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Vaccino covid, "non va fatto a guariti: rischio reinfezione 0,07%"

Lo studio di Nino Mazzone pubblicato su 'Jama Internal Medicine': "Dopo 1 anno di nuovo positivi solo 5 su 16mila"

(Foto Fotogramma)
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28 maggio 2021 | 11.33
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"Con le conoscenze attuali, il vaccino anti-Covid non va fatto a chi ha avuto la malattia". Nino Mazzone, direttore del Dipartimento Area medica, Cronicità e Continuità assistenziale dell'Asst Ovest Milanese, che nel novembre 2020 si ritrovò ricoverato per infezione da Sars-CoV-2 nel reparto che dirige, lo aveva detto all'Adnkronos Salute all'inizio di dicembre. Una battaglia portata avanti con la pazienza e la costanza dell'internista - "il 'mediano' della medicina", è la metafora calcistica che ama usare per descrivere il suo mestiere - ora supportata dall'evidenza dei numeri: "La probabilità di reinfezione per un guarito da Covid-19 è dello 0,07% a un anno. Meglio del vaccino", afferma il primario dell'ospedale Civile di Legnano, nel Milanese, ideatore e coordinatore di un lavoro pubblicato oggi su 'Jama Internal Medicine'.

"Dopo un anno - riferisce Mazzone, riassumendo i dati chiave dello studio di coorte condotto in un'area della Lombardia fra quelle a più alto carico sanitario - su oltre 122.007 tamponi, di cui 15.960 positivi con 1.579 pazienti ricoverati, appena 5 ex malati si sono reinfettati e nessuno di loro ha sviluppato una patologia clinicamente importante. Solo uno è finito in ospedale e 4 erano persone che, per motivi di lavoro, frequentavano ambienti sanitari, quindi più a rischio di contagio".

Cinque casi 'di ritorno' su quasi 16mila positivi, dunque. "Un dato che, "aggiustato per età, sesso, etnia e area sanitaria - precisa lo specialista, firmatario insieme al suo gruppo di una 'Research Letter' sulla rivista dell'American Medical Association - si traduce appunto in un rischio di reinfezione dello 0,07%. L'intervallo medio tra l'infezione primaria e la reinfezione è stato di oltre 230 giorni". Più di 7 mesi.

"Delle 13.496 persone" della coorte "che inizialmente non erano state infettate da Sars-CoV-2, 528 hanno successivamente sviluppato un'infezione primaria. L'incidenza per 100mila abitanti è pari a 1 per le reinfezioni, rispetto a 15,1 per le nuove infezioni", aggiunge Mazzone.

"L'osservazione si è conclusa quando le varianti del coronavirus pandemico hanno iniziato a diffondersi nel nostro territorio, pertanto non possiamo stimare l'influenza di questa variabile sui risultati finali", precisano gli autori della ricerca, tra i quali anche il presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli), Pierangelo Clerici.

Tuttavia "questi nostri risultati confermano che le reinfezioni sono eventi davvero rari", sottolineano. "Il nostro studio - concludono - suggerisce che la naturale immunità naturale a Sars-CoV-2 potrebbe conferire un effetto protettivo per almeno un anno, dato simile a quello che risulta vicino alla protezione riportata nei recenti studi sui vaccini anti-Covid".

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