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Parla il mostro del Circeo: "Ecco perché stupravo"

Angelo Izzo all'Adnkronos: "Ho commesso cose crudeli ma non sento bisogno di pace"

(Fotogramma /Ipa)
(Fotogramma /Ipa)
26 novembre 2019 | 16.14
LETTURA: 5 minuti

di Silvia Mancinelli
Ha parecchie cose "di cui farsi perdonare", compresi quei deliri di onnipotenza che lo hanno reso tristemente famoso. Ma alla fine non rinnega praticamente nulla della sua vita disgraziata. Rinchiuso nel carcere di Velletri, a Roma, il mostro del Circeo, Angelo Izzo accetta di parlare con l’Adnkronos. Pentito, conoscitore - a suo dire - dei segreti delle stragi (da piazza Fontana alla bomba di Bologna) degli omicidi Pecorelli, dei ragazzi di sinistra Fausto e Iaio, addirittura di Piersanti Mattarella a Palermo. Non sempre alle sue dichiarazioni si sono trovati riscontri. A un certo punto, quando nel 2004 venne rimesso in libertà, ammazzò madre e figlia di un ex affiliato alla Sacra Corona Unita per quello che passò alle cronache come il massacro di Ferrazzano, provincia di Campobasso.

La sua ultima 'trovata' è stata auto accusarsi dello stupro di Rossella Corazzin, la 17enne scomparsa 43 anni fa in Umbria, ma lui non si voleva togliere alcun peso, "semplicemente - scrive - volevo confessare alcuni dei fatti ai quali ho partecipato nell’ambito di una ricostruzione, chiamiamola storico-giudiziaria". E non è l’unico delitto non confessato. Ci sono "parecchie cose - conferma Izzo - ma sinceramente sono stanco di avere a che fare con investigatori ai quali dovrei fornire io le prove, oltretutto in gran parte si tratta di episodi datati".

Izzo non ha mai fatto la guerra a se stesso per i delitti commessi così come per le sue vittime. "Non sento un bisogno di pace – dice all’Adnkronos al solo sentir parlare di rimpianti -. Mi rendo conto che talvolta ho commesso cose crudeli, ma se pure provo dei rimorsi non mi sembra il caso di esibirli".

Niente rimpianti, men che mai l’urgenza di chiedere perdono. “Trovo poco estetico questa specie di mercato che intercorre tra rei e parenti delle vittime - spiega Izzo - Non appartiene al mio modo di essere e di fare”.

Chissà se, rinchiuso dentro una cella ha mai ripensato alla sua vita, ai rimpianti, a cose da cancellare. “Non so dire cosa rifarei o al contrario eviterei. Impossibile tornare indietro - risponde - Certo oggi non vedo tante cose nello stesso modo in cui le vedevo, che so, a 20 anni. Se proprio ho un rimpianto è quello di aver ‘collaborato’ con grandi magistrati come Vigna, Mancuso, Borsellino, Guido Salvini, Grasso, cioè, gente che come me ci credeva, poi invece ho incontrato uno Stato incapace di fare giustizia. Se penso ai vari Sergio Calore e Italo Ceci, assassinati recentemente senza manco ottenere giustizia, sono nauseato...”.

Sul delitto di Piersanti Mattarella, fratello del capo dello Stato, ha tirato dentro ambienti dell’estrema destra. Ha detto lo stesso anche di altre stragi. “Cercavo di far emergere una verità che all’epoca consideravo importante – continua con l’Adnkronos - Non mi sarebbe spiaciuto avere dei vantaggi riguardo alla pena. L’attenzione è l’ultima cosa che mi interessava”.

E si autoincensa: “Ho parlato di centinaia di episodi riguardanti il terrorismo nero e la strategia della tensione. Mai ho avuto smentite o si sono trovati colpevoli diversi rispetto a quelli da me indicati”. Precisa, tuttavia, di non aver mai accostato alla strage di Bologna Cavallini (ex terrorista dei Nar ad oggi unico imputato, ndr) e Fioravanti. La storia dei reperti organici (nella bara di Maria Fresu, il corpo di una delle vittime della strage di Bologna scomparso nel nulla, ndr), però, è una balla o un depistaggio”.

Angelo Izzo è accusato di aver stuprato diverse donne. “Le violenze carnali che ho commesso facevano parte di un modo di vivere sbagliato dei miei anni verdi - dice quasi a giustificarsi -. Avevano a che fare con l’idea che mi sentissi una specie di vichingo. Oggi penso siano atti sbagliati. Chi commette queste cose è un miserabile. Adoro le donne e penso siano meglio degli uomini”.

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