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Sbarco a Lampedusa con 2 morti, Fcei: "Naufraghi in ipotermia e sotto choc"

Emma Conti (Mediterranean Hope): "Alcuni non riuscivano neppure a camminare. Tra i sopravvissuti anche la mamma di una delle vittime. Servono canali sicuri o nuovi drammi"

Sbarco a Lampedusa con 2 morti, Fcei:
18 marzo 2024 | 19.37
LETTURA: 3 minuti

"I sopravvissuti erano tutti parecchio provati e sotto choc, molti in stato di ipotermia. Avevano difficoltà a camminare, non riuscivano a muovere le gambe, alcuni sono stati trasportati di peso. Tutti erano in condizioni veramente critiche". A dirlo all'Adnkronos è Emma Conti, operatrice di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che oggi al molo Favaloro, a Lampedusa, ha accolto i 49 migranti, tratti in salvo dagli uomini della Guardia costiera dopo il ribaltamento del barchino su cui viaggiavano. Sulla carretta in ferro partita venerdì scorso da Sfax, in Tunisia, viaggiavano in 51. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, al momento dei soccorsi i naufraghi si sarebbero spostati tutti da un lato, un movimento improvviso che ha fatto capovolgere l'imbarcazione. Per due migranti non c'è stato nulla da fare. I loro corpi senza vita sono stati sbarcati al molo insieme ai sopravvissuti.

"Sono stati diversi giorni in mare, è stata una traversata molto difficile", racconta Emma. Tra i superstiti anche la madre e il fratello di una delle due vittime. "Soprattutto la mamma era parecchio provata, tutti sono stati immediatamente trasferiti all'hotspot. Avevano i vestiti zuppi d'acqua". I migranti, tra cui anche una donna incinta, arrivano da Camerun, Burkina Faso, Guinea, Mali, Gambia, Senegal e Costa d'Avorio. Emma a Lampedusa è arrivata da un anno e mezzo. E da allora il copione è sempre lo stesso. "Continuiamo a contare naufragi, morti, dispersi - dice -, solo una piccola parte di quelli reali perché senza testimoni nel Mediterraneo centrale è difficile avere numeri certi". L'unica cosa che ferma gli approdi è il maltempo. "Tutti noi sappiamo che con le onde alte e il forte vento gli arrivi diminuiscono, salvo poi tornare a crescere appena il tempo migliora - dice -. Ma i flussi cambiano anche in virtù degli accordi di esternalizzazione delle frontiere. Il 2023 si è caratterizzato per la rotta tunisina, dallo scorso ottobre le partenze da Sfax sono diminuite ma non certo interrotte. Tanti tra coloro che sono approdati qui ci hanno raccontato delle violenze subite in Tunisia prima di riuscire a partire".

A fare rabbia è "l'impotenza". "Sappiamo che quello che è successo oggi si ripeterà in assenza di politiche diverse che permettano alle persone di spostarsi in modo sicuro e legale - dice Emma Conti -. Ma proviamo impotenza anche perché sappiamo che il tipo di accoglienza che ricevono è spesso inadeguata. Ci si dimentica di mettere al centro i bisogni e le necessità di chi arriva, dietro all'efficienza di un sistema che cerca di andare sempre più veloce chi arriva viene ridotto a un numero da statistica, invece sono persone, storie, vite". Per Emma l'attenzione verso la rapidità dei trasferimenti "continua a riprodurre violenza" verso i migranti. "Le condizioni continuano a essere del tutto inadeguate. I bagni al molo Favaloro fatiscenti e spesso inutilizzabili, la scorsa estate davanti a numeri di arrivi decisamente elevati in alcuni casi dei nuclei familiari sono stati separati. Altre volte in virtù della rapidità con cui doveva essere gestito il momento dell'identificazione e del trasferimento alcune vulnerabilità sono state in qualche modo trascurante"."Insomma, al centro dell'attenzione continua a esserci l'emergenza del sistema dell'accoglienza - conclude Emma -. Quando la sola emergenza è quella delle persone che muoiono in mare e che continueranno a farlo in assenza di canali sicuri e legali. E' necessario interrogarsi su come garantire libertà di movimento e un'accoglienza degna alle persone, fare in modo che i loro diritti vengano rispettati non solo al momento del salvataggio in mare ma anche successivamente una volta arrivati in Europa". (di Rossana Lo Castro)

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