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Morto durante fermo, scoppia la polemica

Immagine d'archivio (Fotogramma)
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19 gennaio 2019 | 15.49
LETTURA: 12 minuti

Divampa la polemica dopo la morte del 32enne tunisino avvenuta a Empoli durante un fermo di polizia. Caso sul quale interviene anche Matteo Salvini: "Se i poliziotti non possono mettere le manette, ditemi voi: che dovrebbero fare, rispondere con cappuccio e brioches?" dice il ministro dell'Interno in una diretta Facebook. "Buon sabato ai poliziotti -afferma il vicepremier, iniziando la diretta - che a Empoli, poche ore fa, facendo il loro lavoro, hanno ammanettato un violento, un pregiudicato, che, purtroppo, poi è stato colto da arresto cardiaco. Ma se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, ditemi cosa dovrebbero fare: rispondere con cappuccio e brioches?".

Commentando con l'AdnKronos, Ilaria Cucchi ha detto: "Dava in escandescenza? Questi fatti sono tutti uguali e sappiamo già come andrà a finire. La IV Sezione della Cassazione dirà che non c'è nessun colpevole". In merito alle prime ricostruzioni di quanto accaduto, da cui emerge che l'uomo sarebbe morto per arresto cardiocircolatorio, la sorella di Stefano Cucchi sottolinea: "Come Magherini".

LEGALE ANSELMO
- Sulla morte del 32enne interviene poi l'avvocato Fabio Anselmo, legale delle famiglie di vittime di abusi in divisa, interpellato dall'AdnKronos. "Passano gli anni, la memoria e lo sgomento per questi fatti difficili da comprendere si scolorisce e gli esiti purtroppo di questi ultimi tempi sono sempre uguali: il fatto non costituisce reato" afferma il legale, che si è occupato tra gli altri dei casi Cucchi e Aldrovandi. E lancia una provocazione: "Poi se vogliamo dire che è giusto così, prendiamone atto ma smettiamo anche di stupirci e di indignarci, consideriamo queste morti come danni collaterali che il nostro ordinamento giudiziario dimostra di voler considerare tollerabili o giustificabili".

CAPO DELLA POLIZIA GABRIELLI - A stretto giro arriva la replica del capo della Polizia, Franco Gabrielli. Quelle dell'avvocato Anselmo sono "affermazioni avventate che alimentano solo posizioni estreme" dice Gabrielli. "Io rispetto le vittime e i loro familiari, chiedo che analogo rispetto sia riferito a uomini e donne che lavorano per riaffermare le legalità. Se qualcuno ha sbagliato - conclude - pagherà per un giusto processo e non per le farneticazioni del tribuno di turno".

Anselmo replica poi attraverso l'Adnkronos di avere "avuto modo di incontrare personalmente il capo della Polizia Gabrielli e di apprezzarne l'equilibrio e l'umanità. Sono rimasto sorpreso dalle sue parole, pronunciate nei miei confronti e che francamente non ritengo di meritare. Da sempre mi occupo di diritti civili e diritti umani e sono stato insignito per ben due volte del premio Borsellino per le mie battaglie di legalità". L'avvocato sottolinea che comunque il suo "rispetto per il capo della Polizia rimane del tutto immutato".

"Non ho certo la presunzione di volere esser un tribuno ma sono consapevole di essere solo un modesto avvocato di provincia", precisa Anselmo spiegando che "l'unica posizione estrema che mi si può addebitare è quella dell'amore per il rispetto del principio che la legge deve essere uguale per tutti e tutti devono essere uguali davanti alla legge".

"Ho manifestato sempre rispetto profondo per le forze dell'ordine e per le istituzioni tutte - dice il legale - e questo è il filo conduttore che lega il comportamento di tutte le famiglie che ho avuto l'onore di rappresentare e che nonostante il dolore a cui sono state sottoposte non hanno mai mancato di esprimere privatamente e pubblicamente".

"Nessuno pertanto mi può accusare di alimentare posizioni estreme ma è vero esattamente il contrario, bisogna preoccuparsi viceversa della drammaticità di queste tragedie, che troppo spesso purtroppo si sono ripetute" conclude l'avvocato delle famiglie di vittime di abusi in divisa.

PADRE MAGHERINI - "Sono le solite cose, purtroppo chi ci passa rivede tutto il film di sempre" afferma all'AdnKronos Guido Magherini, padre di Riccardo. "La verità è quella che dicono loro, sapendo come è successo da noi c'è da stare sul chi vive - aggiunge - Scrivono che lui dava calci, dava botte, non è che dicono lo abbiamo ucciso. Questo è quello che penso dopo l'esperienza di Riccardo".

MAMMA ALDROVANDI - "E' sempre la stessa storia che si ripete, non ci sono mai elementi veramente chiari, ci sono sempre le versioni ufficiali e poi continua ad accadere purtroppo - dice all'AdnKronos Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi -. Noi speriamo sempre di non dover commentare fatti analoghi, che quello che è già successo possa servire per il futuro e invece. Che questo tipo di fermi porta alla morte delle persone è una valutazione tecnica: anche i manuali delle scuole di polizia insegnano a non uccidere la gente poi però continua a succedere".

FUNZIONARI E SINDACATI POLIZIA - Sulla vicenda si esprimono anche funzionari e sindacati di polizia, contattati dall'AdnKronos. Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp), parla di "una tragica fatalità. Ora l'autopsia accerterà le cause della morte" del giovane tunisino. A giudizio di Letizia alcune opinioni sono espressione di uno sguardo superficiale del lavoro dei poliziotti: "Quando i nostri colleghi si trovano di fronte a un soggetto aggressivo, in piena crisi psicomotoria, non è mai facile per un agente. Possono capirlo solo gli infermieri dei pronto soccorso che a volte ci chiamano per poter gestire situazioni simili". Se il taser può rivelarsi "un utile strumento", ben vengano, sottolinea Letizia, "le telecamere sulle nostre divise: sono una garanzia di trasparenza della nostra attività, a vantaggio di agenti, istituzioni e cittadini. Un dispositivo che permetterebbe di placare sul nascere ogni polemica che non fa bene a nessuno".

“Siamo stati il primo sindacato a chiedere di montare telecamere sui caschi, sulle giacche e sulle auto di servizio - afferma Giuseppe Tiani, segretario del sindacato di polizia Siap - Come forze dell’ordine siamo sottoposti alla legittima critica dei cittadini, però non vorrei che arrivassimo al punto in cui qualsiasi cosa possa accadere durante un nostro intervento poi ci attribuiscano sempre le responsabilità, altrimenti finiremmo per avere le mani legate. Se quando fermiamo una persona esagitata, dobbiamo usare le manette e poi gli viene un infarto non è colpa nostra”.

Franco Maccari, leader del sindacato di polizia Fsp, bolla le polemiche come "tifo organizzato contro la polizia". "Negli ultimi sei mesi - spiega - abbiamo avuto più di 500 poliziotti che sono rimasti feriti nel corso di interventi con personaggi che sono difficili da gestire, che non hanno sensibilità del dolore perché magari sono ubriachi o drogati. Noi abbiamo bisogno di mettere qualcosa tra le mani e le persone o tra le pistole e le persone. Chiediamo ancora oggi tutti gli strumenti che possano evitare il contatto fisico, come spray e taser". "Ma lasciamo valutare le indagini con serenità, dico io - aggiunge - Da subito abbiamo detto che questa è una classica situazione su cui avranno da dire sempre contro la polizia ma vorrei dire alla gente che noi non lavoriamo con l'élite della società purtroppo, ma spesso con persone difficili. So che molte persone fanno fatica a capire questo concetto finché non gli capita qualcosa, allora magari pretendono la pena di morte". In ogni caso secondo Maccari, "le polemiche andrebbero evitate". "Noi vogliamo essere tutelati - dice Maccari - perché quando un poliziotto si trova invischiato in queste situazioni è veramente nei guai: viene sospeso, rimane senza lavoro e poi si deve pagare un avvocato".

E a chi ha avanzato l'ipotesi che i poliziotti non siano formati adeguatamente Maccari risponde: "Con tutto il rispetto i nostri poliziotti hanno la migliore preparazione tra tutti i poliziotti europei, siamo all'avanguardia". "La gente non sa quanto sia difficile fare questo lavoro", aggiunge sottolineando che piuttosto ''forse c'è da chiedersi perché aumentano in maniera incredibile le reazioni inconsulte nei confronti delle divise, e dobbiamo dirlo, soprattutto da parte degli stranieri che in Italia si comportano come non farebbero mai nella loro patria, perché lì verrebbero ingabbiati". "Purtroppo la legislazione italiana - precisa - non è abbastanza severa nei confronti di chi reagisce e non rispetta la divisa". Infine il leader del sindacato Fsp avvisa: "Bisogna fare attenzione a dare sempre addosso perché l'effetto che può provocare è che la prossima volta si guardi da un'altra parte - dice - Per carità non lo facciamo, però qualcuno potrebbe dire 'ma chi ce lo fa fare a intervenire?'. E' un sentimento pericoloso. Per fortuna le donne e gli uomini della polizia sono 'matti', dicono che non fanno più niente e poi si buttano sempre per intervenire".

"Esprimo solidarietà, vicinanza e fiducia ai colleghi che hanno operato nel rispetto dei protocolli, tant'è che è stato fatto avvicinare anche un medico poiché l'uomo, di origine tunisina ma cittadino italiano, si trovava in uno stato estremamente confusionale, ed era aggressivo - dice Felice Romano, segretario generale del Siulp - Abbiamo piena fiducia nella magistratura. Aspettiamo che l'autorità giudiziaria faccia il suo iter a dimostrazione della legittimità e della correttezza dell'operato dei nostri colleghi". Allo stesso modo il sindacalista esprime "vicinanza alla famiglia della vittima e dispiacere per questo tragico fatto". Quando muore una persona "ritengo che abbiamo perso tutti, perché vuol dire che lo Stato, in tutte le sue sfaccettature, non è riuscito a garantire il bene supremo: vita, sicurezza e libertà dei cittadini". Poi l'appello a seguito di testimonianze che hanno suscitato polemiche: "Queste testimonianze più da tifo che di supporto alla verità e legalità non aiutano nessuno, tantomeno le persone che operano ogni giorno in condizioni estreme. E comunque non aiutano il clima di fiducia e di serenità che dovrebbe esserci tra cittadini e operatori delle forze del'ordine". "Se i colleghi avessero avuto il taser, come noi chiediamo da tempo, è vero che non si possono avere certezze di un epilogo diverso, ma sicuramente ci sarebbero state meno ombre, dal momento che non ci sarebbe stato contatto tra gli operatori e il cittadino", conclude Romano.

Il fascicolo aperto dalla Procura di Firenze per la morte del tunisino "è contro ignoti, il che vuol dire che non sono state al momento individuate responsabilità a carico dei nostri colleghi. Aspettiamo con serenità che i magistrati facciano il loro lavoro - stanno in queste ore ascoltando testimoni - certi che faranno luce sulle procedure adoperate durante il fermo" afferma il segretario nazionale del Silp-Cgil, Daniele Tissone, convinto che vada messo in conto nell'attività di polizia "che certi fatti possano succedere e che i primi a dispiacersi nella vicenda di Empoli siano stati gli operatori intervenuti". "Questo è uno di quei casi - aggiunge Tissone - che ci conferma quanto sia strategica la formazione del personale a tutela non solo delle persone che possono essere tratte in arresto ma degli operatori stessi".

"Purtroppo immaginavamo che il caso di Empoli avrebbe portato a strumentalizzazioni il cui unico scopo è attaccare le forze dell’ordine in maniera molto pretestuosa" commenta Stefano Paoloni, segretario generale del Sap. "Sono anni che chiediamo di avere telecamere e taser, proprio a tutela degli agenti e per trasparenza verso i cittadini. Oggi infatti, se un poliziotto viene denunciato per uso della forza, in un eventuale processo poi si trasforma da teste a imputato, e questa è una cosa che sanno molto bene gli avvocati" sottolinea Paoloni. "Telecamere e taser per le forze dell’ordine fanno parte del contratto di governo in tema di sicurezza - ricorda - Il sistema delle telecamere è stato già sperimentato in quattro città e ora c’è un bando per un primo lotto che però riguarda solo il reparto Mobile. Noi - conclude il segretario generale del Sap - invochiamo anche l’utilizzo del taser proprio al fine di evitare ogni contatto fisico con persone esagitate”.

LE REAZIONI DELLA POLITICA - Sulla vicenda intervengono anche esponenti politici all'Adnkronos. Per Gianni Tonelli, deputato della Lega, "ha fatto bene Gabrielli a intervenire. I processi si fanno in tribunale, no a sentenze anticipate sul circuito mediatico. Se l'avvocato Anselmo ha elementi per accusare qualcuno non deve fare altro che presentare le ragioni a sostegno della sua tesi, altrimenti ci troviamo di fronte a un inaccettabile processo sulla stampa".

"Giù le mani dalle divise" scandisce il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. "Per tutti i cittadini vale la presunzione di innocenza. Per le forze di polizia la presunzione di innocenza è rafforzata, perché svolgono un'opera benemerita - sottolinea - Facciano tutte le verifiche necessarie sulla morte del 32enne tunisino avvenuta a Empoli, ma siamo stanchi di sentenze anticipate di condanna sui media ai danni delle forze dell'ordine, che poi in alcuni casi si sono trasformate in sentenze giudiziarie di assoluzione".

Una delegazione di Fratelli d'Italia ha fatto visita questa mattina al commissariato di Empoli. "Ogni giorno le forze dell'ordine sono costrette ad operare in condizioni di grossa difficoltà causata dall'insufficienza organica e di dotazioni - sottolineano gli esponenti di Fratelli d'Italia - siamo venuti ad esprimere la nostra vicinanza a chi ogni giorno è chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini ed oggi vive un difficile momento. Ci mettiamo a disposizione, come sempre abbiamo fatto, dalla parte di chi garantisce l'ordine pubblico, per mettere in campo tutti gli strumenti istituzionali adeguati a sostenere il loro lavoro quotidiano".

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