Bruciati vivi per diletto, per divertimento, ma anche cosparsi di benzina, incendiati e poi lanciati nei boschi per appiccare gli incendi. E' quanto denuncia l'Aidaa. "La cronaca ne parla poco, ma dalla raccolta degli articoli di giornale e dalle segnalazioni arrivate a noi -si legge in una nota- ed ai servizi veteriari delle Asl di tutta Italia lo scorso anno sono stati almeno 1.700 (950 cani) e (750 gatti), gli animali seviziati, e poi bruciati vivi".
Bruciati vivi per diletto, per divertimento, ma anche cosparsi di benzina, incendiati e poi lanciati nei boschi per appiccare gli incendi. E' quanto denuncia l'Aidaa. "La cronaca ne parla poco, ma dalla raccolta degli articoli di giornale e dalle segnalazioni arrivate a noi -si legge in una nota- ed ai servizi veteriari delle Asl di tutta Italia lo scorso anno sono stati almeno 1.700 (950 cani) e (750 gatti), gli animali seviziati, e poi bruciati vivi".
In alcuni casi come in Sicilia o Napoli ci sono state delle vere e proprie sollevazioni popolari contro i cani uccisi e bruciati vivi, ma nella maggior parte delle situazioni la questione non viene raccolta se non dalla stampa locale come avvenuto in Puglia, nel Frusinate e in Basilicata e Calabria. Diversa invece la questione dei cani e gatti impregnati di benzina e poi usati per appiccare gli incendi boschivi: si tratta di una orribile tecnica utilizzata sia nel Lazio che in Puglia, Abruzzo e Calabria di cui le cronache si sono spesso occupate anche negli anni scorsi.
“Il fenomeno sembra ora in discesa- ci dice Lorenzo Croce- ma vale la pena parlarne perchè chi tortura cani, gatti e li brucia vivi è un delinquente, spesso ci sono anche dei minorenni coinvolti in queste porcherie ma purtroppo come al solito oltre al silenzio c'è la poca severità delle sentenze di quei pochi casi che arrivano effettivamente a giudizio”.