Gimbe: +55% casi in 7 giorni, +33% ricoveri, +36% intensive, +18% decessi
Corrono i contagi Covid in Italia, con un ulteriore aumento dei nuovi casi (+55%) in tutte le regioni e in tutte le province. Negli ultimi 7 giorni crescono anche i ricoveri ordinari (+32,6%), le terapie intensive (+36,3%) e i morti (+18,4%). E' quanto emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, relativo al periodo 29 giugno-5 luglio.
Nella settimana in esame i nuovi contagi salgono a 595.349 (contro i 384.093 della precedente) e i decessi a 464 (27 riferiti a periodi precedenti) vs 392. In crescita anche i casi attualmente positivi (1.087.272 vs 773.450, +313.822, +40,6%), le persone in isolamento domiciliare (1.078.946 vs 767.178, +311.768, +40,6%), i ricoveri con sintomi (8.003 vs 6.035, +1.968) e le terapie intensive (323 vs 237, +86).
"L'aumento dei nuovi casi settimanali per la terza settimana consecutiva supera il 50%, con un tempo di raddoppio dei casi di circa 10 giorni - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - Nella settimana 29 giugno-5 luglio i nuovi casi si attestano" appunto "oltre quota 595mila, con una media mobile a 7 giorni che supera gli 85 mila casi al giorno".
"Sul fronte degli ospedali - afferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe - continuano ad aumentare i ricoveri sia in area medica che in terapia intensiva". In particolare, in area critica, dal minimo di 183 del 12 giugno i posti letto occupati sono saliti a 323 il 5 luglio; in area medica, invece, dal minimo di 4.076 dell'11 giugno sfiorano il raddoppio, salendo a quota 8.003 il 5 luglio. Al 5 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 12,5% in area medica (dal 6,6% del Piemonte al 32,2% dell'Umbria) e del 3,5% in area critica (dallo 0% della Valle D'Aosta all'8,1% dell'Umbria). "Segnano un netto aumento anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva - precisa Mosti - con una media mobile a 7 giorni di 40 ingressi/die, rispetto ai 29 della settimana precedente".
"Anche se siamo ancora molto lontani da situazioni di grave sovraccarico ospedaliero, esistono reali motivi di preoccupazione" per la tenuta del sistema secondo Cartabellotta, che nell'ultimo monitoraggio indipendente Covid precisa: "Nel dibattito pubblico e professionale il quadro ospedaliero viene spesso minimizzato, sia per l'attuale limitato impatto dell'ondata sulle terapie intensive, sia per la capziosa distinzione - evidenzia l'ente - tra pazienti ricoverati in area medica 'con Covid' e 'per Covid'".
"Innanzitutto - avverte Cartabellotta - l'occupazione dei posti letto è destinata ad aumentare nelle prossime settimane, in un periodo in cui, tra ferie estive e assenze per isolamento, il personale sanitario è numericamente ridotto, con conseguente peggioramento della qualità dell'assistenza e aumento dello stress su chi è in servizio. In secondo luogo, la maggior parte dei ricoveri in area medica riguarda pazienti anziani con patologie multiple, nelle quali il Covid peggiora un equilibrio di salute già instabile. Infine, il progressivo sovraccarico ospedaliero porta a rimandare prestazioni chirurgiche e visite specialistiche non urgenti, alimentando quelle liste di attesa che le Regioni - nonostante quasi un miliardo di euro stanziato dal Governo - non sono ancora riuscite a recuperare con buona pace dei pazienti bloccati in un limbo di cui si fatica a intravedere la fine".
LA SITUAZIONE IN REGIONI E PROVINCE - Nella settimana 29 giugno-5 luglio, rispetto alla precedente, tutte le regioni d'Italia registrano un incremento percentuale dei nuovi casi di Covid: dal +24,7% della Sardegna al +95,9% della Lombardia, secondo l'ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. Aumento percentuale dei nuovi contagi anche in tutte le province, dal +11,1% di Cagliari al +120,7% di Sondrio. L'incidenza supera i 500 casi per 100mila abitanti in 103 province, di cui 38 registrano mille casi per 100mila abitanti.
Sono Napoli (1.433), Lecce (1.395), Cagliari (1.270), Brindisi (1.262), Salerno (1.235), Padova (1.234), Siracusa (1.230), Latina (1.224), Caserta (1.222), Rimini (1.209), Roma (1.207), Chieti (1.164), Perugia (1.163), Forlì-Cesena (1.160), Catania (1.148), Ravenna (1.146), Sud Sardegna (1.143), Bari (1.134), Teramo (1.130), Pescara (1.122), Venezia (1.121), Treviso (1.105), Messina (1.093), Vicenza (1.081), Oristano (1.078), Ragusa (1.076), Ascoli Piceno (1.068), Rovigo (1.068), Palermo (1.068), Barletta-Andria-Trani (1.056), Taranto (1.055), Belluno (1.052), Agrigento (1.048), L'Aquila (1.047), Frosinone (1.035), Pavia (1.032), Ancona (1.008) e Matera (1.008).
AUMENTANO I TAMPONI - Negli ultimi 7 giorni monitorati dalla Fondazione Gimbe, in Italia "si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+33,3%)" per la diagnosi di Covid: "Da 1.613.954 della settimana 22-28 giugno a 2.152.065 della settimana 29 giugno-5 luglio. In particolare - si legge nel report - l'aumento è stato del 38,5% per i tamponi rapidi (+503.389) e dell'11,3% per quelli molecolari (+34.722). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dal 14,1% al 17,1% per i tamponi molecolari e dal 26,2% al 29,8% per gli antigenici rapidi".
QUARTA DOSE VACCINO - In Italia "al 6 luglio sono state somministrate 932.800 quarte dosi" di vaccino anti-Covid, "con una media mobile di 5.809 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 6.109 della scorsa settimana (-4,9%). In base alla platea ufficiale (4.422.597 persone, di cui 2.795.910 di over 80, 1.538.588 pazienti fragili della fascia di età 60-79 anni e 88.099 ospiti delle Rsa che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi (sottostimato dal mancato aggiornamento della platea) è del 21,1% con nette differenze regionali: dal 6,6% della Calabria al 41,3% del Piemonte" riporta la Fondazione Gimbe.
"Il netto aumento della circolazione virale - commenta Cartabellotta - aumenta la probabilità di contagio e lo sviluppo di malattia grave in chi ha fatto la terza dose da oltre 120 giorni: per questo appare un vero azzardo la scelta di rimandare la quarta dose all'autunno con i 'vaccini aggiornati', di cui ad oggi non si conoscono né le tempistiche di reale disponibilità né gli effetti sulla malattia grave. In tal senso è inaccettabile che, mentre la somministrazione delle quarte dosi per i pazienti vulnerabili rimane sostanzialmente al palo, peraltro con rilevanti diseguaglianze regionali, il dibattito si sposti sull'opportunità di allargare la platea a tutti gli over 70, senza prima potenziare le capacità di chiamata attiva da parte delle Regioni 'a fondo classifica'".