Gli enti locali schierati in modo compatto in condanna conflitto. A evidenziarlo un dossier elaborato per l'Adnkronos dal Centro Studi Enti Locali (Csel)
Si moltiplicano di ora in ora le iniziative di solidarietà nei confronti della popolazione ucraina attivate da associazioni, organizzazioni e soggetti pubblici e privati in tutta la Penisola. Anche i Comuni italiani non sono rimasti a guardare e si sono attivati per manifestare la propria solidarietà alle vittime del conflitto e per fornire loro un aiuto concreto. A evidenziarlo un dossier elaborato per l'Adnkronos dal Centro Studi Enti Locali (Csel).
Palazzi comunali e monumenti che si tingono di giallo e blu, convogli di beni che partono alla volta dell’Est europeo, raccolte di medicinali e beni di prima necessità, istituzione di conti correnti ad hoc per mandare aiuti ai bisognosi e predisposizione di posti letto per accogliere i rifugiati.
"Gli enti locali italiani, indipendentemente dal colore della giunta che li guida, si sono schierati in modo compatto nel condannare il conflitto ucraino, e sono migliaia i Consigli comunali che hanno approvato nelle ultime due settimane, documenti di ferma condanna dell’aggressione militare avviata dalla Russia il 24 febbraio scorso", sottolinea Csel.
Aumentano di ora in ora i punti di raccolta di beni di prima necessità destinati alla popolazione ucraina attivati dagli enti locali di tutto il Paese. In alcuni casi, come a Pomigliano d’Arco, la gestione di questa attività è stata affidata a una centrale operativa alla quale possono essere rivolte le richieste di informazioni sia relative alle donazioni che, da parte dei cittadini ucraini, per avere assistenza in operazioni come la richiesta di ricongiungimento familiare.
Molti i Comuni che hanno deciso di muoversi di concerto con altri enti pubblici, associazioni, soggetti del mondo religioso o del Terzo settore. È il caso, ad esempio, di Verona, che ha istituito una cabina di regia che include Caritas, San Vincenzo e Istituto Don Calabria per gestire la raccolta di vestiti e beni di prima necessità e le misure per l’integrazione scolastica dei bambini ucraini, o di Latina, che ha messo in piedi una task force composta dai Servizi comunali Welfare, Polizia Locale e Protezione Civile, Croce Rossa Italiana, Rete degli studenti medi, Mediatori interculturali dell’Approdo e Refugees Welcome Italia.
Non mancano, inoltre, i Comuni che hanno fatto squadra con le proprie partecipate per raccogliere beni per gli sfollati. A Ferrara la raccolta è stata organizzata insieme alle farmacie comunali, così come a Siena, dove, in pochi giorni, sono stati messi insieme circa 10mila articoli di prima necessità. Come? Grazie a una iniziativa promossa dal Comune che, in collaborazione con le farmacie comunali, l’ordine dei farmacisti e Federfarma, ha attivato una campagna che prevede che per ogni medicinale o parafarmaco acquistato dai cittadini in favore della popolazione ucraina (bende, garze, cerotti, integratori, sciroppi, antinfiammatori ed antipiretici da banco etc.) uno identico verrà donato anche dalle farmacie comunali.
Sono più di cento i Comuni che si sono mossi autonomamente, in queste prime due settimane, per attivare dei conti correnti dedicati all’emergenza umanitaria della popolazione ucraina. Ad essersi mossi in questa direzione non sono state solo le grandi amministrazioni come Grosseto, Venezia, Genova, Viterbo o Verona, ma anche enti di piccole dimensioni: da Treia, nel maceratese, a Melzo (Milano), Rivoli, nel torinese, Cermenate, nel comasco, passando per il pisano Guardistallo o il comune pugliese di Francavilla Fontana. Alcuni piccoli Comuni hanno scelto di unirsi a enti a loro prossimi e di gestire la raccolta in forma congiunta. È il caso, ad esempio, dei 49 Comuni che fanno parte dell’ambito territoriale dell’alto e basso pavese o di quelli dell’alto milanese, che mette insieme 23 amministrazioni.
Migliaia di enti hanno, invece, optato per indirizzare verso soggetti terzi le risorse che i propri cittadini intendano donare alle vittime del conflitto. A farla da padrone, in questo senso, sono le associazioni del Terzo settore e le onlus, ma non di rado il soggetto indicato dai Comuni è di natura religiosa: parrocchie, diocesi, arcidiocesi.
In molti casi, infine, è la Regione che si è fatta promotrice di una raccolta centralizzata e gli avvisi visibili sui siti istituzionali dei Comuni non fanno altro che rimandare alle coordinate dei conti correnti gestiti dalle amministrazioni regionali. È il caso, ad esempio, della Toscana, della Liguria, del Veneto e dell’Emilia Romagna, che ha scelto di avvalersi nuovamente del conto corrente intestato alla propria Agenzia per la sicurezza territoriale e la Protezione civile, già usato in passato nell’ambito della gestione di altre situazioni di emergenza.
"Sebbene meno tangibile del ricavato delle raccolte di beni e donazioni in denaro, sicuramente di grande impatto, dal punto di vista emotivo e simbolico, è stata anche la scelta fatta da molti amministratori pubblici di illuminare con i colori della bandiera ucraina i palazzi comunali e alcuni luoghi simbolo del nostro patrimonio culturale" sottolinea, infine, il Centro Studi Enti Locali (Csel) nel dossier elaborato per l'Adnkronos dedicato alla mobilitazione dei Comuni italiani per l'emergenza umanitaria in Ucraina.
Le luci gialle e blu - ricorda Csel - hanno cambiato il volto del Colosseo, del Tempio di Nettuno o Poseidone, a Paestum, della Loggia di San Giovanni a Udine, della Mole Antonelliana di Torino e del Maschio Angioino a Napoli.
Il lungo elenco - aggiunge Csel - comprende, tra gli altri, la Torre Civica di Cuneo, la statua del Cristo di Maratea, la Fontana del Nettuno di Trento, la Fonte Gaia e della Cappella di Siena e l’Arco di Traiano di Benevento.