Il ministro dell’Interno in un'intervista al Corriere della sera in merito al caso De Angelis, responsabile della Comunicazione della regione Lazio
"Ho più volte detto pubblicamente che la matrice accertata è quella riferita esclusivamente alla verità giudiziaria, che ci ha consegnato una responsabilità incontrovertibile di personaggi militanti nel terrorismo neofascista di quegli anni. Ho fatto chiaramente riferimento alla verità giudiziaria. Ogni strumentale polemica su questo argomento è opera di chi pretende di avere l’esclusiva dell’indignazione rispetto a una delle pagine più dolorose e vergognose della nostra storia. Ognuno di noi ha una storia pluridecennale che parla da sé". Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Corriere della Sera, ancora in merito alla rivendicazione d’innocenza a nome dei condannati per la strage di Bologna da parte di Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio.
"Ci sono dei processi in corso con l’obiettivo di completare il quadro dei depistaggi, delle complicità e di eventuali mandanti. Ogni ulteriore operazione tendente ad eliminare ogni residua zona d’ombra è utile e opportuna. Per quanto di nostra competenza, - precisa - al Viminale abbiamo desecretato decine di migliaia di documenti riservati, tutto il materiale relativo agli anni del terrorismo. Ogni sforzo possibile per giungere alla definizione completa del mosaico deve essere intrapreso. Lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari".
La procura di Perugia accusa un finanziere di aver effettuato migliaia di accessi abusivi. "Sono certo che i magistrati andranno fino in fondo per far luce sulla vicenda. Un’attività di dossieraggio finalizzata al condizionamento della vita politica, se confermata, sarebbe un’inaccettabile attività di destabilizzazione. Un’azione molto grave, tanto più se portata avanti da servitori infedeli dello Stato. Il presunto tentativo di indebolire sul nascere il governo Meloni ricorrendo al dossieraggio non è andato a buon fine ma il mancato raggiungimento dell’obiettivo non attenua la gravità dei fatti, laddove vengano confermati".
"I meccanismi di verifica e tracciamento dell’utilizzo delle informazioni contenute in importanti banche dati che sono a disposizione degli apparati dello Stato sono in ogni caso efficaci. La stessa vicenda - spiega il ministro - sembra dimostrare che è impossibile non lasciare traccia di accessi a queste informazioni. Ma è importante capire cosa abbia motivato questi accessi e che tipo di utilizzo ne è stato fatto. Più in generale, probabilmente una maggior garanzia potrebbe derivare da un rafforzamento della prevenzione per l’utilizzo corretto di informazioni sensibili. Penso ad un controllo regolatorio più forte, ove possibile anche da parte di autorità indipendenti, anche già esistenti. E andrà fatta una riflessione sulla opportunità di una riscrittura di alcune regole, come ad esempio la limitazione temporale di mansioni e incarichi di particolare sensibilità, garantendone una maggiore rotazione".