Il ministro ai lavori della conferenza Cesi su 'Sfide e prospettive per l'industria nazionale': ''Si cambia approccio, oggi bisogna giocare d'attacco, rappresentare le proprie ragioni e convincere. Anche all'esterno''.
''Siamo arrivati a un punto che non si può più tagliare. Il Libro Bianco della Difesa non è un elenco delle esigenze ma una strategia. E' necessario cambiare approccio: fino ad oggi la Difesa si è un po' 'difesa', si è riorganizzata a seconda delle esigenze per mantenere una sua dimensione: oggi bisogna giocare d'attacco, rappresentare le proprie ragioni, e convincere. Anche all'esterno'' del mondo con le stellette. Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in merito al Libro Bianco della Difesa, che dovrebbe essere ultimato per fine anno, nel suo intervento a conclusione della conferenza 'Sfide e prospettive per l'industria nazionale della Difesa', organizzata dal Centro Studi Internazionali (CeSi), presieduto da Andrea Margelletti, che si è tenuta questa mattina a Roma, presso il Casd (Centro Alti Studi per la Difesa).
''Occorre un approccio pragmatico -ha proseguito Pinotti- e dobbiamo partire dalla realtà. So che l'aspettativa sul Libro Bianco è molto alta, e questo ci carica di ulteriore responsabilità. Stiamo continuando a lavorare ma il tema centrale del Libro Bianco è quello di un 'dentro-fuori', interno-esterno: la Difesa si riorganizza e al tempo stesso 'si fa guardare', e conoscere all'esterno, coinvolgendo altri mondi e raccogliendo suggerimenti''.
Ecco perché il Libro Bianco, è stata l'analisi del ministro della Difesa, ''deve diventare non solo strumento di riorganizzazione interna, ma un preciso indirizzo strategico che fa 'esplodere' all'esterno ciò che diciamo da tempo tra noi addetti ai lavori: che gli investimenti per la Difesa non pesano sul debito pubblico ma sono invece fondamentali per rilanciare l'economia".
''Sarà un lavoro importante -ha rimarcato Pinotti- ma non è l'alfa e l'omega, una Bibbia intoccabile. Indica, invece, tracce per la soluzioni di problemi. E' work in progress, non è chiuso quando viene consegnato, perché si continuerà a lavorare e a farlo conoscere, a fare in modo che sia divulgato il più possibile, almeno su alcune questioni particolari''.
''Per questo -ha sottolineato il ministro- abbiamo voluto coinvolgere gli altri ministeri, a cominciare dagli Esteri, perché è importante chiedere a tutti dei punti di vista e dei contributi che poi vanno a costruire un lavoro che va in una direzione comune''.
''La caratteristica -ha scandito il ministro della Difesa- è la prospettiva politica, cioè la capacità di disegnare scenari e di compiere scelte. Di prendere cioè decisioni che vanno a individuare priorità e settori, perché questo è il momento delle scelte''.
In questo percorso, ha sottolineato Pinotti, anche l'industria nazionale della difesa fa parte di ''un 'pacchetto' sistema-Italia che è messo a disposizione della crescita del Paese'', soprattutto ''lavorando in squadra, come governo, uscendo da compartimenti stagni per centrare obiettivi comuni''. I lavori della conferenza organizzata dal CeSi, presieduti da Andrea Margelletti, hanno visto gli interventi e i contributi di Guido Crosetto, presidente Aiad e dei relatori Antonio Perfetti, Managing Director Mbda Italia e Executive Group Director Sales Business Development Mbda; Enzo Benigni, presidente e amministratore delegato Elettronica; Gianmaria Gambacorta, senior vice president market strategy and defence affairs Fincantieri; Andrea Manciulli, presidente della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea Parlamentare della Nato; Sergio De Luca, Direttore generale Operations Finmeccanica.
''Dietro l'alta tecnologia e l'industria della difesa -ha sottolineato Margelletti- vi sono maestranze e giovani laureati preparatissimi. L'industria di difesa ha ormai un ruolo duale: non solo nell'ambito strettamente correlato alle forze armate ma nel contesto dell'alta e altissima tecnologia”.
''Mantenere capacità ingegneristiche di sviluppo -ha tirato le somme il presidente del CeSi- consente al nostro Paese non solo di avere una sovranità su alcuni settori strategici, ma anche e soprattutto di poter continuare a rappresentare uno sbocco per moltissimi giovani che non dovranno cercare la qualità fori dal nostro Paese, ma potranno viverla a casa loro. Ecco perché -ha concluso Margelletti- anche se a volte si abita un tunnel, non bisogna arredarlo ma cercare squarci di arcobaleno per tracciare il futuro''.