Arrestati un cittadino egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziane: "Facevano proselitismo per l'organizzazione terroristica". Soldi inviati in Medio Oriente, minacce sui social agli ebrei. Chi sono gli arrestati
Due arresti a Milano in un'operazione contro il terrorismo condotta dalla Polizia di Stato. Arrestati un cittadino egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziane che secondo la procura appartenevano all'Isis e facevano proselitismo.
I due minacciavano online importanti rappresentanti delle istituzioni italiane, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Minacce che - a quanto si apprende - erano contenute in estesi commenti che i due lasciavano a corredo di post, anche violenti, pubblicati su chat Whatsapp, Telegram e Facebook.
I due sono indagati per "essersi associati all'organizzazione terroristica internazionale comunemente nota come Stato Islamico", ha affermato in una nota il procuratore, Marcello Viola, che ha convocato una conferenza stampa considerata "la gravità e la particolare rilevanza pubblica dei fatti stessi" e "l'elevato allarme sociale".
Ed erano "estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell'Isis". I due - si legge ancora nella nota del procuratore Viola - si sarebbero messi "a disposizione dell'organizzazione terroristica, finanziando 'cause di sostegno'" all'Isis, a cui "avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà".
I due soggetti, nel dettaglio, sono accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo.
L'operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano - Direzione distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, è stata condotta dalla Digos di Milano, dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Perugia, dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e dal Servizio Centrale Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Era stata aperta da due anni, nel 2021, l'indagine della procura di Milano che ha portato all'alba di oggi all'arresto dei due egiziani che - a quanto si apprende - non sarebbero stati pronti a passare all'azione: dalle indagini, infatti, non sarebbero emerse evidenze della preparazione di un attentato in Italia.
Sempre online i due raccoglievano fondi, che poi inviavano in Medio Oriente - in Yemen, Siria e anche Palestina - a donne rimaste vedove di miliziani.
I due egiziani nei loro messaggi sui social rivolgevano "minacce concrete nei confronti degli ebrei, con passaggi anche piuttosto forti", ha detto il procuratore di Milano, Marcello Viola, nella conferenza stampa sugli arresti.
"Oh scimmie e maiali! I monoteisti vi sgozzeranno come le pecore. Promessa di Allah. E Allah non manca alla sua promessa”, si legge in un messaggio in arabo pubblicato su Facebook. “Oh ebrei scimmie! Il nostro imminente appuntamento è a Gerusalemme”, si legge in un altro passaggio.
Le indagini, condotte dall'antiterrorismo internazionale della questura di Milano e del compartimento della polizia postale Umbria - a quanto si apprende - sono nate da un monitoraggio di dati open source (Osint) su siti e piattaforme social. Da lì gli inquirenti sono giunti agli arrestati di oggi: due egiziani sui 40-50 anni, residenti nell'hinterland milanese e impiegati nel settore delle pulizie, uno come addetto, l'altro come titolare di un'impresa adesso chiusa. Sarebbe stato uno dei due a indottrinare l'altro. Il video del giuramento di fedeltà a Isis è stato ritrovato nel corso di una perquisizione.
Si tratta di due persone con una "vita sociale e familiare normale", senza precedenti a carico. Così sono stati descritti nella conferenza stampa. Il più anziano dei due, di 49 anni, viveva in Italia dal 2008; residente nell'hinterland di Milano, era in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata.
Sarebbe stato lui, secondo gli inquirenti, a radicalizzare l'amico, un 44enne in Italia dal 2001, con il doppio passaporto e residente in un comune dell'hinterland Milanese, accanto a quello del 49enne. Il 44enne, dopo aver giurato fedeltà all'Isis, come comprovato da un video sequestrato sui suoi dispositivi, era ora impegnato - ha riferito il pm titolare delle indagini, Alessandro Gobbis - "in un'attività di indottrinamento nei confronti del figlio più giovane, ancora adolescente".
Proprio su questo hanno posto una "particolare attenzione" gli inquirenti, così come sulla volontà dell'uomo di organizzare un viaggio in Turchia, anche se né lui né il 49enne - a quanto emerso - sarebbero stati mai in Medio Oriente.
Durante l'indagine è stata "rilevata una competenza specifica nell'uso di armi da fuoco e la disponibilità a dare consigli a chi volesse usarle".
La competenza sarebbe emersa da ciò che i due avevano scritto sui social. Il 49enne scrive ad esempio "sparare con un’arma di fuoco ti fa avere un cuore di ferro. Qualsiasi persona che spara poi diventa rigida con quella da fuoco. Io ho sparato, all’inizio ho avuto paura ma poi mi sono abituato, hai capito?".