L'esperto: "Tendono a essere ospedalizzati di più". E la fascia d'età dei contagiati è quella "dai 30 ai 64 anni"
"Gli italiani colpiti sono di età più avanzata rispetto agli stranieri, indipendentemente dall'area di provenienza" di questi ultimi. Lo ha spiegato Giovanni Rezza, direttore Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), facendo un focus su Covid-19 nei cittadini stranieri durante la conferenza stampa all'Iss sull'emergenza coronavirus. La fascia d'età degli stranieri contagiati è quella "dai 30 ai 64 anni. Soprattutto si tratta di persone di età media, raramente sono molto giovani o molto anziani", ha rilevato Rezza affermando che "sono stati notificati 6.395 casi Covid-19 tra stranieri", e su questo argomento "sono circolate molte fake news".
Fra i pazienti stranieri, ha osservato ancora l'esperto, "le donne sono più numerose fra i cittadini provenienti da Paesi con più alto indice" relativo al reddito, "mentre sono poche fra quelli da Paesi con indice inferiore". Infine, come già anticipato in uno degli scorsi punti stampa, "la curva dei contagi relativa ai cittadini stranieri appare spostata verso destra: come se si fossero infettati dopo, o come se la diagnosi arrivasse in ritardo". Secondo l'analisi, è il ritardo nell'accesso ai servizi sanitari e quindi alla diagnosi che "gioca probabilmente un ruolo abbastanza importante".
"Possiamo confutare l'potesi che ha circolato della differenza nel rischio di infezione tra italiani e stranieri, soprattutto che questi ultimi siano protetti dall'infezione", ha detto ancora l'esperto aggiungendo: "I dati sulla popolazione straniera non sono di facilissima interpretazione. C'e' stata molta aneddotica riguardo al Covid negli immigrati. In Italia il 5,1% dei casi diagnosticati riguardano individui di nazionalità straniera"
"Il rischio di essere notificato come caso, per gli stranieri, tende a essere più basso rispetto agli italiani - ha proseguito Rezza - ma se vediamo invece il rischio di ospedalizzazione rispetto a un italiano vediamo che negli stranieri è 1,4 volte più elevato rispetto agli italiani. Anche rispetto all'accesso alla terapia intensiva il dato è più alto negli stranieri. Vuol dire che uno straniero che ha una malattia meno grave ha una più bassa possibilità di essere notificato. Invece c'e' un maggior ricorso all'ospedalizzazione. Il rischio di morire sale soprattutto negli stranieri che provengono da Paesi a basso reddito".
L'esperto è intervenuto anche sui Navigli affollati: "Sono immagini che fanno preoccupare". "Per favorire le riaperture è importante aumentare i controlli di sanità pubblica", ha spiegato rispondendo a una domanda sul tema. "Colpisce - ha aggiunto - che comportamenti irresponsabili possano avere conseguenze deleterie per le dinamiche epidemiche e per gli eventuali provvedimenti" che potrebbero conseguire a un possibile consistente aumento dei casi. "Bisogna rispettare assolutamente le norme di distanziamento sociale", ha avvertito Rezza: "No alle aggregazioni, sì al lavaggio accurato e frequente delle mani, uso di mascherine nei luoghi pubblici o all'aperto se si parla con qualcuno da vicino". Appare "drammatico - incalza l'infettivologo - vedere persone che si sono ritrovate senza lavoro e altre che non tengono comportamenti adeguati a favorire la riapertura".