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Vaccini covid e trombosi rare: studio fa luce su meccanismo

Un team di scienziati tedeschi potrebbe aver aggiunto un tassello importante nel puzzle che spiegherebbe il meccanismo alla base dei rari coaguli di sangue che sono stati segnalati dopo la vaccinazione con AstraZeneca e Johnson & Johnson

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27 maggio 2021 | 19.57
LETTURA: 2 minuti

Vaccini anti covid e trombosi rare, un team di scienziati tedeschi potrebbe aver aggiunto un tassello importante nel puzzle che spiegherebbe il meccanismo alla base dei rari coaguli di sangue che sono stati segnalati dopo la vaccinazione con Oxford/AstraZeneca e Johnson & Johnson e ritengono che una modifica potrebbe fermare del tutto la reazione. L'ipotesi è contenuta in uno studio non ancora sottoposto a revisione tra pari ma disponibile in versione pre-print. I contenuti vengono riportati sul 'Financial Times'.

Il gruppo che firma il lavoro è quello Rolf Marschalek, professore all'università Goethe di Francoforte che ha condotto studi sulla rara condizione da marzo. La ricerca, spiega l'esperto, mostra che il problema può essere ricercato nei vettori adenovirali che entrambi i vaccini usano per fornire le istruzioni genetiche per la produzione della proteina Spike di Sars-Cov-2 nell'organismo necessaria a sviluppare una risposta immunitaria. I vaccini, è l'ipotesi degli scienziati, inviano le sequenze genetiche nel nucleo cellulare piuttosto che nel fluido intracellulare (citosol) che si trova all'interno della cellula dove il virus normalmente produce proteine.

Una volta all'interno del nucleo cellulare, alcune parti del Dna della proteina Spike vengono unite o separate, creando versioni mutanti, che non sono in grado di legarsi alla membrana cellulare dove avviene l'immunizzazione importante. Queste proteine mutanti fluttuanti sono invece secrete dalle cellule nel corpo, innescando coaguli di sangue in circa una persona su 100.000, secondo la teoria di Marschalek.

Al contrario, i vaccini a mRna forniscono il materiale genetico della Spike al fluido cellulare e non entrano mai nel nucleo. Marschalek ritiene che ci possa essere una "via d'uscita" se gli sviluppatori del vaccino modificano la sequenza genica che codifica per la proteina spike per evitare il fenomeno descritto, chiamato 'splicing'.

J&J, secondo quanto riferisce l'esperto, ha contattato il laboratorio di Marschalek per chiedere informazioni. L'azienda "sta cercando di ottimizzare il suo vaccino ora", ha detto lo scienziato. "Con i dati che abbiamo possiamo dire alle aziende come mutare queste sequenze", in modo da prevenire "reazioni di splicing indesiderate". Sempre secondo quanto riporta il Financial Times J&J ha spiegato che l'azienza sta portanto avanti un'attività di "ricerca continua e di analisi di questo raro evento", lavorando "con esperti medici e autorità sanitarie globali. Non vediamo l'ora di rivedere e condividere i dati non appena saranno disponibili".

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