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Coronavirus, guarita turista cinese allo Spallanzani

Per la coppia è stato usato un farmaco inviato dall'estero

(AFP)
(AFP)
26 febbraio 2020 | 12.14
LETTURA: 4 minuti

Tutti i pazienti ricoverati dal 29 gennaio all'Inmi Spallanzani di Roma sono guariti dal coronavirus. La coppia cinese, il ricercatore italiano (già dimesso) e il 17enne di Grado mai risultato positivo. Ieri, per la prima volta, sono risultati negativi i test effettuati sulla coppia cinese. Sabato è stato dimesso, perché negativo e in ottima salute, il ricercatore italiano (il primo connazionale contagiato) che era in isolamento alla Città militare della Cecchignola prima di essere trasferito allo Spallanzani. Nel weekend dovrebbe uscire dalla quarantena Niccolò, il ragazzo di 17 anni rimasto bloccato per due volte a Wuhan, che da giorni sta bene ma deve terminare il periodo di isolamento allo Spallanzani. Finisce così, dopo un mese, l'incubo per la coppia cinese, i primi casi positivi sul territorio italiano.

"La donna cinese ricoverata dal 30 gennaio all’Istituto Spallanzani che è stata, insieme al marito, il primo caso in Italia, è negativa al Covid-19" ha comunicato questa mattina in una nota l’assessore alla Sanità e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

"La buona notizia di oggi è la sostanziale guarigione della coppia cinese. Anche se tecnicamente sarebbe più corretto parlare di risoluzione clinica con test negativo" ha spiegato il direttore sanitario dell'Istituto Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia. Ci sono stati quindi, ha ricordato Vaia, "tre pazienti positivi al coronavirus, tutti e tre guariti. Vogliamo dare all'opinione pubblica italiana questo messaggio positivo e di certezza: si può guarire da questa malattia".

Vaia ha aggiunto che l'uomo della coppia "è dimissibile. La moglie è in reparto, negativa. Quindi cominciamo la riabilitazione, tipica di chi è stato fermo per molto tempo, in rianimazione. Siamo molto soddisfatti per aver accolto e curato questi nostri amici".

Per curare i due pazienti cinesi, "quando abbiamo visto che stavano peggiorando abbiamo chiesto l'uso compassionevole di un farmaco che è venuto dall'estero", ha detto il primario dell'Istituto romano, Emanuele Nicastri. Le cure per i 3 pazienti curati dall'ospedale sono state differenti. "Per il ragazzo italiano", il giovane ricercatore rientrato da Wuhan, "abbiamo utilizzato sempre un solo farmaco", ha ricordato Nicastri.

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