"In tutti gli scenari scomodi in cui la Russia interviene, come la Turchia utilizza questi soggetti generalmente ben disposti a usare le violenze peggiori e che possono essere inquadrati in vario modo o in milizie private o reclutati alla garibaldina e inseriti in questi scenari di combattimento che permettono alla Russia di intervenire senza però mobilitare l'esercito di Stato con le conseguenze che ciò può comportare". Così all'Adnkronos Luca Lovisolo, ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali e autore del libro 'Il progetto della Russia su di noi' (Archomai edizioni), spiega la decisione di Mosca di reclutare migliaia di miliziani per combattere contro l'Ucraina.
"Il governo russo si trova in una tenaglia", afferma l'esperto ricordando che "Putin aveva affermato in questi giorni che i militari di leva non sarebbero stati coinvolti in quella che lui ipocritamente chiama 'operazione militare speciale' in Ucraina" mentre in realtà "lo stesso comando russo ha ammesso che alcuni militari di leva sono stati coinvolti".
Ma attualmente la Russia "ha una carenza di uomini che - sottolinea Lovisolo - sono sullo scenario ucraino senza rifornimenti e in difficoltà numerica perché il teatro si è molto allargato e i tempi di intervento si sono molto dilungati" quindi "i militi dispiegati sul territorio ucraino non sono sufficienti per concludere l'operazione secondo i piani del comando russo e in qualche modo deve sopperire a questa deficienza di forze sul terreno". Ma se Putin "richiama i riservisti", osserva lo studioso, la popolazione "a quel punto capirebbe che non c'è in ballo un'operazione militare chirurgica da quattro soldi ma c'è una guerra, e Putin dovrebbe quindi contraddire quello che ha detto" fino ad ora.
"La resistenza ucraina sta funzionando, se si vuole far cessare lo strazio della popolazione bisogna che la Russia cessi di aggredire, non è l'aggredito che deve arrendersi accettando la legge del più forte. L'Ucraina deve essere sostenuta in questo sforzo, per quanto possa sembrare concettualmente ardito, ma in questo momento se vogliamo arrivare alla pace dobbiamo sostenere la parte aggredita anche in modo concreto, militarmente", aggiunge.
"Il discorso della difesa ucraina non è soltanto da intendersi in senso militare - chiarisce l'esperto - Putin ha gravemente sottovalutato l'attaccamento degli ucraini alla loro terra. Putin ritiene che l'Ucraina non sia una nazione, non abbia titolo di avere questa dignità e che sia diventata uno Stato solo nel 1922 quando da Paese autonomo aderì all'Unione Sovietica accettando le promesse di Lenin che garantì all'Ucraina una certa autonomia linguistica e culturale. Ma si sta rendendo conto che non è così perché l'Ucraina - ricorda Lovisolo - in quanto cultura e Paese è comparsa sulle cartine geografiche d'Europa qualche secolo prima della Russia".
"I cittadini ucraini in questo momento al di là della loro inferiorità militare e tecnica, combattono con un morale altissimo per questo motivo". Mentre "dall'altra parte - evidenzia - si trovano un esercito russo formato da ragazzi giovani a cui non è neppure stato spiegato cosa andavano a fare. Tutti nel momento in cui vengono intervistati una volta catturati dagli ucraini riferiscono di aver saputo dai loro superiori che sarebbero stato un paio di giorni in Ucraina per un'operazione di liberazione lampo. Chiedono da mangiare perché non gli stanno arrivando i rifornimenti e vogliono tornarsene a casa perché non capiscono cosa stanno a fare lì."
"L'Ucraina a proprio vantaggi ha questa enorme carica morale della popolazione che si esprime anche nella difesa territoriale formata da persone comuni che - evidenzia Lovisolo - non corrispondono affatto al ritratto di neonazisti che ne fanno i russi. Si tratta di persone normalissime che hanno messo in sicurezza i figli e hanno frequentato dei corsi rapidi di combattimento quando Putin ha cominciato ad ammassare truppe ai confini e oggi sono in strada a difendere come possono il loro Paese. E questo - afferma lo studioso - richiama uno scenario che abbiamo visto in Afghanistan e io mi permetto di osservare che lo scenario ucraino, a meno che non succeda qualcosa di davvero stravolgente nei prossimi giorni, per la Russia assomiglia sempre più ad uno scenario afghano dove come Breznev allora, Putin ha sottovalutato la capacità di una popolazione di difendersi in forza del proprio attaccamento al proprio Paese e alla propria cultura".