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Scuola, Bianchi: 'il nostro Paese ha reagito nei momenti difficili, all'inizio dad era un problema'

Scuola, Bianchi: 'il nostro Paese ha reagito nei momenti difficili, all'inizio dad era un problema'
03 giugno 2021 | 18.26
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"Ringrazio tutti voi per questa iniziativa che riflette la giusta necessità di ripensare a questo periodo. Non vi è la capacità di proseguire, di andare avanti, se non vi è capacità di recuperare tutto quello che abbiamo subito, colto e innovato in questo periodo. Immagino un Paese fermo, immagino un Paese abbattuto, ma questo non corrisponde alla realtà. Ancora una volta il nostro Paese ha dimostrato che proprio nei momenti più difficili è stato capace di reagire. La nostra scuola è stata capace di reagire. Si è vero, all'inizio la dad è stato un problema, ma la dad non è l'alternativa alla presenza, è l'alternativa all'assenza totale. Questo bisogna ricordarlo perchè all'inizio la dad era l'alternativa a una didattica assente, di un abbandono che sarebbe stato ancora più drammatico". Lo ha detto il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi durante la presentazione del 9° rapporto di ricerca nazionale dell'osservatorio "Generazione Proteo".

"Noi siamo sempre stati abituati - ha aggiunto - a pensare che la lezione è io, il mio libro, i miei studenti, e un certo punto abbiamo messo al posto dei miei studenti un computer e gli studenti dall'altra parte. Ma abbiamo scoperto che tutti i nostri ragazzi da 0 a 18 anni sono nati in questo secolo e tutti gli insegnanti sono nati nel secolo scorso. Perciò tutti i nostri ragazzi sono nati con un telefonino, sono nati con un computer e quindi è chiaro che gli strumenti messi a disposizione dalla nostra epoca sono cambiati. La scrittura è la misura di come cambia il tempo. Ma i nostri ragazzi hanno imparato una cosa in più di noi. Loro che sono nati nell'epoca dei social, nell'epoca in cui tutto è a distanza e tutto è presente, loro ci dicono che non gli basta, loro ci dicono che vogliono andare oltre che gli strumenti che la loro epoca gli sta dando. I ragazzi vogliono i libri e vogliono stare insieme ai loro compagni. Quando io ero giovane si andava a scuola per reperire un'informazione che ti mancava, ma oggi, visto l'uso della tecnologia, la scuola è stata spogliata dall'obbligo di dare informazioni. Nonostante ciò è più scuola di prima, perchè deve dare la capacità critica, la scuola serve per permettere a ognuno di usare gli strumenti che la nostra epoca ci sta dando".

"Però attenzione - ha concluso il ministro - usare gli strumenti non di essere usati dagli strumenti. Ogni tanto viene il dubbio che noi siamo usati dagli strumenti, basti guardare questa nostra ossessione verso il telefonino. Dobbiamo imparare anche noi dai nostri ragazzi nel riscoprire la bellezza del bisogno di parlarsi e di scrivere. Bisogna ritrovare il piacere della scrittura che significa il dominio della parola, significa rifiutare la banalità con cui abbiamo vissuto negli anni passati quando le parole sembravano solamente piume al vento. La scuola serve per comprendere, ma soprattutto per fare comunità, cioè l'idea di avere qualcuno con cui sviluppare un rapporto che duri nel tempo, come con gli amici che ti fai a scuola".

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