Secondo il giornale, "il nuovo e duro approccio del premier Mario Draghi segna uno dei più grandi cambiamenti di politica estera in Europa da anni"
La condanna italiana della guerra lanciata dalla Russia all'Ucraina ha messo fine all'amicizia di lungo corso tra Mosca e Roma. Lo scrive il Financial Times, secondo il quale ''il nuovo e duro approccio dell'Italia del premier Mario Draghi rispetto alla Russia segna uno dei più grandi cambiamenti di politica estera in Europa da anni''. Il giornale ricorda come l'anno dopo l'annessione della Crimea alla Russia nel 2014, l'ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi si era recato nella penisola per incontrare Vladimir Putin. E in quell'occasione i due leader avevano bevuto una bottiglia di vino di 240 anni prelevata da un'azienda vinicola della Crimea considerata da Kiev come una risorsa nazionale ucraina. In Italia Berlusconi aveva approvato l'annessione, criticato le sanzioni dell'Ue contro Mosca ed elogiato la leadership del presidente russo.
L'Italia non ha però mostrato lo stesso atteggiamento verso il Cremlino dopo l'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio. Sotto il premier Mario Draghi, l'Italia ha adottato una linea dura contro la Russia e le aziende italiane tacciono sulle sanzioni. Secondo gli analisti il nuovo approccio duro dell'Italia rappresenta uno dei più grandi cambiamenti di politica estera in Europa negli ultimi anni, insieme alla recente revisione della strategia di difesa della Germania.
"Quella morbidezza sulla Russia che rendeva l'Italia strana, lontana dal mainstream europeo, è scomparsa", ha detto Stefano Stefanini, ex ambasciatore italiano alla Nato. ''C'è un deciso cambiamento nel modo in cui la politica estera italiana guarda alla Russia adesso e il merito è di Draghi'', ha aggiunto. Il Financial Times ricorda che dal 24 febbraio Draghi ha descritto l'invasione russa come un attacco alla sicurezza europea, elogiato il coraggio e la resistenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ha contribuito a fissare severe sanzioni contro la Banca centrale russa. ''Inoltre le autorità italiane hanno sequestrato superyacht e ville sulla spiaggia per un valore di oltre 1 miliardo di euro da oligarchi russi. Draghi - ricorda il giornale - ha anche avvertito gli italiani di prepararsi ai sacrifici e l'Italia si è impegnata a non opporsi all'embargo energetico russo se il resto dell'Ue è d'accordo''.
Il giornale sottolinea poi che ''i talk show televisivi italiani danno ancora molto spazio ai simpatizzanti di Mosca'' e cita ad esempio l'intervista al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov di ieri sera su Rete 4. Allo stesso tempo cita un recente sondaggio dell'Istituto di studi politici internazionali che ha rilevato che quasi il 61% degli italiani incolpa Putin per la guerra, mentre il 17% la Nato. Il Financial Times scrive cha anche Matteo Salvini, ''leader della Lega populista italiana e ammiratore di lunga data di Putin, ha preso le distanze dal leader russo e ha deposto fiori fuori dall'ambasciata ucraina di Roma''.
Il giornale scrive che ''i legami dell'Italia con la Russia risalgono alla guerra fredda, quando le imprese italiane, guidate dalla società energetica statale Eni e dalla casa automobilistica Fiat, si stabilirono in Unione Sovietica. In quanto sede del più grande partito comunista dell'Europa occidentale, l'Italia si considerava un ponte tra Mosca e il resto dell'Occidente''. Inoltre ''le relazioni si sono approfondite dopo il crollo dell'Unione Sovietica all'inizio degli anni '90 quando più imprese italiane, comprese le principali banche, sono entrate nel mercato e nuovi imprenditori russi hanno investito nell'Italia''. Torna di nuovo la figura di Berlusconi premier che ''ha sostenuto un Consiglio Nato-Russia per ridurre gli attriti con Mosca sull'espansione dell'alleanza occidentale nelle nazioni dell'ex blocco sovietico''. Inoltre ''Mosca ha stretto legami con i due maggiori partiti populisti italiani, la Lega di Salvini e il Movimento Cinque Stelle'', scrive il Ft.
Su come cambieranno le relazioni tra Russia e Italia una volta scaduto il mandato di Draghi dipenderà da "come le sanzioni influiranno sull'economia italiana" secondo Giovanna De Maio, visiting fellow presso l'Institute for European, Russian and Eurasian Studies della George Washington University. "Se la guerra continua, sarà difficile per chi è al potere mantenere una linea molto rigida", ha aggiunto. In ogni caso la maggior parte degli analisti ritiene che l'invasione abbia danneggiato in modo irreversibile la fiducia delle imprese italiane in Russia, il che innescherà un brusco rallentamento dei rapporti commerciali.