L'ex presidente del Consiglio e l'ex ministro della Salute erano indagati per omicidio colposo ed epidemia colposa
Il tribunale dei ministri ha archiviato l'inchiesta nei confronti dell'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza indagati a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia. La decisione arriva dopo che la procura di Brescia aveva chiesto l'archiviazione e dopo che i due politici indagati si erano difesi davanti ai giudici.
“Non è in alcun modo possibile stabilire, anche solo in astratto e in via di mera ipotesi, che quelle morti siano state determinate dalla mancata attivazione della zona rossa il 2 marzo 2020”, scrivono i giudici del tribunale rispetto alla mancata chiusura dei comuni bergamaschi di Alzano e Nembro. Secondo la consulenza del professor Andrea Crisanti la mancata zona rossa avrebbe determinato 4.148 morti in più.
Sulla base della “rapidissima evoluzione della pandemia e della mutevolezza delle informazioni, non era neppure astrattamente immaginabile” che Conte “oltretutto sulla base di un flusso informativo definito dallo stesso Cts carente, dovesse istituire” la zona rossa. In relazione, invece, al reato di epidemia colposa contestato “il piano pandemico del 2006 non era per nulla adeguato ad affrontare la pandemia” di Covid.
Speranza, quindi, “lungi dal rimanere inerte, ha adottato le misure sanitarie propostegli dagli esperti di cui si è avvalso, che peraltro, a livello europeo, sono state tra le più restrittive. Infine, anche ove fosse astrattamente prospettabile, cosa che non è, il reato di epidemia colposa per condotta omissiva impropria, data la natura stessa della pandemia da Sars-CoV-2, che ha coinvolto l'intera umanità, sarebbe comunque irrealistico ipotizzare che la stessa sia stata cagionata, anche solo a livello nazionale, da asserite condotte omissive quali quelle contestate al ministro Speranza” si sottolinea nelle conclusioni. La notizia di reato, per entrambi gli indagati, “è totalmente infondata” concludono i giudici.
"Accolgo positivamente la decisione del Tribunale per i reati ministeriali di Brescia di archiviare con formula amplissima la mia posizione di indagato sulla questione Covid - dice Conte, in un punto stampa a Montecitorio - Questo mi ripaga anche dell'impegno: i giudici sottolineano che sarebbe stato irragionevole, in quel momento e con le informazioni che si avevano, una diversa decisione, visti i diritti di rango costituzionale che erano in gioco. Questo mi conforta, ma rimane il dato per la perdita collettiva: tantissimi morti, tantissima sofferenza e tantissimo dolore".
"La procura di Brescia ha appena archiviato il procedimento a carico mio e di Giuseppe Conte relativo alla gestione della pandemia. Sono molto sollevato da questa decisione", il commento di Speranza su Facebook. "L’Italia, pur tra mille difficoltà e colpita per prima in Occidente, ha dimostrato durante l’emergenza Covid di essere un grande Paese. Personalmente ho fatto davvero tutto il possibile in quei giorni terribili per difendere la salute degli italiani", aggiunge Speranza. "La cosa più difficile di queste settimane è stata spiegare ai miei figli cosa stesse accadendo. Ma ho sempre avuto fiducia nella giustizia e oggi è emersa la verità. Voglio dire grazie dal profondo del cuore a tutte le persone che mi sono state vicine", conclude Speranza.
"Delusi e amareggiati" i familiari delle vittime del Covid-19. In una nota, i familiari delle vittime aderenti all'associazione #Sereniesempreuniti, scrivono: "Ancora una volta ci è stato negato di poter conoscere la verità sulla morte dei nostri cari e di migliaia di persone che, come emerso dalle risultanze della coraggiosa indagine della Procura di Bergamo, si sarebbero potute salvare".
Questa archiviazione, prosegue la nota, "è uno schiaffo in faccia a tutti noi e all'Italia intera che si merita un sistema politico e di giustizia più trasparente. Siamo intransigenti con quanto fatto dalla Procura di Brescia e dal Tribunale dei Ministri: l'archiviazione è un vilipendio alla memoria dei nostri familiari, un bavaglio, l'ennesimo in un'Italia corrosa dall'omertà contro cui ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo nelle sedi che ci restano, come quella civile".
Consuelo Locati, del team legale dei familiari, afferma: "Siamo amareggiati per la decisione che va in senso opposto alle risultanze cui era pervenuta la Procura di Bergamo dopo tre anni di indagini. Attendiamo di conoscere le motivazioni addotte a fondamento della richiesta".
"Io non faccio commenti a una pronuncia. Evidentemente i giudici hanno utilizzato le loro conoscenze per trarre le conclusioni. Io ho un approccio totalmente agnostico e neutrale" dichiara all'Adnkronos Salute Andrea Crisanti. Il professore, che ha firmato la maxi consulenza per la procura bergamasca, tiene a precisare: "A me sono stati posti dei quesiti e io ho risposto a quelli. Sicuramente - chiarisce - tra i quesiti non c'era quello di stabilire se gli oltre 50 deceduti, parenti dei denuncianti, fossero fra quei decessi che si sarebbero potuti evitare, fra i 4mila calcolati come eccesso di mortalità. Perché in tal caso bisognava fare uno studio completamente diverso. Non ci sono dubbi, poi, che anticipare la zona rossa avrebbe risparmiato tantissime vite. Ma sono due domande diverse".
"I modelli matematici - incalza Crisanti - sono molto precisi, pur avendo un margine di incertezza. Quello che abbiamo proposto", sui morti e sul possibile impatto della mancata zona rossa, "aveva un livello di confidenza del 95%. Quindi c'era il 95% di probabilità che effettivamente quel numero fosse reale, con una differenza statistica del 5%". Crisanti ribadisce infine il valore della sua perizia come "un tentativo di verità e non un atto di accusa", come detto in passato. "Purtroppo spesso si confonde questo - osserva - La perizia è un documento molto tecnico. Io al di fuori di questo non posso dire niente, sono una parte totalmente neutrale e agnostica".