osservazione e, con il sequenziamento, è necessario sapere sempre, con precisione, quanto si diffonde. In realtà, potrebbe anche scomparire o essere meno 'efficiente', dal punto di vista del virus, della Omicron. Abbiamo ancora tanti punti interrogativi e poche risposte certe".

"In questo momento è sotto osservazione, ma non è ancora definita come una variante di preoccupazione. Per saperne un po' di più ci vorranno tra i 15 giorni e le tre settimane", dice il virologo Fabrizio Pregliasco.

"Per ora - spiega l'esperto - sappiamo solo che si tratta di una variante che combina le mutazioni proprie di entrambe le varianti e che vede un numero ristretto di segnalazioni già da un po' di tempo, ma si tratta di capire quanto è diffusiva". Non si sa infatti se la nuova mutazione abbia preso la diffusività della Omicron e l'aggressività della Delta o altri aspetti. "E' tutto da individuare - sottolinea il virologo -. Ad oggi dobbiamo solo vedere il fatto positivo che se stiamo attenti riusciamo a monitorare anche queste varianti, ce ne sono più di mille censite".

Al momento "non sappiamo molto", premette l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all'Università del Salento. "L'aspetto preoccupante legato a nuove varianti è legato a due fattori: il primo è che sia più contagiosa, e con Omicron è una bella sfida; il secondo è che abbia un livello di patogenicità maggiore. Insomma che si combinino insieme diffusività e aggressività sarebbe il grande rischio, ma è abbastanza improbabile".

"Se Deltacron non è più contagiosa di Omicron si spegnerà da sola, come accadrà ad altre varianti perché Omicron ha un vantaggio competitivo elevato", sottolinea.

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