L'ex premier e l'ex ministro accusati di omicidio colposo ed epidemia colposa sentiti dal tribunale dei Ministri a Brescia. Legale Conte: "Ha risposto a tutte le domande"
L'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, sono stati interrogati oggi dal tribunale dei Ministri di Brescia, per rispondere dell’inchiesta della procura di Bergamo in cui sono entrambi accusati di omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia di Covid tra febbraio e marzo 2020.
Il primo ad essere ascoltato è stato Conte che “ha risposto a tutte le domande, ha spiegato quanto accaduto dal 26 febbraio al 6 marzo. È stato esauriente, ci fidiamo dei giudici”, ha riferito l’avvocato Caterina Malavenda, difensore dell’ex premier al termine dell’interrogatorio. In particolare Conte ha spiegato il verbale del pomeriggio del 2 marzo 2020 sulla mancata zona rossa in Val Seriana. L’interrogatorio è durato circa un’ora e l’ex premier, che non si è mostrato ai giornalisti, “ha dato la sua versione” conclude il legale. L’avvocato, nei prossimi giorni, depositerà una memoria.
Sia Conte sia Speranza hanno evitato accuratamente di farsi vedere dalle numerose telecamere presenti, entrando in aula da un ingresso secondario e non raggiungibile ai giornalisti.
Nessuna domanda invece per l’ex ministro della Salute, difeso dall’avvocato Guido Calvi. Speranza "ha fatto una breve dichiarazione spontanea in cui ha illustrato le ragioni della sua condotta, rispettosa delle norme, e ha ribadito l’estraneità di ogni addebito”, riferisce Calvi. "Speranza ha detto che ha fatto tutto quello che doveva fare. Ha parlato del piano pandemico dicendo una cosa semplice: l’intera comunità scientifica lo aveva dichiarato inefficace e l’Italia è stata la prima - insieme a Usa e Israele - a prendere provvedimenti. Bisogna rivendicare un merito straordinario al nostro Paese e al ministro”. L'ex ministro ha ribadito, nell’incontro durato circa mezz’ora e a cui non gli è stata contestata la mancata zona rossa in Val Seriana, che il piano pandemico era “assolutamente inefficace per combattere il Covid" e che l’ex ministro “ha fatto tutto per tutelare la salute degli italiani” con interventi tempestivi dopo che l’Oms ha ‘ufficializzato’ la pandemia.
Calvi ritiene "grave" l’errore del consulente della Procura, il microbiologo Andrea Crisanti, di imputare un ritardo quando l’Organizzazione mondiale della sanità lanciava solo raccomandazioni. Oltre alle dichiarazioni spontanee, Speranza ha anche depositato una memoria difensiva di circa 70 pagine.
Composto da un collegio speciale - presieduto dalla giudice Mariarosa Pipponzi e composto da altre due toghe civili - il tribunale dei Ministri, ha 90 giorni di tempo dalla trasmissione degli atti, per sentire il pubblico ministero, effettuare i propri approfondimenti, e decidere se archiviare il procedimento sul Covid oppure trasmettere gli atti al procuratore. Nel primo caso, si tratta di una decisione non impugnabile, nel secondo caso il procuratore, per procedere, dovrà chiedere l’autorizzazione al Parlamento. Se la Camera di appartenenza negasse l’ok il processo non avrebbe luogo, in caso contrario il procedimento continuerebbe secondo le regole del rito ordinario davanti a giudici del tribunale di Brescia.
Sempre Brescia, ma in altra data, dovrà occuparsi della posizione di altri 13 indagati (accusati di epidemia colposa ed omicidio colposo) che, a fine aprile, a seguito della richiesta avanzata dalla difesa dell’ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo – rappresentata dai legali Gino Fabio Fulgeri e Mario Figliolia -, sono finiti sotto la competenza funzionale della città bresciana e del tribunale dei Ministri.
In una situazione del tutto inedita, se dovesse essere decisa l’archiviazione per Conte e Speranza, è possibile immaginare un effetto ‘domino’ anche per il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, lo stesso Miozzo, il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro, Franco Locatelli presidente del Consiglio superiore di sanità e ancora Angelo Borrelli, Claudio D’Amario, Giuseppe Ruocco, Andrea Urbani, Giuseppe Ippolito, l’ex assessore lombardo Giulio Gallera, Luigi Cajazzo, Francesco Paolo Maraglino e Mauro Dionisio.