Produrre bio-carburante a partire dalle alghe? E' possibile ed è la nuova frontiera di una ricerca che punta, oltre a realizzare questo obiettivo, anche a mettere a segno importanti risultati che vanno dalla nutraceutica alla cattura di Co2. Succede a Ragusa, dove Eni ha avviato un impianto sperimentale di nuova generazione di Biofissazione Intensificata della Co2 per la produzione di bio-olio algale che potrà essere utilizzato dalla nuova bio-raffineria di Gela. (Video)
In pratica qui, utilizzando energia solare, si produce una nuova materia prima biologica per la preparazione di green diesel, ovvero la farina di un’alga dalla quale estrarre un olio che andrà ad alimentare le bioraffinerie. Progetto sostenibile, replicabile e che valorizza il tessuto industriale locale, in questo caso siciliano. L’iniziativa si basa su una tecnologia, brevettata e fornita da Sun Algae Technology, che Eni sta contribuendo a validare, migliorare e valorizzare con un obiettivo industriale.
Si tratta di uno dei primi esempi a livello mondiale di applicazione della tecnologia nel settore Oil&Gas. L’impianto sperimentale, una volta a regime, sarà in grado di catturare circa 80 tonnellate l'anno di Co2 e produrre circa 40 tonnellate l'anno di farina algale, che rappresenta una produttività ai massimi livelli tra le tecnologie sinora disponibili. Cosa si può ricavare da questa farina? Si può estrarre bio-olio da destinare alle bio-raffinerie di Eni ma anche prodotti per il mercato della nutraceutica.
Ma vediamo come funziona l'impianto. La Co2 prodotta dai pozzi di idrocarburi di EniMed viene utilizzata per la crescita di microalghe in combinazione con la luce solare. Dalle microalghe si ricava un bio-olio classificabile di tipo 'advanced' perché derivante da coltivazioni non in competizione con le coltivazione agricole per uso alimentare. Il bio-olio delle alghe potrà essere utilizzato dalla nuova bio-raffineria di Gela, una delle poche raffinerie al mondo ad elevata flessibilità operativa, essendo in grado di trattare materie prime 'unconventional' e 'advanced' fino al 100% della capacità di lavorazione.
Il processo si compone di pochi e semplici passaggi: i concentratori solari che si trovano sul tetto dell’impianto concentrano i raggi solari nelle fibre ottiche; l’energia luminosa raccolta viene condotta dalle fibre ottiche all’interno di 14 fotobioreattori, sistemi colturali cilindrici alti 5 metri collocati sotto i concentratori solari; all'interno dei cilindri le microalghe ricevono l’energia e crescono in acqua salata fissando la Co2 separata dal gas proveniente dai pozzi del Centro Oli Eni; l’acqua viene poi recuperata e purificata mentre la componente algale viene essiccata; infine, dalla farina dell’alga si estrae un olio che potrà alimentare le bioraffinerie di Eni, al posto della carica attuale, costituita da olio di palma.
La tecnologia per la produzione di bio-olio algale si integra pertanto a monte con impianti O&G e a valle con le bio-raffinerie, utilizzando fonti rinnovabili in un esempio unico di economia circolare, ma potrebbe trovare applicazione anche per altri impianti industriali che emettano Co2 e quindi con ricadute ancora più importanti a livello ambientale.
Il progetto è sviluppato dalla consociata Enimed in cooperazione con la Compagnia per l’Energia Rinnovabile (Cer) di Ragusa che ospita l’impianto sperimentale. Eni ha investito circa 2 milioni di euro per la realizzazione dell’impianto pilota e altrettanti per la progettazione e l’ingegneria. Una significativa parte dell’investimento si è riversato nelle imprese sul territorio siciliano.
L'impianto di Ragusa è tra le prime applicazioni a livello mondiale di questa tecnologia nel settore Oil&Gas e sarà un modello unico sul territorio nazionale per perfezionare la tecnologia, brevettata e fornita da Sun Algae Technology, per arrivare alle future applicazioni industriali. Ragusa rappresenta il laboratorio operativo di un gruppo multidisciplinare integrato di ricerca che ha coinvolto tutti i Centri di Ricerca Eni integrati con le aree di business Upstream, Downstream e la nuova direzione Energy Solutions per le Rinnovabili.
Il risultato è stato raggiunto da Eni grazie alle competenze maturate nei campi della coltivazione e trattamento di microalghe, dello sviluppo di tecnologie solari, della realizzazione di processi downstream per bio-raffineria e della formulazione di prodotti di chimica verde. Nel dettaglio, a Ragusa la Co2 fossile prodotta in associazione agli idrocarburi è separata presso la Centrale per le Energie Rinnovabili (Cer), dove viene utilizzata per nutrire le microalghe coltivate in 14 speciali foto-bioreattori.
La luce del sole è catturata da concentratori solari e veicolata fino al fondo dei reattori attraverso fibre ottiche. Il progetto sperimentale di Ragusa consentirà di ottimizzare alcuni parametri del processo di biofissazione della Co2 e di affinare gli aspetti impiantistici.