L'esigenza di una immediata e rigorosa stretta è stata sollecitata per arginare la diffusione delle varianti Covid
Un lockdown totale per arginare la diffusione delle varianti del coronavirus in Italia. Con l’indice Rt in risalita a 0.95 e l'istituzione di diverse zone rosse in diversi comuni italiani, l'esigenza di una una immediata e rigorosa stretta è stata sollecitata da numerosi esperti, ma non tutti sono d'accordo con l'esigenza del ritorno a una chiusura totale.
RICCIARDI - A caldeggiare un lockdown di un mese, è in primis Walter Ricciardi, docente di Igiene all'università Cattolica di Roma, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l'emergenza coronavirus. "Al ministro ho sottoposto la necessità di proporre al Governo tre cose, anche alla luce del problema delle varianti: lockdown breve e mirato" per "2, 3 o 4 settimane", ossia per tutto il tempo necessario a riportare l'incidenza di Covid-19 al di sotto dei 50 casi per 100mila abitanti; "tornare a testare e tracciare; vaccinare a tutto spiano". "Io sono consigliere del ministro della Salute e a lui mi rivolgo - premette - E Speranza ha sempre accolto i miei suggerimenti. Nel precedente Governo, però, trovava un muro, trovava la linea di chi voleva convivere con il virus. Questo ha causato decine di migliaia di morti e ha affondato l'economia. Spero che la strategia del nuovo Governo sia 'no Covid' e che ci riporti a una prospettiva di normalità in tempi ragionevoli. Ci riavvicineremmo al ritorno alla vita normale e alla ripresa economica, come dimostrano gli esempi di Cina, Taiwan, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda. Ora anche Usa, Germania e Danimarca vanno in questa direzione".
CRISANTI - Sulla stessa linea il professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova. "Il 20% dei contagiati presenta la variante inglese e la percentuale è destinata ad aumentare. Bisognava fare il lockdown a dicembre, prevenendo tutto questo, mentre ora siamo nei guai. Serve un lockdown duro subito per evitare che la variante inglese diventi prevalente e per impedire che abbia effetti devastanti come in Inghilterra, Portogallo e Israele. E neanche zone arancioni, va chiuso tutto e va lanciato un programma nazionale di monitoraggio delle varianti"., afferma. "Dove si trovano le varianti brasiliana e sudafricana servono lockdown stile Codogno, non le zone rosse che sono troppo morbide - ha aggiunto Crisanti - La Germania continua il lockdown, la Francia pure, l'Inghilterra anche, solo noi pensiamo asciare e a mangiar fuori. Tutti vogliamo una vita normale, ma non si realizza se non si controlla la pandemia". Sulle vaccinazioni Crisanti ha detto che "sarò distratto, ma ho scoperto solo ieri delle strutture con la primula: uno spreco di soldi pubblici, mentre bisogna organizzare scuole, cinema, teatri e palestre. Evidentemente le case farmaceutiche si sono trovate di fronte a una richiesta senza precedenti. In più, l'organizzazione va a rilento".
MASTROIANNI - Per Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma, Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma, "ora più che mai serve la massima attenzione e bisogna stare molto accorti e valutare misure più stringenti e anche l'idea di un lockdown. Siamo di fronte a una settimana decisiva".
ANDREONI - "Abbiamo una situazione epidemiologica di stallo, in cui i numeri si stanno mantenendo costanti. Questo può essere letto in modo positivo da una parte e negativo dall'altro, perché è partita anche la campagna vaccinale e fare le immunizzazioni mentre il virus circola aumenta la capacità delle varianti di resistere. E' quindi obbligatoria una cautela, ma ridiscutere oggi di fare o meno un lockdown nazionale non serve a nulla, come non serve minacciarlo. Il Paese ha fatto un scelta che è quella di convivere con il virus", sottolinea all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. "Il lockdown generale può servire - spiega l'esperto - se uno pensa di poter abbassare il numero dei contagi a un centinaio. Chiudi per diverse settimane con l'obiettivo di anticipare il virus, ma l'Italia ha scelto di contenere i contagi con il sistema dell'algoritmo e dei 'colori' delle Regioni. L'unica vera obiezione che in questo momento ha una logica rispetto alla scelta fatta di un contenimento, invece che di una chiusura totale, è che stiamo vaccinando. Questa è la novità rispetto alla prima" ondata di "marzo-aprile e su questo si potrebbe ragionare, ma senza minacciare ciclicamente il lockdown".
PREGLIASCO - Per il virologo dell'università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, un lockdown totale subito, come suggerito da Walter Ricciardi, servirebbe "da un punto di vista scientifico", rispetto al fatto che una chiusura drastica di 3-4 settimane fermerebbe sul nascere la 'rimonta' di Sars-CoV-2. "Credo però che un lockdown totale sia difficile da proporre dal punto di vista dell'opportunità politica e del disagio e della ribellione sociale che si rischierebbe". Per l'esperto, meglio tentare prima una via "più accettabile", provare a "rivedere i parametri" su cui far partire le chiusure. "Le persone - ammette Pregliasco, parlando con l'Adnkronos Salute - sono provate dalla lunga maratona" di chiusure a zone e aperture a scatti, "a cui il virus ha costretto tutti noi. I risultati sono stati importanti, intendiamoci, perché il metodo dell'Italia a colori ci ha permesso ad oggi tutto sommato di mitigare la diffusione di Covid-19. Non siamo riusciti ad arrivare al controllo dell'epidemia, che era la speranza con cui si era partiti. Rispetto al lockdown puro è stato possibile solo rallentare la velocità di circolazione del virus, ma non dimentichiamo che in questo modo è stata garantita alle persone che si stanno ammalando la miglior condizione possibile, perché la situazione attuale vede la presenza di un 30% circa di occupazione dei reparti, ancora accettabile". "A mio avviso - aggiunge quindi Pregliasco - forse sarà necessario rivedere i parametri di aperture e chiusure, essere più flessibili. Perché, si sa, quando una regione va nella fascia gialla, il rischio di perdere i progressi ottenuti c'è. Vediamo se saranno fattibili interventi chirurgici, zone rosse come l'Umbria, da far scattare in base a valutazioni più stringenti".
GISMONDO - Invita a pensare anche alla "serenità psichica" degli italiani Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. "Un lockdown severo oggi, se certamente potrebbe apportare dei benefici in termini di prevenzione della circolazione delle nuove varianti" di Sars-CoV-2, "sarebbe un disastro dal punto di vista psicologico, sociale nonché economico". "Come ho più volte detto - afferma la microbiologa - esiste una soluzione virologica ed esiste una strategia che prende in considerazione il benessere della persona. Benessere che non dipende solo dal successo nello sconfiggere il virus, cosa che certamente tutti auspichiamo, ma anche dalla capacità di trovare in questa battaglia una giusta misura" di restrizioni, "sopportabile dalla nostra psiche". Un nuovo lockdown nazionale non lo sarebbe, anzi si rivelerebbe devastante, teme Gismondo.
"Peraltro - avverte - la variante" inglese, "che adesso noi conosciamo solo in parte e che pare essere più contagiosa" rispetto alla 'versione' originale del nuovo coronavirus, "si diffonderà comunque. Il virus non ha frontiere", ripete la scienziata: "Le possiamo chiudere, il virus ci impiegherà un po' più di tempo a penetrarle, ma lo stesso arriverà. Quindi le strategie devono essere almeno europee - suggerisce Gismondo - e devono sempre più tener conto, di fronte a una popolazione ormai stanca, delle reazioni che può avere la società".
BURIONI - "Una cosa vi dico: è molto difficile per un vaccino avere un'efficacia sul campo maggiore di questa. Adesso sbrighiamoci. Il problema non si risolve con le chiusure che servono solo a guadagnare tempo. Si risolve con il vaccino", scrive su Twitter il virologo e docente all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano Roberto Burioni, commentando un nuovo studio israeliano che conferma un'efficacia del 94% dopo 2 dosi del vaccino anti-Covid di Pfizer/BioNTech, all'indomani dell'appello lanciato da Walter Ricciardi.
BASSETTI - "Se c'è bisogno di mettere un'area in zona rossa va fatto rapidamente, ma evitiamo di continuare a parlare di lockdown nazionale perché c'è qualcuno che è diventato un disco rotto". Così all'Adnkronos Salate Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria, intervendo sulle dichiarazione del consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi, che ha auspicato un lockdown generale.
"Non siamo alla soglia di un nuovo lockdown - afferma Bassetti - Dobbiamo avere un po' di pazienza e di ordine, e le boutade non aiutano. I numeri dicono che abbiamo il 5% dei positivi, le ospedalizzazioni sono calate e la situazione non è di emergenza. Guardando a quello che è successo un anno fa con i primi casi di coronavirus al Nord, è verosimile pensare che questo virus si correla con la stagione invernale e potrebbe esserci un aumento dei casi. Questa volta, però - ricorda l'infettivologo - abbiamo gli strumenti per contrastare la pandemia. Se c'è aumento dei casi e dei ricoveri, si dovrà intervenire a livello locale con le chiusure"".
MINELLI - "Piuttosto che continuare a urlare 'al lupo al lupo', con allarmi che a intermittenza regolare vengono emanati da almeno 10 mesi da più di qualcuno dei controllori ufficiali della pandemia, sarebbe forse il caso di cominciare a verificare sul campo una loro reale capacità di agire. Invece siamo ancora puntualmente a registrare, più che mai mortificati, l'ennesimo paralizzante lockdown", evidenzia all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di medicina personalizzata. "Delle mutazioni del virus tutti oramai sappiamo tutto. Sappiamo che alcune varianti vengono attenzionate più particolarmente in quanto capaci di diffondersi molto velocemente, così conferendo al virus una maggiore capacità di infezione o, ancor peggio, una maggiore capacità di generare malattia - ricorda Minelli - Il motivo per cui alla variante rilevata nel Regno Unito sia stato dato il nome di 'inglese', discende dalle prassi efficacemente attive in quel Paese di realizzare un’opportuna e puntuale sorveglianza epidemiologica su base genomica. Cosa che, per esempio, manca in Italia, laddove mai e poi mai potrebbe essere individuata una pur vagheggiata variante 'italiana', semplicemente per il fatto che, in Italia, quella sorveglianza non la si fa, ciò che evidentemente non permette di dettagliare in tempo reale i virus circolanti nel Paese".
VAIA - "Il nostro laboratorio sta lavorando sulle varianti" di Sars-CoV-2, "che sono un problema che deve destare attenzione, ma non panico. Siamo contrati che si creino delle psicosi di massa". Lo ha spiegato il direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani di Roma, ospite di RaiNews24. "A settembre - ha ricordato - la variante spagnola ha determinato un aumento dei contagi nelle fasce giovanili e il messaggio era ai ragazzi di fare attenzione perché potevano essere dei vettori per gli anziani". Quanto all'ipotesi di un nuovo lockdown totale, per Vaia "non si tratta di aggravare le misure" anti-Covid, "ma applicare con severità le misure che abbiamo. Un lockdown severo non serve, ma occorrono chiusure chirurgiche". "Voglio dire un no netto e chiaro all'utilizzo delle varianti come 'clava politica'. La scienza sia sempre libera da interessi economici e politici", ha scritto poi Vaia in un post su Facebook.
LOPALCO - "In autunno siamo riusciti a gestire l'ondata senza lockdown, ma con i misure comunque dure di chiusura. Ora servirebbe la stessa rigidità". A dirlo all'Adnkronos Salute è Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, tornando sull'appello per un nuovo lockdown lanciato da Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza. "Sicuramente le varianti preoccupano", ammette. "Ma va sottolineato che, a prescindere dalle varianti in campo, le misure restrittive devono essere applicate in funzione del trend di diffusione virale. A un possibile aumento deve corrispondere un inasprimento delle misure", precisa.
SIGNORELLI
"Oggi non si può fare più ciò che si è fatto a marzo scorso. Non ci sono le condizioni per fare quel tipo di lockdown che aveva dato risultati. Oggi dobbiamo pensare a misure mirate, possibilmente, con supporto ed evidenza scientifica, che facciano circolare meno il virus". A dirlo, all'Adnkronos Salute, è Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano e all'università di Parma. Le misure da prendere in considerazione, spiega Signorelli, "devono essere analizzata una per una. Serve capire quali sono quelle più utili, tralasciando le altre. E' inutile fare due partiti, pro e contro il lockdown, se non diciamo quali sono gli interventi in discussione". Secondo Signorelli "va sicuramente presa in considerazione la scuola e l'università. Considerando ciò che è successo a settembre con l'apertura e la seconda ondata, forse, in questo settore, un po' di prudenza per le prossime settimane mi troverebbe d'accordo". Per altri settori, invece, "come i ristoranti, ci può essere un punto di vista diverso, perché se si usano tutte le precauzioni e le cautele, sono luoghi che hanno un livello di rischio molto più basso". Ovviamente "chiudendo tutto si avrebbero i migliori risultati. Ma non ci sono le condizioni, per poter chiudere tutto". Inoltre "oggi abbiamo abbastanza esperienza per poter fare scelte più selettive e chirurgiche, tenendo conto delle situazioni in cui, applicando i protocolli, si possono condurre in sicurezza le diverse attività: luoghi di lavoro, ospedali, esercizi commerciali", conclude Signorelli.