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Ucraina, Wwf: "Accelerare su transizione ecologica"

Mariagrazia Midulla: "Serve per la sfida per il clima e a ridisegnare un mondo in cui non si fanno più guerre per gli idrocarburi".

(Fotolia)
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24 febbraio 2022 | 13.44
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"Questo conflitto dovrebbe convincerci ad accelerare come non mai sulla transizione ecologica. Le vicende di queste giorni, a partire dall'aumento esponenziale del gas, dimostrano che la dipendenza da combustibili che vengono dall'estero è un laccio molto forte e costrittivo da un punto di vista geopolitico. Senza contare che il cambiamento climatico se ne frega delle nostre vicende umane". Lo afferma all'Adnkronos Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia in merito al conflitto fra Russia e Ucraina.

"E' vero - sottolinea Midulla - la sfida del cambiamento climatico si vince tutti insieme. Una situazione geopolitica di tensione e addirittura di guerra, come è purtroppo in questo momento, non favorisce l'azione comune a livello mondiale ma anche in queste condizioni dobbiamo capire che la dipendenza da fonti fossili è una catena che deve essere spezzata".

Questo conflitto nel cuore dell'Europa, "potrebbe ostacolare e rallentare l'azione comune per il clima ma tutti i paesi sono ben coscienti che oggi transizione energetica vuol dire anche uscire dalle tensioni internazionali e serve a ridisegnare un mondo in cui non si fanno più guerre per gli idrocarburi".

"Siamo tutti con papa Francesco nell'auspicare la pace e credo che le ragioni della transizione siano molto forti - aggiunge Midulla - Il 28 febbraio l'Ipcc renderà noto il nuovo rapporto sull'impatto del cambiamento climatico nelle varie parti del mondo e vorrei ricordare che la Russia è un paese fortemente impattato dal cambiamento climatico perché la fusione del permafrost rischia di far crollare delle infrastrutture, comprese quelle del gas. Non si può trattare sul clima perché il cambiamento climatico non guarda in faccia a nessuno".

Quanto alla possibilità di aumentare l'estrazione di gas nazionale, Midulla spiega: "abbiamo fatto un calcolo di quali sono le nostre riserve nazionali di gas e anche pensando di riuscire ad estrarre tutto il possibile si arriverebbe ad un anno e mezzo di forniture. Quindi la diffusione sul gas nazionale è semplicemente un modo per aggirare il problema, non è certamente la soluzione. Noi siamo in questa situazione proprio perché non si è accelerato quando si poteva fare: eravamo in testa alle classifiche mondiali rispetto all'installazione di nuove rinnovabili ma poi siamo arretrati".

Per Midulla, quindi, "sono pannicelli caldi che non risolvono nulla ma che fanno comodo a qualcuno. Anche perché, a meno che noi non nazionalizziamo i pozzi, il gas nazionale non è detto affatto che vada in Italia e non è detto che venga venduto ad un prezzo inferiore. I prezzi li fa il mercato. Tutto questo dibattito sul gas nazionale è propaganda e non va a risolvere i nodi del problema".

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