di Stefania Marignetti
L’emergenza Coronavirus richiede di stare a casa. Ma cosa succede con chi una casa non c’è l’ha? Solo su Roma, a fronte di una capacità di accoglienza di circa 3000 posti, la stima Istat dei senza fissa dimora è di 8mila persone; 20.000 le persone che hanno richiesto aiuto, tra migranti e non. E a questi numeri bisogna aggiungere quelli di chi vive in stabili occupati, 12mila persone; quelli dei campi rom autorizzati, 4500/5000 persone; e le circa 300 persone che sfuggono al sistema. Insomma, siamo su una cifra di circa 40mila persone in emergenza abitativa per le quali applicare le misure di contenimento per il Coronavirus è difficile per non dire impossibile. A fornire i dati all’Adnkronos è Binario 95, il centro di accoglienza della stazione Termini, che lancia l’hashtag #vorreistareacasa.
"Semplice isolarsi a casa a fronte dell’emergenza, ma chi una casa non ce l’ha come può rispettare il decreto? Hai solo due opzioni: stare bene o stare male, nel mezzo non ci sono tutele- dice all’Adnkronos Alessandro Radicchi, presidente di Binario 95 e fondatore dell’Osservatorio nazionale della solidarietà nelle stazioni italiane - la quarantena non la puoi fare nei centri di accoglienza, servono strutture dedicate ed è la richiesta che abbiamo fatto alla Regione e alla Protezione Civile ma devono essere i comuni ad attivarsi".
Gli spazi di accoglienza sono quelli che sono e rispettare le distanze così è impossibile. "Bisogna porsi il problema di chi una casa non ce l’ha - aggiunge Radicchi - ampliare i luoghi dell’accoglienza e prevedere strutture nell’emergenza. Non si guarisce da soli, e le persone che vivono in strada sono sole e impaurite, bisogna rassicurarle. Noi non chiudiamo, restiamo aperti, più di questo non possiamo fare".
E lancia un appello a chi dona: ora, più che vestiti e coperte, servono mascherine e gel disinfettante.