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Ultimo naufragio di migranti, l’accusa di Sea Watch: “Roma sapeva tutto”

Ecco la ricostruzione, che include tutti i dialoghi, che hanno preceduto il mancato soccorso

Ultimo naufragio di migranti, l’accusa di Sea Watch: “Roma sapeva tutto”
20 marzo 2023 | 10.04
LETTURA: 2 minuti

Una ricostruzione minuziosa delle ore che hanno preceduto l'ennesimo naufragio a largo delle coste libiche con 30 dispersi. A fornirla è Sea Watch che ha reso pubbliche le immagini girate dal suo velivolo di ricognizione Seabird e le registrazioni audio delle chiamate tra l'equipaggio, la nave mercantile vicina al barchino con 47 persone a bordo e i Centri di coordinamento dei soccorsi libico e italiano.

In questo video vedete una barca con a bordo 47 persone in pericolo. A causa del ritardo nei soccorsi solo 17 di loro sono sopravvissute. Ecco la ricostruzione dei fatti.

Sabato 11 marzo ore 01:28 a.m. - Alarm Phone informa le autorità sulla situazione della barca in pericolo. Seabird avvista l'imbarcazione e lancia la chiamata d'emergenza. Poco dopo il mercantile BASILIS L risponde e si dirige verso la scena.

Ore 10.31 a.m. - Seabird richiama via radio il mercantile BASILIS che risponde di essere stato istruito da MRCC Rome nel seguire le istruzioni della cosiddetta guardia costiera libica. Quest'ultima ha ordinato di raggiungere il caso e poi richiamarli.

Ore 11:10 a.m. - L'equipaggio di terra di Sea-Watch chiama quindi il "Joint Rescue Coordination Center" di Tripoli che risponde di essere a conoscenza del caso e di aver contattato Benghazi, che però non ha motodette e non può soccorrere.

Ore 04.06 p.m. - L'equipaggio di terra di Sea-Watch chiama il centro di coordinamento italiano per comunicare che il centro Libico non è in grado di inviare una motovedetta per soccorrere. Quando viene chiesto chi può coordinare i soccorsi, visto che la Libia non è in grado, l'ufficiale italia riaggancia il telefono.

Domenica 12 marzo. Dopo una notte in balia delle onde il barchino viene soccorso da un mercantile. Le onde sono troppo alte e la barca si ribalta. Solo 17 persone vengono tratte in salvo. Le altre 30 sono annegate.

Chi è Stato?

Ci sono due cose da chiarire, ha spiegato all'Adnkronos Sea Watch Italia. La prima: quando si parla di zona Sar libica non ci si riferisce alle acque territoriali libiche ma a un'area di responsabilità libica. Dal momento che la cosiddetta Guardia costiera libica non era in grado di soccorrere il barchino secondo la Convenzione di Amburgo gli italiani o maltesi potevano andare e salvare la vita delle persone a bordo. La seconda: "A Roma sapevano benissimo cosa stesse succedendo".

Guarda il video su Evanews.eu

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